Don Luigi Pini (don Gigi)
Don Gigi Pini (Grosio 1950 -Samolaco 2023) fu ordinato sacerdote nel 1982 e parroco a Villa di Chiavenna nel 1994. Sono gli anni in cui ebbe il merito di far ripartire le attività dedicate ai bambini con uno spirito sicuramente innovativo e informale. Notissimo in tutta la valle come “don Gigi” fu sempre impegnato a favore dei giovani con l’obiettivo di prevenire il loro disagio giovanile. Continuamente impegnato nel sociale fondò il “Centro Giovanile don Mazzi TREMENDA XXL” a Samolaco (SO). Una vita spesa per i giovani, per dedicarsi solamente al Centro, nel 2012 lasciò l’incarico di parroco. Famoso per il suo carattere vulcanico e diretto. I suoi commenti al Vangelo, con un linguaggio particolare e diretto ai giovani sono tuttora molto apprezzati da moltissimi stimatori.
Anno liturgico B
1 Domenica Avvento –03/12/2017 – Mc 13, 33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Incomincia un anno nuovo per tutte le comunità cristiane: un cammino che si snoda domenica dopo domenica. L’inizio è deciso e non ammette repliche: “state attenti” – “vegliate” ! Sono due ‘ordini’ che Lui ci lascia per aiutarci a non sbagliare la partenza e per non perderci così dietro a falsi progetti e inutili traguardi. Sono due ‘ordini’ diversi ma che viaggiano insieme: il secondo dà senso al primo e viceversa. “ Vegliate”…e non sarà un ‘vegliare’ qualsiasi. Non basta vegliare’ insomma, anche perché lo facciamo già abbastanza spesso rintronandoci per ore su divani saturi di TV o su strade colme di velocità assassine e suicide o in locali riempiti di decibel al massimo e di parole o in stanze o in strade piene di solitudini angosciose… Non basta ‘vegliare’…e però è indispensabile farlo: è un ordine ! Ma come farlo allora? Qual è lo stile di ‘questo’ vegliare ? Lo “stile” è quello dello “stare attenti” ! Ma attenti a chi ? a che cosa ? Perché stare attenti…se è così facile e comodo e a volte anche divertente ‘vegliare’ senza farsi tanti pacchi e senza farsi tante menate? Attenti a chi allora ? – Attenti al “padrone di casa”…di quella casa che è il Creato, il mondo, la mia Valle, la mia vita. Non abito in un condominio anonimo o in una città stressata o in un paese tranquillo e solo…abito in una “casa” che ha un Papà: Padre nostro… Scopriremo più avanti cosa e come comanda. – Attenti anche alla “strada”: perché non sono tutte uguali e perchè non portano tutte dalla stessa parte…ci sono troppi venditori di sogni a buon mercato e di pifferai che mi vogliono sulla ‘loro’ di strada e semplicemente per la loro sete di potere o di successo o di denaro…e io invece mi sento e voglio una strada di libertà, di giustizia, di amore, di “luce” e di “colori”. Che sia quella che mi propone il “padrone di casa”, il “Papà” ? Abbiamo davanti un anno per ascoltarlo e capire. Buon Anno con un grande e forte e caldo abbraccio. Ciao
IMMACOLATA –08/12/2017 – Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Ecco cosa vuol dire “rendersi conto” e “prendere coscienza”. Maria di Nazareth non è la ragazzina superficiale ed esaltata alla quale va tutto bene…soprattutto la proposta di ‘diventare famosa’. Maria di Nazareth è invece una che vuole capire, che si fa domande, che non fa l’ingenua, che non se la tira ma che si mette addosso dei perché e dei percome ! La sua vita sta per cambiare e lei vuole capire; sì, vuole capire perché non le è tutto così chiaro e scontato. La sua vita, dopo, sarà una ‘conversione’ totale e definitiva… sarà un “per sempre” : prototipo di umanità e di maternità per tutte le generazioni; Madre della Chiesa, dei poveri e dei ricchi, di tutti… * Lei è ‘roccia’ per gli amici del Figlio che nasce; è ‘sofferenza’ inaudita sotto la Croce; è ‘testimone’ di Risurrezione. * Lei è il cambio di quella Storia che si era rovinata con la donna e l’uomo dell’Inizio e che, con Lei, riprenderà il suo volo Creativo di “cosa buona e bella” dell’Origine. * Lei è maestra, confidente e complice come lo è il cuore di una mamma nei confronti dei suoi figli. * Lei è una donna Immacolata e cioè libera da sempre e per sempre dal male e quindi capace, fino in fondo e totalmente, di Amare con un cuore puro perché libero da interessi e calcoli. * Lei è gratuità di un dono pulito e sincero, un dono per una Umanità nuova. * Lei è l’inizio di una nuova Alleanza. Ma, proprio all’inizio… * Lei è “turbata”: ha cioè le sue perplessità e i suoi dubbi e proprio all’inizio vorrebbe sapere il ‘come’ della sua storia, della sua Avventura. Proprio all’inizio è come tutti noi: vuole sapere, vuole delle risposte. Ma… * Lei, poi, si fida: tutta, per sempre. Adesso tocca me, tocca noi. Buona Festa con un grande abbraccio.
2 Domenica Avvento –10/12/2017 – Mc 1, 1-8
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Sono le prime due indicazioni sul cosa fare per ‘preparare la strada’ e l’incontro quindi con il “Papà”. Tutto assomiglia molto alla strada che percorre il “figlio prodigo” così come quel ‘papà’ assomiglia molto a quel “padrone di casa”. Convertirsi allora ! E’ la prima indicazione, il primo ‘comando’ ed è anche il modo di “vegliare”. – Convertirsi che vuol dire “cambiare direzione”, ritornare indietro o in avanti, certamente “non stare fermi” ! La conversione ha bisogno di un cammino ed è quello dell’anima, del cuore. – Ma la conversione ha soprattutto bisogno di rendersi conto del “dove” si è e del “che cosa” si sta facendo e del “dove” si sta andando. Non esiste una conversione tanto per fare qualcosa: sarebbe un cammino a vanvera e stupido. – Conversione è rendersi conto e prendere coscienza delle scelte fatte, dei comportamenti concreti che sono la quotidianità del mio vivere, delle relazioni con le persone con le quali cammino la storia… …e poi c’è la seconda indicazione: “confessare i propri peccati”. * Confessare i peccati non è l’umiliazione di chi se sente un verme o un fallito, ma è la voglia matta di liberarsi di pesi che stanno condizionando negativamente la vita e la voglia matta di liberarsi da maschere strane che stanno fregando anche te stesso… * Confessare per essere finalmente liberi di capire, di scegliere , di essere se stessi fino in fondo. * Confessare è fare esperienza di Amore, di un abbraccio che libera la tua sete di amare e di essere amato; confessare è fare esperienza di perdono, di chi cioè vuole diventare un “dono-per” noi… E’ un Sacramento: segno della Sua presenza, della Sua voglia di stare con Me e darmi una mano a vivere a testa alta. Non siamo soli, mai…Lui c’è: tocca a me fare ‘la scelta’. Buon cammino d’Avvento…incontro a Lui. Un grande e forte abbraccio.
3 Domenica Avvento –17/12/2017 – Gv 1, 6-8.19-28
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Giovanni sarà per sempre il testimone di Colui che dovrà essere il punto di riferimento del nostro camminare nella vita: testimone della Luce, di Chi cioè è capace di farci “vedere”.
Vedere…sì, perché c’è una strada da scegliere, perché c’è una vita da vivere: la mia, la tua.
Ma dove mettere i piedi, dove puntare la prua della barca, dove andare sull’orizzonte della Storia…quale lampadina accendere, quale interruttore schiacciare?
“Sei il profeta?…sei Elia?…sei il Cristo? “.
Tanti si propongono come ‘lampadine’ ed ‘interruttori’, tanti si propongono come capaci di orientare ed indirizzare.
Tanti? Bene, anche Lui allora si propone!
Anche Lui come tanti, come troppi ?
Lui, comunque, si propone e Giovanni ne è il testimone concreto e ne è “indicatore” fedele. A me tocca la fantasia e la voglia di provare a conoscerlo e a capirlo.
“Sei il profeta?…sei Elia?…sei il Cristo?…”
Chi sei?
Provare a conoscerlo, ad ascoltarlo, a capirlo e poi decidere quale scelta fare, quale ‘luce’ scegliere, quale ‘interruttore’ schiacciare, quale strada camminare per vivere la vita e costruire un mondo più bello.
Una Luce si è proposta e si proporrà sempre: Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio.
Adesso tocca a te e tocca a me scegliere.
Dobbiamo scegliere…perchè, alla fine, siamo noi che come Giovanni dobbiamo “rendere testimonianza alla luce”.
E la testimonianza siamo chiamati a darla con la vita e non con le chiacchiere!
Giovanni la sua testimonianza l’ha fatta fino alla fine, fino alla decapitazione!
Buon cammino con un grande e forte abbraccio. Ciaooooo
4 Domenica Avvento –24/12/2017 – Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. In un mondo di imboscati o dove si tenta di farlo con una facilità imbarazzante…fa bene sentire un “eccomi” motivato e voluto. E’ proprio questa disponibilità ad esserci e a mettersi totalmente in gioco che rende possibile il Natale, l’inizio dei tempi nuovi nei quali il male è destinato ad essere sconfitto. E’ questo “voler esserci” che rende la Storia affascinante e vera e non soltanto tempo perso dietro ai soliti fantasmi o ai soliti miti capaci anche di grandi orrori. “Eccomi! “. Lei c’è, Lei ci vuole essere perché si fida della parola. “Eccomi! “. Adesso però tocca a noi piantarla di giocare a nasconderci e a scaricare responsabilità: tocca sempre agli altri, noi non abbiamo mai tempo perché c’è comunque qualcos’altro da fare; dobbiamo piantarla di piangerci addosso il triste e noioso “tocca sempre a me! “ Se voglio un mondo migliore tocca a me buttarmi nella mischia e urlare il mio “eccomi! “ alla vita che ho davanti: Natale inizia da lì e va dritto fino alla Risurrezione. In un mondo di ‘prime donne’ e di protagonismi esasperati, di primi posti e di podi cercati in tutti i modi…beh, in un mondo così fa bene sentire che qualcuno vuole essere “servo”: ma del Signore Gesù e cioè dell’Amore. “Servo”…capace cioè di mettermi al Suo servizio, ad andargli dietro, a lasciare Lui al primo posto, a rischiare di non capire…esattamente come ha fatto Lei. Si preoccuperà Lui a chiamarci “amici e non più servi”…intanto però cominciamo a voler fare i “servi” come lo ha fatto Lei. Buon cammino. Un abbraccio. Ciaooooo
NATALE 25-12-2017 – Gv 1, 1-18
Il Verbo è ciò che l’uomo ha avuto in eredità genetica venendo al mondo. Chi lo ha dato all’Uomo? L’Altissimo, attraverso la luce che illumina ciò che sta attorno al mondo. E la luce è il panorama del Verbo, del linguaggio che significa ogni elemento che noi possiamo conoscere e comprendere.
1 In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo. 2 Questi era in principio presso Dio. 3 Tutto per mezzo di lui fu fatto e senza di lui non fu fatto nulla di ciò che è stato fatto. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 e la luce nelle tenebre brilla e le tenebre non la compresero. 6 Ci fu un uomo mandato da Dio; il suo nome era Giovanni. 7 Questi venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma per rendere testimonianza alla luce. 9 Era la luce vera, che illumina ogni uomo, quella che veniva nel mondo.10 Era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui e il mondo non lo riconobbe. 11 Venne nella sua proprietà e i suoi non lo accolsero. 12 A quanti però lo accolsero diede il potere di divenire figli di Dio, a coloro che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue né da volontà di carne né da volontà di uomo ma da Dio furono generati. 14 E il Verbo si fece carne e dimorò fra noi e abbiamo visto la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.15 Giovanni rende testimonianza a lui e proclama: «Questi era colui di cui dissi: “Colui che viene dopo di me ebbe la precedenza davanti a me, perché era prima di me”». 16 Della sua pienezza infatti noi tutti ricevemmo e grazia su grazia; 17 poiché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità divennero realtà per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio nessuno l’ha visto mai. L’Unigenito Dio, che è nel seno del Padre, egli lo ha rivelato.
«La luce vera… fra la sua gente… figli di Dio…» Notizie importanti, notizie che fanno bene, di quelle che si aspettano da tanto tempo e finalmente arrivano: sì, arrivano ma… c’è sempre un “ma” o un “eppure” che ci mettono in imbarazzo e non ci lasciano tranquilli.
Le notizie rimangono intatte, sono scolpite e scritte nell’Infinito, ma… eppure…
Siamo davvero gente strana: finalmente arriva Colui che si aspettava da sempre e non riusciamo ad accoglierLo. Sembrava che tutto fosse pronto e invece ci siamo girati dall’altra parte perché forse sono arrivate altre notizie che ci sembravano più intriganti, più alla nostra portata, più immediate nel farsi capire…
Finalmente arriva Chi si aspettava da sempre e lo confondiamo con Babbo Natale…
Stiamo brancolando paurosamente nel buio e ci dà fastidio che arrivi la Luce.
Forse perché ci fa sentire nudi e brutti, pallidi o troppo obesi… forse perché ci fa sentire in colpa per le piccole lampadine che ci sembrava fossero sufficienti ad illuminare la nostra storia e la Storia…
Ma niente paura: Lui lo sa e lo sapeva e non si lascia intimorire dalle nostre paure e dalle nostre vergogne, Lui ci chiama ancora la “sua gente”, anzi di più, Lui ci chiama Figli e Fratelli, Amici.
Natale è la notizia che ci deve ridare il coraggio della fatica e ridare la fatica del coraggio.
Da allora non siamo più soli; c’è un compagno di viaggio che ci starà per sempre al fianco e dipenderà da me accettarlo e lasciargli fare il suo mestiere: quello di illuminare la nostra strada, di scaldarla di Amore premuroso e sincero.
Attenzione a non farci imbrogliare ancora una volta da chi confonde la Luce vera con una lampadina.
Buon Natale.
SANTA FAMIGLIA 31-12-2017 – Lc 2, 22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore…
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. …a Nazareth: si ritorna alla normalità del paese e in quella ‘normalità’ il piccolo Gesù è con la sua mamma e il suo papà. …a Nazareth: Betlemme è lontana, i pastori sono tornati ai loro greggi, i Magi sono rientrati in Oriente, l’Egitto è un ricordo importante, il Tempio di Gerusalemme è appena stato lasciato. …a Nazareth: con Maria e Giuseppe è il tempo del ‘crescere’, è il tempo del ‘fortificarsi’, è il tempo della grazia…è il tempo della famiglia calda e presente. In tutta questa ‘normalità’ ci sono due verbi che non dobbiamo perdere: crescere e fortificarsi. Per quanto riguarda il primo si tratta solo di aspettare il tempo che passa, non ci vuole molta fantasia per ‘crescere’ perché è ben dentro nella logica della vita…il problema è ‘fortificarsi’: qui ci vuole fantasia, fatica, regole, impegno, sogni, obbiettivi, fiducia, ascolto, amore…e per tutto questo non puoi essere da solo, ci vuole una mano, ci vuole qualcuno che stia vicino senza toglierti lo spazio. Nella famiglia di Nazareth c’era la “grazia” di Dio e cioè c’era un punto di riferimento ben preciso che si traduceva nel frequentare la sinagoga, nell’imparare a leggere e a scrivere la Bibbia, nel pregare con i salmi fra le quattro mura di casa… E’ forse quello che manca a noi: la “grazia di Dio”. Anche noi si cresce ma forse sono altri i punti di riferimento che però non vogliono che noi diventiamo ‘forti’ perché, a ‘quei punti di riferimento’, interessa solo il loro interesse e il loro potere. E’ tempo allora di riprenderci in mano il nostro crescere per diventare forti davvero ! Buona vita allora e buon anno con un forte e caldo e grande abbraccio. Ciaooooooooooo
MARIA SS. MADRE DI DIO 01.01.2018 – Lc 2, 16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Dopo i botti di Capodanno, dopo il ‘veglione’, dopo i tappi e la musica a balla, dopo i mille auguri e i ‘tre’ baci scaramantici…dopo tutto questo e altro ancora, sarà importante trovare anche il momento del silenzio per dare senso anche al “prima” e non smarrirci in un “dopo” deludente e sempre più uguale.
E allora bisogna che ognuno di noi vada con la stessa semplicità dei pastori a cercare Chi è capace di dare ‘quel senso’.
Non possiamo permetterci di rimanere fermi ad aspettare…
…no, non possiamo permettercelo.
Bisogna invece andare, camminare, cercare…dentro nella nostra anima, dentro le strade della gente, dentro nel cuore ribelle e felice e disperato dei nostri anni, dentro la solitudine e dentro ai sogni, dentro il creato, dentro lamusica, dentro ai libri, dentro al divertimento, dentro al dolore e dentro lapreghiera…
Cercare Lui, il Dio che si è fatto uno di noi per metterci a nostro agio.
Andare senza indugio, liberi nel cuore e nella testa perché sarà Lui a farsi trovare.
Troveremo allora il compagno di viaggio per un anno intero: sarà un buon anno.
Troveremo Lui e con Lui il coraggio di “riferire” perché sarà troppo più bello camminare la vita in compagnia.
Andare insieme per cercare insieme, per trovare insieme: abbiamo tutta lavita per farlo e succederà un poco per volta…perchè la vita cresce come i fiori: poco per volta. E sarà profumo, colori, gioia: finalmente. Domenica dopo domenica.
Buon anno . Buona vita con un grande e forte abbraccio.
Ciao
EPIFANIA DEL SIGNORE 06.01.2018 – Mt 2, 1.12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
‘Adorare’ è un verbo che usiamo poco nel nostro parlare, ma quando capita è per dire la misura e la forza del nostro amore per qualcuno o per qualcosa. Lo usiamo poco nel parlare ma lo ‘pratichiamo’ molto nel vivere concreto, negli atteggiamenti che sono lo stile della nostra vita. Sì, perché “adorare” vuol dire “mettere al centro”: e allora qualcuno o qualcosa diventano il punto di riferimento e di motivazione per il nostro stare al mondo. Adorare il Cristo vuol dire esattamente quello: metterlo al centro. E non potrà mai essere un idolo o un portafortuna perché, quando lo diventa o lo è diventato, allora nascono gli errori e le mostruosità per cui il Papa poi deve chiedere scusa alla Storia. “Adorarlo” non potrà mai diventare un’ideologia perché essere cristiani non vuol dire scegliere un’idea ma amare una Persona: Gesù di Nazarteh, il Figlio. “Adorare” allora vuole ancora dire avere il coraggio dell’Eucarestia, della Messa come momento di incontro con Lui nell’ascolto della Parola e nel mangiare il Pane…per sentire, capire, orientare e nutrire le scelte fondamentali della vita; il coraggio dell’Eucarestia per non arrendersi alla banalità e al qualunquismo. Davvero “adoralo” vuol dire avere il coraggio dell’umiltà per cercare Lui, cercarlo per mantenere i piedi per terra e liberarci finalmente dall’illusione e dall’arroganza del bastarci, del sentirci autosufficienti. Ancora una volta “adorarlo” richiede un cammino: quello del cuore e della testa. Buona camminata allora. Un grande abbraccio.
BATTESIMO DEL SIGNORE 07.01.2018 – Mc 1, 7-11
In quel tempo, Giovanni predicava dicendo: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
«Fu battezzato nel Giordano…» Lui, il Cristo viene battezzato.
È un altro momento nel quale Lui vuole rendere evidente la sua identità.
Non è “un grande”, non è “un mito”, non è “un profeta”… è Figlio di Dio.
Nel fiume Giordano questo viene detto perché tutti lo sappiano, perché nessuno faccia confusione: Gesù di Nazaret è il Figlio di Dio.
Il Suo Battesimo allora ci tranquillizza sul senso del nostro scegliere e del nostro servire: non stiamo insomma camminando incontro al vuoto o al personaggio di moda; non stiamo neppure facendo la fatica del cercare per ritrovarci poi con un fantasma inutile anche se, alle volte, divertente.
Il Suo battesimo rende vero il mio, il nostro battesimo: anche noi nel Sacramento dell’Inizio siamo riconosciuti figli di Dio, comunità che cammina nella storia per essere sale, luce e lievito… popolo che riconosce il Cristo come capo e pastore: Chiesa appunto.
Il mio, il nostro battesimo ci “apre” la strada per battere “il male” perché anche a noi viene detto in maniera chiara e ufficiale che non siamo degli orfani dispersi nell’universo dell’umanità ma figli. Figli che hanno un Padre che ci ama e un Fratello che ci ama… di un amore che vince il male estremo, quello che ci fa più paura: la Morte.
Il battesimo tutto questo me lo dice in modo molto chiaro. Sono un privilegiato.
II DOMENICA TEMPO ORDINARIO 14.01.2018 – Gv 1, 35-42
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Cercasi! Lo si trova spesso sui giornali, su biglietti incollati ai muri, su qualche tram…c’è sempre qualcuno che cerca qualcosa. Vendesi! …e c’è sempre qualcuno che vende qualcosa. Chi cerca e chi vende: credo che sia così anche per noi. Cerchiamo qualcosa o qualcuno che ci faccia stare bene, che ci riempia le giornate, che ci faccia sentire importanti e siamo pure disposti a ‘vendere’ tutto pur di trovare quello che ‘cerchiamo’, siamo disposti a vendere il cuore e la testa. Lui, il Cristo, lo sa e allora è proprio Lui a fare la domanda: “Che cercate? “. Lui conosce la mia fame e la mia sete e gioca d’anticipo. Lui però non vende niente, ci chiede semplicemente ‘cosa cerchiamo’! A noi tocca capire e dire, chiaro e forte, che cosa stiamo cercando davveero, dirlo senza paura e senza falsità… ma forse non sappiamo bene neppure noi, forse è solo qualcosa di confuso e di precario, forse è solo qualcosa di vago e lontano. Non importa, Lui continua a chiedermi che cosa sto cercando nella vita e dalla vita. Il Cristo la risposta ce l’ha e non assomiglia proprio per niente a quella dei ‘venditori nostrani’: Lui ci lancia l’invito di “andare e vedere”. Ancora una volta è un invito a non rimanere fermi sui nostri rimpianti o sulle nostre nostalgie o sulle nostre sicurezze. L’invito è a ‘camminare’ per ‘vedere’: non si “vende” e non si “compra” nulla a scatola chiusa e non ci viene neppure chiesta una fiducia immediata e cieca ( già per Sua Mamma era stato cosi: “…rimase turbata… come è possibile?… ). Vuole che vediamo! Buona vita allora e avanti, senza paura. Un grande abbraccio. Ciao
III DOMENICA TEMPO ORDINARIO 21.01.2018 – Mc 1, 14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Il discorso va avanti: Lui non molla e non scende a nessun compromesso, non vuole essere ‘simpatico’ a tutti i costi, non gli interessano gli applausi ! Per “andare” da Lui bisogna quindi “convertirsi”, cioè “cambiare strada” e “scegliere la sua”: credere al Vangelo. E’ un ordine ed è quasi antipatico. La conversione però è questa cosa qua… e la condizione per realizzarla è soltanto la mia voglia sincera di verità, di senso da dare a tutto il mio vivere e cioè all’amore, allo studio, al lavoro, al mio tempo libero, alla morte, alla sofferenza, ai miei sogni, alla mia solitudine e alle mie amicizie…a tutto. La conversione non sarà come un fulmine a ciel sereno ( è capitato a San Paolo, a qualcun altro…) ma sarà un cammino lento e costante dietro a Lui, un cammino che probabilmente sarà fatto da un continuo cadere e da un continuo rialzarmi per continuare ancora. L’ordine rimane secco e non ammette repliche e ‘viverlo’ è fatto dai tempi del crescere, dai tempi di chi ha scelto di partire ma sa che non è ancora arrivato…perchè non basta decidere di andare in cima alla montagna per esserci arrivati: bisognerà andare e camminare sul sentiero, e ci vorrà del tempo e saranno i tempi della conversione. Devo solo decidere se ho voglia o no di “seguirlo”, se ho voglia o no di “cambiare” le mie strade che non portano a niente… Il Vangelo sarà il sentiero che porta in cima alla montagna e lì…lo vedremo faccia a faccia. Il Vangelo sarà il punto di riferimento del mio “convertirmi”, del mio cambiare. Lo è stato per Pietro e Andrea, per Giacomo e Giovanni…loro gli sono andati dietro fino alla fine, Amici per sempre. Buona vita… e con Lui al Centro sarà un buon cammino. Un grande abbraccio.
IV DOMENICA TEMPO ORDINARIO 28.01.2018 – Mc 1, 21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Il maestro è colui che insegna e così Gesù viene chiamato ‘il Maestro’… appunto perché insegna. C’è chi è ‘specializzato’ in matematica, in geografia, in storia o in lingue… e lo fa bene ed è ben voluto dai suoi allievi o lo fa male e vive l’indifferenza dei suoi allievi. Gesù è specializzato in “Amore”: Lui insegna ad Amare. E quello che dice lo mette in pratica Lui per primo: fino a dare la vita. E’ talmente specializzato in questo che al Male, a Satana non va bene perché il Male si rende conto che se lo ascoltassero per lui sarebbe la fine, la rovina. E’ del tutto chiaro che Satana non sarà mai un allievo del Maestro Gesù e non potrà che parlarne male: lui e tutti i suoi allievi. E’ del tutto chiaro che a Satana non va bene quello che il Maestro Gesù insegna: sono su due fronti opposti, il bene e il male. Da subito però è vita dura per lo “spirito immondo”, infatti incassa immediatamente la prima sconfitta e se ne va. Il vigliacco però non cede e continuerà la sua ‘partita’ nella Storia e lo si vede tutti i giorni, fuori e dentro di me. Adesso io devo decidere quale maestro seguire, a chi dare retta. Lui mi insegna l’Amore, l’altro a pensare solo a me stesso. Lui ha vinto il Male estremo che è la Morte ed è Risorto. Io devo decidere se fidarmi di Lui o dell’altro. Devo decidere. Intanto il Maestro continua ad insegnare e nel Vangelo c’è scritto tutto. Buona vita, senza paura, con Lui al Centro. Un abbraccio forte e grande.
V DOMENICA TEMPO ORDINARIO 4.02.2018 – Mc 1, 29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Se è vero che i cristiani sono chiamati a ‘vivere’ il Cristo perché sono ‘quelli di Cristo’…allora è vero che anche a noi tocca “guarire” e “scacciare molti demoni” ! E invece ci sembra che non sia compito nostro quello di vincere il male, il dolore, la sofferenza, la malattia…il buio della vita insomma. Impossibile che tocchi proprio a noi ! E invece no, tocca anche a me perché anch’io sono chiamato a vincere il Male: vincerlo dentro ed intorno a me”. Quante volte però ci sto bene con il male o non voglio accorgermene o mi va di giocarci… La scienza è chiamata a vincere il male del corpo, ma quello dell’anima tocca anche a me, a noi. La scienza ha fatto e farà i suoi passi e sarà bello per tutti; Noi dobbiamo fare i nostri passi nella lotta al male dell’anima, dello spirito, dei sentimenti che sono la noia, il chissenefrega, lo scoraggiamento, la superficialità, l’egoismo, la bugia, la depressione, la vendetta, i sotterfugi, i tradimenti… Il ‘come’ ce lo ha indicato Lui: fermarsi qualche volta a pregare. Sì, perché “pregare” è un’azione concreta, è un modo vero di vivere perché è comunione con Lui che mi ricarica, che mi motiva di nuovo, che mi dona la fantasia dell’Amore per affrontare e vincere concretamente quel tipo di male. Pregare è stare con Lui, il risorto, quello che ha vinto la Morte. Pregare è una grande azione. Pregare… e Lui lo faceva spesso, sempre ! Buona vita. Un grande abbraccio.
VI DOMENICA TEMPO ORDINARIO 11.02.2018 – Mc 1, 40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. La coscienza di essere “malati”. Questo ci manca, questa ‘coscienza’ ci manca. Abbiamo talmente tanto o tutto che ci sembra di stare bene. Ancora una volta non parlo dello stare male del corpo…anche perché quando ci capita ci precipitiamo subito in farmacia o al pronto soccorso, da un medico insomma…e la domanda è chiara: voglio essere guarito. Non mi viene così facile e urgente chiedere di essere guarito nell’anima ! Ma quale anima ? In fondo, per stare bene, bastano i soldi e la salute appunto, un lavoro, quattro amici… se stai male è perché manca qualcuna di queste cose, manca qualcosa di concreto! Lo sappiamo che non è vero, sappiamo che non è così ma ci siamo talmente ‘imbrogliati’…che finiamo col crederci davvero. Dobbiamo allora recuperare l’altra dimensione: quella dell’anima. Certo che ci vogliono i soldi, la salute, il lavoro, le amicizie…ma se non cerco l’Amore, la solidarietà, la giustizia, il rispetto, la verità…mi illuderò ancora una volta su strade troppo lontane da Lui e non mi potrà mai venire in mente di chiedergli: “Se vuoi puoi guarirmi”. Sì, l’anima però ! E’ una grande preghiera e Lui la sa ascoltare, anche perché Lui sa bene che conta anche la dimensione del ‘corpo’…Lui ha guarito ciechi, storpi, muti, sordi, lebbrosi, paralitici, indemoniati, Lui ha resuscitato i morti… Conta davvero la dimensione del ‘corpo’ e dobbiamo volerci bene, ma non basta. Domenica prossima ce lo dirà chiaramente ! Buona vita… con un grande e forte abbraccio.
I DOMENICA DI QUARESIMA 18.02.2018 – Mc 1, 12-15
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Inizia il tempo della Quaresima. Quaresima…un tempo speciale per un cammino speciale e per scelte speciali ! E’ il tempo dei ‘quaranta giorni’ nel deserto. Qualcosa allora deve cambiare nella mia quotidianità, nel mio modo normale di vivere i giorni e le settimane. E’ tempo di inventarmi degli angoli e degli spazi di ‘deserto’. La Parola mi regala un percorso che mi può aiutare: eccolo, è un percorso di cinque tappe e poi ci sarà il tappone che è il ‘triduo pasquale’ e quindi il finale con il giorno più importante della Storia: la Pasqua. – Prima tappa…il Monte Tabor: “ E’ bello per noi stare qui “…la Trasfigurazione…la Conferma che non si sta inseguendo un fantasma ma…Suo Figlio. – Seconda tappa…Gerusalemme: l’annuncio della Sua Resurrezione…il ‘pronostico’ della sua vittoria finale e definitiva. – Terza tappa…da Nicodemo: il perché della Sua presenza nel mondo, le ‘motivazioni’. – Quarta tappa… le condizioni per seguire Lui, la ‘tattica’….il “chicco di grano”… – Quinta tappa… il falso arrivo e il falso trionfo. Qualcuno vuole bloccare tutto. L’arresto. – il tappone… Giovedì santo: l’Eucarestia…la parola e il Pane…presenza di Lui nella nella vita: gli elementi ‘vincenti’; Venerdì santo: la Parola, la Croce, il Pane. Domina la Croce, la fatica, il buio, ma… Sabato Santo: il silenzio, la grande veglia…il fuoco, la Parola, l’Acqua il Pane…la Risurrezione, la Vittoria ! – il finale…Pasqua: è la festa delle feste perché da qui prende senso tutto, proprio tutto. Tappa dopo tappa cercheremo di entrare dentro nel percorso della Parola. Qualcosa però deve cambiare nella gestione del mio tempo nella settimana. Voglio trovare “gli spazi” per stare con Lui e poi vivere con gli altri. Buon viaggio… “E’ bello per noi stare qui…”. Un grande abbraccio. Ciaoo
II DOMENICA DI QUARESIMA 25.02.2018 – Mc 9, 2.10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. E’ la prima tappa ed è una tappa di montagna, di un ‘Monte alto’: una tappa dura quindi da affrontare anche per me, anche per noi.( il Monte Tabor…in realtà raggiunge i 400 metri…ma qui ci si riferisce alla Vita. ) Si parte allora con la ‘fatica del salire’…ma sarà ricompensata dalla compagnia del Capo e di tutto quello che il Capo ci farà vedere o anche soltanto intravvedere lassù in cima. E’ proprio Lui che ci vuole portare fuori dalle banalità di tutti i giorni, dal caldo afoso e inquinato della piana. E’ Lui che ci vuole portar via, per un momento, dal nostro terribile e amato quotidiano per ‘ricaricare’ le batterie e poter così ridare senso ed entusiasmo a quello che sto facendo e capire che sarà importante darsi da fare per crescere, per amare ancora…nonostante tutto. Lui ci sarà lassù, in cima…e aspetta anche te e anche me. Anzi, Lui camminerà con noi fino in cima, ci farà da guida. Dobbiamo iniziare a ‘salire’ però…e cioè dobbiamo decidere di ritagliarci dei tempi durante la settimana per stare un poco con Gesù di Nazareth.
– Saranno i tempi di una qualche Eucarestia, il sacramento dell’incontro proprio con Lui che mi vuole “parlare” e mi vuole “nutrire”.
– saranno i tempi di una sosta nella chiesa del mio quartiere o del mio paese dove Lui abita…la Sua casa in mezzo alle nostre case;
– saranno i tempi del mio fermarmi a pregare nella mia stanza o del cercarLo dentro nella natura che proprio adesso riprenderà vita e colore;
– saranno i tempi del leggerlo nel Suo libro, nel Vangelo e ripensarlo un po’;
– saranno anche i tempi del ripensare al sacramento della Riconciliazione, del Perdono che, probabilmente, è una salita dura come il Mortirolo…
Sarà un po’ tutto questo, ma se trovo il coraggio di fare questa fatica…allora potremo dire anche noi: “ E’ bello stare qui…” per poi “scendere” ben dentro alla nostra quotidianità…ma con una spinta in più, con una grinta positiva finalmente.
Buona salita o buona scalata, fate voi.
Ma anche buona discesa
Un grande e forte abbraccio. Ciao
III DOMENICA DI QUARESIMA 04.03.2018 – Gv 2, 13-25
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
…ma perché fare tanta fatica ? …Perché salire così in alto ? …ma perché convertirci, cioè ‘cambiare’ ? La risposta ci viene data direttamente da Lui e, per farlo, sceglie un posto che sia adatto: la capitale dell’Ebraismo, Gerusalemme, la Città santa. La risposta è nel pronostico chiaro e preciso: sconfiggerà il male estremo che è la morte affrontandola nel ‘duello finale’ e vincendola con la sua Risurrezione. Ecco perché vale la pena di andare con Lui fino lassù in cima. Con Lui saremo anche noi dei ‘risorti’ e già adesso…non ancora completamente ma già adesso perché siamo stati uniti con Lui con il sacramento dell’Acqua: il Battesimo. Dobbiamo trovare il coraggio di sceglierlo ancora, di camminare sulla sua strada, di scuoterci dal nostro sonno e dalla nostra noia e di reagire al pessimismo che ci circonda e ci deprime…siamo i suoi amici, è Lui che lo vuole. Il “pronostico” di Gerusalemme ci permette di non sentirci stupidi illusi che vogliono cambiare un mondo che non si può o non vuole cambiare. Non è una scommessa basata sul niente o su un vuoto ottimismo…ma il Cristo mi chiede di fidarmi, di accettare la sfida contro il male. …in fondo è quello che sogniamo da sempre, è quello che volevamo sinceramente da bambini e da ragazzini e che poi abbiamo smarrito dentro le nostre presunzioni e arroganze. …in fondo è quello che vogliamo ancora quando ci capita di essere soli e di pensare con la nostra testa. …in fondo… Ok, ma adesso è ora di fare “venire a galla” la voglia di questo ‘pronostico’ che ci coinvolge e ci fa sentire vivi, finalmente. Buon cammino. Un abbraccio forte. Ciao
IV DOMENICA DI QUARESIMA 11.03.2018 – Gv 3, 14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Ecco il ‘perché ‘ della Sua presenza nel mondo, ecco il motivo per cui vale pena di “andargli dietro” fino in cima alla Montagna ! Alla base di tutto c’è l’affermazione, ancora una volta chiara, di cosa abbia spinto il Padre a mandare Suo Figlio…e cioè il tanto Amore per il ‘mondo’, per la gente creata a Sua Immagine e Somiglianza… Il “Capo” c’è per dirci che ci vuole bene, che ci Ama. E’ un’espressione forte, è una di quelle affermazioni che ci mettono in qualche imbarazzo. Ma Lui la dirà spesso e ne farà una ‘bandiera’ del Suo essere in mezzo a noi e l’Amore sarà il primo e il più importante dei Comandamenti: un ordine che ci ha lasciato. E a Nicodemo motiva subito il senso della Sua presenza e, di conseguenza, il ‘perché ‘ valga la pena di seguirlo. – La prima motivazione. Lui, ci vuole vivi. Non vuole che il male vinca nella nostra vita e che la morte abbia la vittoria finale. Lui vuole la vita per ognuno di noi, perché la vita è il frutto dell’amore. Non può e non vuole una cosa diversa. Seguirlo vorrà dire “amare la vita” e sceglierla in ogni momento. – La seconda motivazione. Siccome sa che siamo soggetti a fare un sacco di errori, allora ci chiarisce subito che la Sua non sarà una presenza che vuole giudicare per poi condannare…no, ma una presenza che ci lascia la libertà delle scelte e saranno solo le nostre libere scelte a decidere il senso della nostra eternità. Lui, Gesù di Nazareth, farà di tutto per ‘salvarci’, per darci una mano, per ‘farci luce’, ma poi toccherà a noi decidere di “scegliere la Luce” venuta nel Mondo: Lui! E Lui c’è e ci sarà…davanti, a fianco, insieme: ma ci lascia liberi. Buona vita. Un grande e forte abbraccio. Ciao, don Gigi
V DOMENICA DI QUARESIMA 18.03.2018 – Gv 12, 20-33
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
La tattica. Che confusione: prima parla di vita, dice che risorgerà, che vincerà…e adesso invece che bisogna morire. Ma allora!!! No, nessuna confusione! Anche perché non ci voleva Lui per dirci che bisognava morire, lo sappiamo tutti: se ti capita di nascere sai per certo che prima o poi morirai. Ma il discorso non vuole essere di quelli che ti mettono addosso angoscia e tristezza e che ti fanno passare la voglia di vivere… No, al contrario, il suo discorso è per insegnarci a vivere bene per non arrivare alla fine con le mani vuote e delusi. Morire vuol dire vivere fino in fondo, portare frutto. Bisogna imparare a morire perché bisogna imparare a vivere. E’ una tragica illusione che ci stanno mettendo in testa quella di credere che sia meglio conservarsi, riguardarsi, tutelarsi…Sì, va bene, ma con intelligenza, perché comunque arriva la fine. E non c’è niente di più triste di un chicco di grano che è rimasto ‘chicco di grano’: non serve ne a se stesso, ne agli altri…non sarà mai “pane”. Così per noi: chiudersi non serve a nulla, isolarsi non porta da nessuna parte, fare gli egoisti non ti regala neppure un attimo di vita in più. Bisogna diventare “pane”, “regalo” per se stessi e per gli altri. Come? Seguendo Lui nel ‘servire’, nel metterci a Sua disposizione. “Chi ama la sua vita la perde…”, è scritto in Giovanni 12, 25 dove il verbo “ama” sta per “la tiene solo per se stesso”. Bisogna imparare a lasciarsi “macinare” dentro a quella umanità che è ‘compagna di viaggio’ del nostro andare nella vita… Bisogna lasciarsi “macinare” perché insieme si diventi “farina” per “fare quel pane” che può togliere quella fame di libertà, di giustizia, di verità, di amore che ogni giorno si sente urlare dentro la storia… E’ il mio “tempo”, allora, che devo imparare a condividere con Lui e con gli altri. Domenica dopo domenica ci dirà che cosa e come possiamo fare. Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
DOMENICA DELLE PALME (Passione del Signore) 25.03.2018 – Mc 15, 1-39
“ Veramente quest’uomo era Figlio di Dio…” E’ un falso arrivo, è un falso trionfo…qualcuno sta già pensando di bloccare tutto perché è deluso. E, quel ‘qualcuno’, è uno dei “suoi”, uno dei dodici. Arriva il tradimento. E’ il rischio di chi riduce il Cristo alla sola dimensione “politica” e che per Giuda voleva dire la liberazione del suo popolo dalla dominazione romana e riprendersi così la propria libertà, la propria identità. Il Cristo invece è per la liberazione totale e controcorrente: è quella di tutto l’uomo. E per arrivare al Suo obbiettivo, durante il tradimento, ‘inventa’ l’Eucarestia, il Sacramento del Pane-Corpo da mangiare, il Sacramento dell’Incontro con Lui e non quello dei riti…e ‘inventa’ anche il gesto dei piedi da lavare: il servire gli altri, tutti.
Non si arriva da nessuna parte così ! E’ stata tutta una tragica illusione ! Va consegnato al tribunale dei Grandi… Arriva così un processo farsa per una condanna vera, un giudizio superficiale per una croce vera. E’ la fine di un sogno ? Davanti a quella croce però, davanti al ‘fenomeno’ umiliato e apparentemente sconfitto c’è un pagano, un’estraneo, uno che veniva da fuori: il centurione Avrà certamente sentito parlare di Lui in una qualche osteria della Galilea o della Giudea, gli avranno raccontato qualche “fatto strano” su di Lui…e adesso però è lì, di fronte, e lo “vede morire”, “vede” il modo del suo morire. Proprio lui, il pagano, sotto la croce, fa la prima grande professione di fede. Il centurione ha capito tutto: quel Galileo, quell’uomo è il Figlio di Dio…e questo è il culmine del Vangelo di Marco. Sono scappati tutti, quasi tutti…lui doveva essere lì, era il suo mestiere di soldato a farlo essere lì… E se anche noi avessimo il coraggio di metterci di fronte a Lui ? Il “tappone” ( la Settimana Santa…) ci offre questa opportunità. Buona settimana…viviamola alla grande con Lui al centro. Un grande abbraccio. Ciao
VENERDI’ SANTO – 30.03.2018 – Gv 18, 1-19, 42
“ Ecco tua madre! “ “ Tutto è compiuto ! “ A contarli tutti quelli che erano sotto la croce, c’è da scoraggiarsi: Quattro donne e un uomo. Delle quattro donne una era la sua mamma e l’uomo era Giovanni, l’unico dei Dodici. Abituati come siamo a tirare bilanci e a decidere il che cosa fare sulla base degli ‘indici di gradimento’o ‘ di ascolto’… abituati così, in una situazione come questa, dopo anni di Parola, di miracoli, di segni…beh, era il caso di dichiarare ‘fallimento totale’. E Lui, invece, rilancia: “Ecco tua madre”. Una donna, Maria, sua mamma, che diventa, perché Lui lo vuole, la mamma della Chiesa, del popolo nuovo che sta per ‘nascere’. Nemmeno per un momento dimentica lo scopo della sua missione: salvare l’umanità dal male. E proprio per questo è lì, sulla croce: per la sfida ultima e definitiva con il Male estremo che è la Morte. E’ lì per vincere con la…Risurrezione. E Lui sa già che, dopo, la Storia cambierà… ma ci sarà comunque bisogno di un punto di riferimento chiaro e sicuro… e chi può esserlo meglio di Sua Mamma? Lei sarà la Mamma della Chiesa, lei sarà il punto di riferimento per tutti i credenti. Lei, quella del “Sì” nell’Annunciazione, quella del servizio a Elisabetta e quella del Magnificat. Lei, quella delle nozze di Cana e quella del tempio a Gerusalemme. Lei, quella sotto la Croce e quella del Cenacolo… Lei, Madre della Chiesa. “Ecco tua madre”: dalla Croce, in un momento all’apparenza fallimentare, nasce una certezza, un dono del quale non possiamo più farne a meno. “Tutto è compiuto”. E’ la conclusione tirata di chi ha la coscienza di avere detto e fatto tutto quello che c’era da dire e da fare. Tutto!. Adesso allora è il tempo del silenzio per riandare a capire quel “tutto”. Adesso è il giorno del silenzio per “ascoltare” la Sua vita, per provare a rileggere quel “tutto”. Adesso è davvero il tempo per stare nel silenzio di un giorno carico di attesa…perché arrivi il frutto di quel “tutto è compiuto”. la Sua Risurrezione!. La Mangiatoia si trasforma in Croce per prendere la forma definitiva di un Sepolcro vuoto: Lui sarà il vincitore sulla Morte, Lui, il Risorto. La Missione che il Padre gli aveva affidato è arrivata alla sua conclusione: il Figlio di Dio ha vinto, per sempre. Un abbraccio. Ciao
La Parola del Sabato Santo – La Veglia Pasquale – 31.03.2018
Dura tutto il giorno il grande silenzio…
Ma non potrà mai essere lo spazio del vuoto e del “non c’è niente da dire”;
e non potrà mai essere lo spazio della “finta tristezza” o di imbarazzanti e ridicole “teste storte”…
Questo è il silenzio vero, quello che ‘parla’, che ha tante cose da dire;
Questo è il silenzio carico di fiducia e di abbandono di chi vuole appartenere a Lui;
Questo è un silenzio contento…
La Veglia infatti caricherà di “sentimenti” tutto questo silenzio ( di ‘sentimenti’ e non di sentimentalismi: è proprio tutta un’altra cosa. ) e renderà ragione del nostro “fidarci”.
* Il primo “sentimento” è legato al Fuoco, alla Luce. Ognuno di noi sa di quanto “caldo” abbiamo bisogno, di quanta voglia abbiamo di essere amati e di amare; ognuno di noi ha una grande voglia di “vedere” dentro la storia e le storie, di capire che cosa fare, quali atteggiamenti tenere, quali parole usare…insomma abbiamo voglia di verità, di Luce.
* Il secondo “sentimento” è invece legato alla Parola. Sarà una Parola abbondante, ricca, sarà una Parola di grande spessore e di grandi prospettive: una Parola capace di scaldare il cuore e la testa, di darci la Luce giusta per vedere dove e come camminare nella vita. Sarà la Parola della Resurrezione e di resurrezione.
* Il terzo “sentimento” è legato all’Acqua. L’acqua del Battesimo dentro la quale siamo rigenerati e fatti “figli del Padre”. E’ il momento di riprendere coscienza personale di quello che siamo o che vorremmo essere: cioè testimoni di Amore per un mondo più bello e più vero…almeno provarci.
* Il quarto “sentimento” infine è legato al Pane. Senza cibo non si cammina, neppure dove il terreno è piano. L’andare dietro a Lui, seguirlo, richiede il “mangiare”…e Lui si è fatto cibo per darci quella forza di cui abbiamo bisogno per non ‘morire’ e per non arrenderci. L’Eucarestia sarà sempre la Pasqua della settimana, il tempo della festa, il tempo dello stare a tavola per mangiare: Parola e Pane.
Buona Pasqua.
DOMENICA DI PASQUA – 01.04.2018 – Gv 20, 1-9
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
“E vide e credette…”
Pietro e Giovanni si mettono a correre.
Maria di Magdala ha detto che il sepolcro è vuoto… e allora di corsa al sepolcro per vedere!
E vuoto davvero!
E il risultato del duello finale: la sfida è stata vinta dalla vita. La morte è svuotata, ha perso, non potrà mai più avere ragione. E festa, una festa vera.
Vivere non sarà mai più una inutile sofferenza o un tragico equivoco o un tempo anagrafico o…
Vivere sarà la condizione del “sempre”, dell’eterno, dell’infinito. Morire sarà il passaggio nel buio per arrivare alla Luce di una vita per sempre.
Darsi da fare, lottare per la giustizia, operare per la pace, difendere i deboli, studiare, lavorare, divertirsi, amare… tutto questo ha senso perché il sepolcro è vuoto: Lui è Risorto.
È talmente grande questo giorno di festa che dura otto giorni: sì, è come se per otto giorni fosse sempre lo stesso giorno, quello di Pasqua.
Beh, ne vale davvero la pena perché da qui si motiva tutto il nostro esistere e il nostro morire.
Ci fidiamo di tanti, non vale la pena di fidarsi di Pietro e di Giovanni?
Ci fidiamo di troppi, non vale forse la pena di fidarci di Lui che ha detto: « lo sono la risurrezione e la vita.»?
Facciamo festa allora!
II DOMENICA DI PASQUA -08.04.2018 – Gv 20, 19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Sono secoli che miliardi di uomini e di donne ci raccontano con la vita la loro fede nel Cristo Risorto. Il mondo intero è pieno di testimonianze concrete di una fede vera e sincera. Eppure la tentazione di Tommaso è la nostra tentazione. Anch’io come lui ho una voglia matta e un bisogno matto di ‘toccarlo’ ! Mia mamma, don Siro, tanti amici e amiche mi hanno detto che “hanno visto il Signore”…lo hanno visto nella loro vita perché lo hanno sentito vicino e presente nei momenti no e in quelli sì, il loro cuore ha visto e toccato. Tanti bambini me lo hanno detto con la loro ingenua e forte semplicità, liberi da interessi ed impalcature schiavizzanti…loro me l’hanno detto che vogliono bene al Signore, che hanno parlato con Lui, che… Io sono ancora tentato di dire: “…se non vedo…” Credo che siamo in tanti nella situazione di Tommaso…io almeno, vorrei esserci perché, dopo, lui ha avuto lo scatto giusto, la reazione forte. Mi viene in mente però che il Risorto ha detto: “ Se non vi convertirete e non ritornerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli”. (Matteo 18,3 ) Ho voglia di avere la loro fiducia sincera e totale, voglio essere libero da condizionamenti che sono soltanto scuse e alibi, voglio fidarmi di Lui, della mia mamma, di don Siro, dei miei amici e delle mia amiche, dei bambini… Ho voglia di avere lo ‘scatto’ di Tommaso. “ Beati quelli che pur non avendo visto, crederanno”. Voglio essere uno di quelli. Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
III DOMENICA DI PASQUA -15.04.2018 – Lc 24, 35-48
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la grande gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
Due cose.
– La prima: noi non inseguiamo un fantasma.
– La seconda: domenica dopo domenica Lui ha qualcosa da dirci per farci capire il senso della Sua parola e quindi capire cosa fare davvero nella vita e che cosa farne della vita. Già nelle domeniche passate è avvenuto questo !
…ma forse a noi manca…
– una terza cosa e probabilmente la più importante: “..poichè per la grande gioia…” ( Luca 24, 41 ) .
Sono talmente contenti che hanno paura di credere, come una sensazione di qualcosa di troppo bello per essere anche vero.
Forse invece noi abbiamo messo su una faccia seria e assorta …ma che è soltanto di circostanza.
Loro no, loro erano felici, e anche tanto. Felici di essere di fronte al loro maestro Risorto. Troppo bello.
Dobbiamo recuperare questo atteggiamento.
Dobbiamo recuperare il senso della festa., del ‘bello di far festa’.
Dobbiamo recuperare la gioia del nostro ‘stare a tavola con Lui’, cioè celebrare la Messa: ascoltare Lui che ci parla per farci capire la vita, per darci il ‘gusto’ del vivere.
Le nostre Eucarestie devono diventare un ritrovarsi insieme di persone che hanno dentro “una grande gioia”…non si va a Messa per ‘pagare la tassa di ingresso al paradiso’: sarebbe una tragica illusione.
Si va per incontrare Lui e da Lui ‘imparare’.
Non c’è nessuna tassa da pagare; c’è da essere contenti di passare un poco di tempo con Lui per ascoltarlo e mangiarlo e poi camminare nella vita “ricaricati”.
Buona vita. Un forte abbraccio. Ciao
IV DOMENICA DI PASQUA – 22.04.2018 – Gv 10, 11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Come metti i piedi fuori dalla porta di casa ti trovi subito circondato da un sacco di cartelli che t’indicano le mille direzioni del tuo andare: i paesi e le città, i bar, i musei, le chiese, la scuola, il comune, il centro sportivo, i centri commerciali, gli alberghi, le fabbriche… Trovi anche le mille pubblicità che ti dicono lo stile e il colore della tua vita: il bere e il vestire, le vacanze e le diete, il divertimento e il lutto, i saldi e le convenienze, la politica e i corsi…
E noi che ci passiamo in mezzo, noi che siamo gli ‘obiettivi mirati’ di tutto questo.
Mille cartelli per dirci dove andare e che cosa fare della nostra vita… o forse, più semplicemente, per farci spendere il nostro denaro e ‘far girare l’economia’.
In queste ‘logiche’ arriva Lui, Gesù di Nazareth, che non si propone come l’ennesimo cartello bello e colorato, ma come una persona che vuole mettersi accanto nella nostra vita come “pastore”, e cioè “guida”, che ci vuole dire e far ‘vedere’ la strada dove andare, i sentieri dove mettere il nostro cuore e la nostra testa senza farci male.
Lui, il pastore buono, in cambio non vuole assegni, caparre, anticipi…
Lui, il Pastore buono, non lo fa per denaro. In cambio non fa neppure nessuno sconto, nessuna raccomandazione e nessun compromesso… non accetta scorciatoie, non ha voti da scambiare.
Lui, il Pastore buono, in cambio dà la vita, tutta, fino in fondo, per amore, per farci star bene, perché il nostro andare nella vita abbia senso anche quando la strada è terribilmente in salita… anche allora Lui vuole essere il “Pastore buono” che ci sta accanto e ci dà la forza per andare avanti. Così come quando le cose vanno tutte per il verso giusto.
Lui vuole essere il “Pastore buono” che ci aiuta a capire come il nostro star bene non possa rimanere tutto e solo per noi, ma diventare un tempo bello anche per gli altri che ci stanno accanto e come noi sono sulla ‘strada’.
Gesù la Sua vita ce la regala e noi, da adesso e per sempre, saremo dei “risorti”.
Tutto questo è detto bene nei Sacramenti: dal Battesimo (il Sacramento della nuova vita di figli del Padre e fratelli in Lui) all’Eucarestia (il Sacramento della Parola e del Pane da mangiare per vivere).
Tocca a me scegliere quale ‘cartello’ o quale ‘persona’ seguire.
Buona vita e un grande e forte abbraccio. Ciao
V DOMENICA DI PASQUA – 29.04.2018 – Gv 15, 1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Ma di che frutto si tratta ?
E’ importante saperlo: ci sono frutti e frutti…alcuni importanti, altri un po’ meno !!!
Lo stipendio è un frutto importante per esempio: è il frutto del tuo lavoro, della tua fatica.
La promozione a scuola anche: è frutto di impegno e di una qualche rinuncia.
La vittoria sportiva pure: è frutto della costanza nell’allenamento, della grinta.
Ma qui, di che frutto si tratta ?
Credo sia quello del provare ad essere “suoi testimoni” e per poterlo fare bisogna “rimanere attaccati” a Lui, alle sue regole che si traducono nella beatitudini, alla sintesi che Lui stesso ha fatto: ama Dio, gli altri e te stesso; “rimanere attaccati” a quel “come io vi ho amati…” e cioè ‘dare la vita’.
Le “regole” ci sono, il “progetto” anche, la “strada” è stata segnata: ancora una volta il “frutto” sarà la vita spesa fuori da egoismi o egocentrismi esagerati e sterili.
Sono tre i livelli dell’Amare: Dio, gli altri e se stessi.
Ribaltare questo ordine potrebbe diventare un errore fatale e risultare improduttivo: tradotto vuol dire che io devo vedere il volto di Dio negli altri e in me stesso.
Per poter fare tutto questo ci porta l’esempio della vite: “ Io sono la vite, voi i tralci…”. Adesso sta a me se accettare o no di “rimanere attaccato a Lui” ( …e ci ha lasciato il segno della Sua presenza: l’Eucarestia…) e diventare quell’acino che si lascia pigiare per diventare vino e non rimanere un ‘meraviglioso acino’…ma solo e tristemente acino.
Avanti tuta con Lui al centro. Un grande abbraccio. Ciao
VI DOMENICA DI PASQUA – 6.05.2018 – Gv 15, 9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
“L’amore” non è più soltanto una bella canzone o una poesia o una forte emozione…cose belle, che possono anche avere senso ma che non bastano, che non possono bastare.
Ritorna il discorso del “come io…”, e cioè della vita da dare !
La vita… i minuti, le ore, i giorni, le settimane, gli anni…il tempo insomma, quel “talento” che è tutto tuo: questa è la vita da dare.
Il mio tempo, il tuo tempo “dato” a chi ha bisogno, per tutti quelli che hanno bisogno un po’ del mio tempo per riprendere coraggio o anche solo per fare qualcosa di bello e di utile, che dia colore, caldo,…sì, colore e caldo alle nostre Valli, ai nostri paesi e alle nostre città !!!
L’Amore che Lui ci chiede di dare si concretizza nelle ore da regalare agli altri e a me stesso…e questo sarà un modo per incontrare anche Lui.
Abbiamo davvero tante opportunità per farlo, in casa e fuori casa:
– in casa, perché lì c’è il papà e la mamma, i figli, i fratelli e le sorelle, i nonni…tutte persone che hanno bisogno di parlare e di sentire e di confrontarsi o anche solo di una qualche coccola in più…
– fuori casa, perché c’è la parrocchia, c’è il comune, c’è l’associazione, il volontariato, il gruppo sportivo: gente che ha bisogno di una mano, di qualcuno che dia loro un poco del proprio tempo, della propria vita, per portare avanti sogni concreti che fanno il bene di tutti e di chi ha più ha più bisogno in particolare.
L’Amore che Lui ci dice di dare si concretizza anche nelle ore che io passo con Lui, nell’incontro con Lui:
– attraverso la lettura della Sua Parola;
– attraverso l’Eucarestia che Lui mi ha lasciato come segno della Sua presenza,
– attraverso il Sacramento della Confessione-Riconciliazione che è il segno del suo Perdono, cioè del Suo voler diventare un “dono-per” me.
Quelle ore daranno senso e forza a tutto il resto del mio tempo, della mia vita.
Buona vita. Un abbraccio. Ciao
ASCENSIONE DEL SIGNORE – 13.05.2018 – Mc 16, 15-20
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Ecco cosa ‘dobbiamo fare’ per uscire dai nostri imbarazzi e dalle nostre paure: ce lo dice Lui senza tanti giri di parole.
Quasi tutti ci dicono di stare tranquilli perché vengono loro a casa nostra e hanno mille cose da offrirci…basta pagare, è logico !
Lui, il Risorto, che di pubblicità sembra non capirne proprio niente, Lui invece ci dice di ‘andare via’, fuori di casa, in tutto il mondo; Lui ci dice di non starcene comodi ad aspettare non si sa bene che cosa, ma di andare in tutto il mondo e una volta che siamo fuori nelle strade del nostro vivere…ci chiede di predicare il Vangelo !!!
Ma attenzione perché “predicare” non sta per ‘usate un fiume di parole’ ma il “fiume della vita” e con quella far vedere il Vangelo nel quale abbiamo detto di credere e che stiamo cerando di mettere al centro della nostra di vita.
Altro che fermi ad aspettare !
D’altra parte Lui è sempre stato chiaro e coerente fin dall’inizio, da quando ha chiamato Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni: “Seguitemi”…cioè ‘venitemi dietro, non state lì fermi’.
Dobbiamo andare nelle strade della vita con la Sua Parola come punto di riferimento, con il Sacramento dell’Eucarestia come cibo che ci darà la forza di ‘camminare’ ancora…
I risultati del nostro “andare” con Lui possono essere solo risultati belli perché sono i Suoi risultati e cioè i miracoli.
Quelli ( i miracoli ) li fa solo Lui, a noi spetta la libertà di sceglierlo e di mettercela tutta per essere coerenti con la nostra scelta.
Buona vita allora. Un grande abbraccio. Ciao
PENTECOSTE 20.05.2018 – Gv 15, 26-27; 16, 12-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
– Proprio loro, i Dodici, si erano rinchiusi dentro in una casa per paura dei Giudei, dei Capi, dei Sommi Sacerdoti, dei Farisei, di tutti…
– Proprio loro, gli Apostoli, avevano perso tutto il coraggio e la speranza dei giorni belli passati insieme con Lui e avevano perso il senso e il perché delle sue parole e delle sue azioni…
– Proprio loro, i Suoi, erano lì in attesa di qualcosa o di qualcuno e non si decidevano di andar fuori allo scoperto…sembrava loro di ricordare che Lui aveva promesso qualcosa o Qualcuno;
Sì, ma… Quando? Come? Sono passati tanti giorni oramai… quanto bisognerà aspettare ancora?
Per fortuna che con loro c’è anche Lei, la mamma dell’Amico, Maria.
E’ Lei che li tiene insieme e credo che li coccoli anche un po’: uomini abituati alla vita dura e vagabonda ma improvvisamente impauriti come bambini !
All’improvviso, quello che a loro sembrava di ricordare, quel “Qualcuno” arriva: è lo Spirito, è la Pentecoste, è l’Amore, è il Fuoco…è la Verità.
– Adesso non hanno più paura di niente e di nessuno.
– Adesso le porte si spalancano e vanno fino in fondo sulle strade del mondo, fino alla morte…è arrivato lo Spirito Santo, è arrivata la Pentecoste.
– Adesso la Sua Vita è chiara e diventa “strada” da seguire: inizia il tempo della Chiesa.
“ Il tempo della Chiesa”…anche il nostro tempo quindi.
– forse non ci siamo ancora accorti che la Pentecoste è arrivata…
– forse non abbiamo ancora sentito lo Spirito…
Possiamo però rimediare e riprenderci la Strada…esattamente come hanno fatto i Dodici.
Buona vita… Lui c’è. Un grande abbraccio. Ciao
- TRINITA’ 27.05.2018 – Mt 28, 16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Andare nella vita in “nome di qualcuno o di qualcosa” !!!
Anche per noi è così.
Lui, Gesù di Nazareth, ci invita ad andare nel “nome della Trinità”: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Già…
…Ma forse però la nostra vita ce la giochiamo in “nome” di qualcosa d’altro e di qualcun altro: per esempio “nel nome del denaro, del successo, del sesso…” un’altra trinità; oppure “ nel nome della salute, del potere, dell’apparire…” un’altra trinità.
Non che si debba avere qualcosa di prevenuto nei confronti di tutte queste realtà: fanno parte del nostro vivere e sono quindi tutte realtà belle ed importanti ma nessuna in grado, da sole, di riempire una vita al punto che valga davvero la pena di essere giocata nel loro “nome”.
A capo di ciascuna di queste e di tutte le nostre realtà…se ci mettessimo “ il nome” che sappia orientarle e nutrirle… allora davvero il mondo sarebbe una grande casa dove sarebbe bello per tutti abitarci.
– “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo “.
nel nome del Padre che ha creato tutto come cosa bella e buona.
– nel nome del Figlio che si è fatto Uomo per amore e ci ha insegnato ad amare e ci ha dato le regole dell’amare che sono le Beatitudini, la Sua parola; che si è fatto “Pane” per nutrire la nostra vita…Lui che ha vinto la Morte ed è il Risorto.
– nel nome dello Spirito Santo che è esattamente l’Amore che spinge dentro nelle vele della nostra vita e che se appena facessimo un po’ di silenzio per sentirlo…riusciremmo a “convertirci” e andare controcorrente.
“Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”…anche le altre ‘trinità’ sarebbero più belle e più vere.
Buona vita, buon cammino. Un forte abbraccio. Ciao
CORPUS DOMINI 03.06.2018 – Mc 14, 12-16.22-26
“Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.”
Ma come fai a lavorare, ad andare a scuola, a giocare, a fare politica o sindacato, a sposarti, a fare il prete… ma come fai a ‘tirar su i figli’, a stare insieme, a curare i nonni ammalati o il figlio ammalato… ma come fai se non mangi mai ?
Sarebbe tutto impossibile, lo sappiamo tutti.
Ma facciamo anche l’esperienza che non basta sedersi a tavola per il pranzo o la cena e così riuscire ad affrontare tutti i momenti del nostro crescere.
… tante volte facciamo l’esperienza dello sfinimento, della depressione, di momenti ‘no’, di una fatica che non riusciamo più a reggere, dello scoraggiamento, del tradimento…
Lo sappiamo benissimo e lo sapeva benissimo anche Lui, lo sapeva da sempre… e per questo ha voluto diventare “Pane” da mangiare: il Suo Corpo ha voluto che diventasse “Pane” per la nostra vita e la Sua Parola ha voluto che diventasse nutrimento del nostro crescere.
La Domenica deve diventare la festa dello stare a tavola, la Sua Tavola: non posso mai più pensare di poter andare avanti nella vita senza “mangiarlo”.
• Recuperare l’Eucarestia ( la Messa ): questa è la scommessa che dobbiamo fare e questa sarà la vera ‘trasgressione’, quella che si ribella alla noia, al qualunquismo, al chi se ne frega, all’arrendersi
• Recuperare l’Eucarestia per rimpadronirci della vita: dei nostri giorni e dei nostri sogni.
• Recuperare l’Eucarestia per Amare davvero e fino in fondo.
Buona vita. Un grande e forte abbraccio. Ciao
P.S. Grazie degli auguri…vi ricorderò nel mio piccolo pregare e chiederò al Capo che vi aiuti a ‘costruire’ una vita carica di Amore e di serenità. Grazie ancora.
X DOMENICA TEMPO ORDINARIO 10.06.2018 – Mc 3, 20-35
…Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse:
«Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Più chiaro di così !!!
E noi ancora a cercare scuse, alibi…
E noi inchiodati ai nostri ‘se’ e ai nostri ‘ma’…
La Parola si è fatta Carne e noi, troppo spesso, a inseguire fantasmi che ci riempiono di parole vuote di tutto.
Lui si è fatto Pane e noi, troppo spesso, alla ricerca di ‘cibo’ che non nutre proprio per niente la nostra vita.
Lui si è fatto Amore fino a dare la Sua Vita per regalarci la Risurrezione e noi, troppo spesso…
Ma basta !!!
Se voglio davvero essere dei “suoi” devo provare fino in fondo a “fare la volontà di Dio”…cioè devo provare fino in fondo a mettere in pratica le Sue Regole, quelle dell’Amore, quelle regole che sono scritte da 2000 anni e che si riassumono nel comandamento dell’Amatevi gli uni gli altri COME Lui ci ha amati.
Il problema è tutto in quel “Come”…ma domenica dopo domenica posso mettermi nell’ascolto della Sua Parola e capire dove mettere la testa e il cuore nel mio camminare la vita; posso mangiarlo e così nutrirmi per avere la forza di non cedere, di non mollare …e allora, piano piano, diventare davvero suo fratello.
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao, don Gigi
XI DOMENICA TEMPO ORDINARIO 17.06.2018 – Mc 4, 26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
…il chicco di grano
…il granellino di senape.
Così Gesù di Nazareth ci racconta del Regno di Dio.
Il Padre un giorno ha mandato il suo Figlio dentro nel Campo dell’Umanità ed è stato Natale; dentro in quel campo Lui è andato fino in fondo e fino in Cima… ed è Pasqua…con Lui incomincia la Storia del Regno di Dio, e cioè il ‘recupero’ della Creazione come era all’inizio: “ Bella e Buona”
E proprio Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio, adesso manda noi dentro nel Campo dell’Umanità:
– ci manda nel mondo per ’coltivare’ e ‘far crescere’ quel “ Seme, – ci manda perché davvero “venga il Suo Regno” …perchè l’Umanità cresca nell’unica regola che proprio Lui ci ha lasciato: “ Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati “ ( Gv 15, 12 )
Noi siamo chiamati ad essere “terra buona” dentro alla nostra storia, dentro al tempo che ci è dato da vivere perché Lui possa Crescere e darci l’unico frutto che conta davvero: la Risurrezione.
Chiamati allora anche noi ad essere chicco di grano, chiamati ad essere granellino di senape perché nel Suo Nome e con Lui diventiamo Amore che sa “dare la vita”
…esattamente quello che Lui ci chiede di fare.
Solo così il mio “territorio” diventa più bello ed affascinante;
Solo così il mondo viene ‘contagiato’ dalla voglia di “vivere”.
Buona vita con un grande e forte abbraccio. Ciao
NATIVITA’ S.GIOVANNI BATTISTA 24.06.2018 – Lc 1,57-66.80
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne. «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero. «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse. «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro. «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. (…)
Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
E’ nato! «Quanto pesa?» «Come lo avete chiamato?» «Come stai?» «hai fatto il cesareo?» «Complimenti!» «Auguri!»…
Chissà se dopo tutto questo ci siamo mai domandati: «Che sarà mai di questo bambino?».
Proprio mentre stavo per scrivere, mi ha telefonato Mauro con nella voce tutta l’emozione di chi ti sta per dire che é diventato “papà”… e poi mi ha passato Monia felice e perdutamente innamorata del “suo bambino”.
Gli ho fatto le stesse domande di tutti e di sempre. Poi ho letto questo brano di Vangelo… e solo adesso mi sto domandando: «Che sarà mai questo bambino?».
Solo adesso mi viene da chiedere per lui e per me, per il suo papà e la sua mamma, per tutti… solo ora mi viene di chiedere che possa diventare un testimone vero e sincero del Signore Gesù; testimone come Giovanni, capace di vivere i deserti che la vita ci riserva per uscirne carichi di amore e di voglia d’indicare a tutti l’Unico che vale davvero la pena di seguire.
La storia di Giovanni il Battista deve diventare un po’ la nostra storia, una storia che inizia ascoltando la sua voce che grida nel deserto: «Convertitevi».
Sarà lo stesso richiamo forte e ripetuto del Cristo, il Figlio di Dio: «Convertitevi».
Giovanni nasce per indicare a tutti chi era il vero Maestro, perché nessuno corresse più il rischio di sbagliare a fare le scelte.
Giovanni nasce per essere il precursore, colui che viene un momento prima, solo per dire che sta arrivando la Persona che tutti si stava aspettando.
Giovanni ha perso la testa per Gesù di Nazareth… tragicamente! Che possa capitare anche a noi di perdere la testa e di perdere il cuore dietro a Lui.
Che possa capitare anche a noi di essere dei segnali concreti di Lui che ancora cammina a fianco e dentro ogni uomo.
Che possa capitare anche a noi di saper essere solo e semplicemente precursori di Lui, l’Unico che vale davvero la pena che “arrivi” a salvare noi e gli altri.
Tocca anche a me rinascere… domenica dopo domenica. Lui si farà trovare.
E dopo facciamoci tutti i complimenti del caso e tutte le domande di rito… ci accorgeremo che non saranno più per caso e non saranno più di rito.
XIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 01.07.2018 – Mc 5, 21-43
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
E’ capitato a Lui per primo di essere deriso perché si era messo in testa di “resuscitare” la ragazzina di 12 anni. Il peggio era successo: la morte aveva vinto su una vita così giovane.
Che cosa vuoi fare? Non resta che piangere e urlare tutta la nostra rabbia.
Il Cristo viene deriso proprio perché non crede alla morte come soluzione vincente.
Anche Lui avrà ‘paura’ della morte e lo farà vedere e lo dirà chiaramente nell’Orto degli Ulivi… Avrà paura ma sa che deve affrontarla e vorrà affrontarla perché per questo si è fatto Uomo: per recuperare tutta la Creazione alla bellezza e alla Vita Originaria… e quindi il Male va sconfitto.
Loro lo deridono ma Lui li sbatte tutti fuori (sbatterà fuori anche Pietro quando tenterà di ‘impedire’ la Sua missione…), li sbatte fuori perché per questo è nato: “… perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza “.
Il Cristo combatterà il male comunque si manifesti: nella malattia del corpo e nella sofferenza dell’anima.
Loro lo deridono ma Lui non scappa.
Lui reagisce e va avanti.
Deve andare avanti, altrimenti le nostre paure avrebbero davvero senso.
Va avanti e va a trovare la ragazzina morta perché vuole guardarla in faccia: la ragazzina e la morte.
“ Fanciulla, io ti dico: alzati! “.
Loro lo deridevano ma la ragazzina si alzò e si mise a camminare.
Lo dice anche a me: “ Alzati! “.
Non è tempo di lasciarci vincere dalla morte dell’anima e del cuore: dobbiamo riprendere a “camminare” per dare una mano a recuperare la bellezza del nostro Mondo. Lui ci ha detto che sarà con noi fino alla fine, noi dobbiamo trovare il coraggio di “alzarci”.
C’è un sacco di gente che ha bisogno di una mano, di un poco del mio e del tuo tempo per “rivivere”.
Buona vita con un grande abbraccio. Ciao, Don Gigi
XIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO 08.07.2018 – Mc 6, 1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Attenzione che non sono i “pagani” a stupirsi, non è lo stupore positivo ma il disprezzo! no, a stupirsi sono i “suoi”: la sua patria, i suoi parenti, casa sua!
“ Ma cosa vuoi che combini un carpentiere? Ma chi crede di essere? “
E fanno anche gli scandalizzati.
A Lui, al carpentiere, non restava che meravigliarsi della loro incredulità e cioè del loro non riuscire a vedere con gioia le cose belle che faceva e che diceva.
Lo mettono in condizione di non poter fare nulla: Lui vorrebbe ma non può !
A questo punto viene da pensare a me stesso, a come io mi comporto nei suoi confronti, al grado di fiducia o di sfiducia in quello che Lui ha detto e ha fatto.
E anch’io sono uno dei “suoi” perché il Battesimo mi ha fatto Figlio del Padre, di Suo Padre, e quindi sono diventato Suo fratello, inserito in Lui come il tralcio nella vite: io sono uno di casa sua e il rischio di essere ‘incredulo’ mi tocca da vicino e la Sua meraviglia mi potrebbe riguardare da vicino.
E pensare che mi fido di un sacco di altre persone: credo in loro e mi fa stare bene pensare di essere loro amico.
Credo e sono convinto di fare bene ad essere così e a comportarmi così e non voglio cambiare…
Solo che vorrei fidarmi di più e totalmente di Lui;
Vorrei credere fino in fondo in Lui, nella Sua Parola, nel Suo essere Pane per me;
Vorrei di più essere Suo amico e metterlo davvero al centro della mia vita, del mio fidarmi;
Vorrei stupirmi nel modo ‘positivo’…come succede di fronte all’amore gratuito, al dono disinteressato, all’amicizia sincera, al tramonto o a un cielo stellato.
Vorrei davvero che Lui non si ‘meravigliasse’ mai della mia “incredulità”, vorrei davvero non dargliene motivo per farlo.
Buona vita, buon cammino. Un abbraccio, don Gigi
XV DOMENICA TEMPO ORDINARIO 15.07.2018 – Mc 6, 7-13
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Che fantasia… proprio a noi deve dire di non prendere nulla per il “viaggio” !!!
Ma dai, i tempi sono cambiati, forse una volta poteva funzionare, c’era talmente poco o niente che si faceva anche in fretta ad accontentarsi, e forse davvero bastava un bastone.
Ma oggi no, oggi non è più possibile !
Se vediamo le macchine in viaggio per le vacanze allora ci rendiamo conto di cosa ci portiamo dietro perché siamo convinti che sia tutto assolutamente indispensabile.
E le nostre case le abbiamo riempite di tutto e di più perché crediamo che non sia possibile ‘sopravvivere’ senza due televisori, senza…
E i nostri armadi che si riempiono e si svuotano a secondo delle mode…
E i nostri frigoriferi pieni di tutto quello che ‘serve’ perché poi la metà venga poi buttato via per sopraggiunta scadenza…
Ci sembra tutto indispensabile per vivere !
Abbiamo riempito anche le nostre giornate di cellulari e di SMS, di birre e di alcol, di aperitivi e di caffè e di canne: ci sembra tutto rigorosamente indispensabile per… ‘sopravvivere’, però !!!
Tutto, abbiamo tutto e ci ritroviamo con niente o con troppo poco e lo capiamo dalle nostre noie e dalle nostre paranoie.
Abbiamo tutto ma ci manca il “bastone”, il punto di appoggio per camminare sicuri anche quando la strada non è proprio bella.
Ci manca il “bastone” dentro alla nostra vita.
Abbiamo tutto e ci stiamo dimenticando il “bastone”: Lui, Gesù di Nazareth.
Lui vuole accompagnarci perché possiamo mettere i nostri passi ( il cuore e la testa ) senza troppa paura anche quando la vita si fa dura e difficile: anche allora Lui ci farà camminare con serenità.
Davvero allora siamo pieni di troppe “cose” che non ci servono proprio a niente…
…e se ci liberassimo di ‘qualcosa’ per prendere la Sua mano e camminare insieme con Lui ?
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao, don Gigi
XVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO 22.07.2018 – Mc 6, 30-34
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Quello che impressiona è come la gente Lo cerchi perché ha voglia di ascoltarlo (“… e si mise a insegnare molte cose”). Impressiona il fatto che, almeno in questo caso, alla gente non importi di vedere i miracoli: non ci sono malati portati in prima fila per essere guariti o gente che urla la propria sofferenza.
No, c’è gente senza “un pastore”, senza “un punto di riferimento” e questa gente ha voglia di ascoltarlo per imparare e basta….o forse, è lì perché in Lui vede il “Pastore” vero!
E Lui si commuove.
Grande questo Gesù di Nazareth: anche Dio ha un cuore, ed è grande e sa leggere dentro, di là dalle nostre parole.
Quello che manca a noi, ancora una volta, è questa voglia di ascoltarlo e di seguirlo.
E credo che non sia tanto perché non ce ne frega niente ma perché siamo già presi da così tante e ‘altre’parole che proprio non ci viene in mente che anche Lui ha qualcosa d’importante da insegnarci, ma… e se fosse colpa Sua?
Sì, perché non urla abbastanza e non si ‘pubblicizza’ abbastanza, maledizione!
E se fosse invece colpa nostra?
Sì, perché non abbiamo voglia o non vogliamo proprio capire che Lui non urlerà mai, Lui ha troppo rispetto della nostra libertà e non ha nessuna intenzione di ‘violentarla’.
Tocca a noi scegliere il “pastore” da seguire: uno e non cinquanta!
Quello che “commuove” Gesù di Nazareth è il vederci senza il “pastore” da seguire, il vederci brancolare annoiati nei giorni della vita…
Mi piace troppo questo Gesù che si “commuove” perché ci tiene davvero e tanto a noi, ci pensa sempre e ci vuole bene fino in fondo, fino alla fine.
Buona vita allora, con Lui al centro. Un abbraccio forte. Ciao, don Gigi
XVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 29.07.2018 Gv 6, 1-15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Quando si dice ‘craponi’ ! Non c’è niente di peggio di chi non vuole capire.
E forse anche i suoi amici si dimostrano un poco pigri nel ‘comprendere’…
Infatti non si capirebbe perché si ritrova “tutto solo”.
Immagino che gli sia venuta voglia di mandare tutto all’aria: “Possibile che non capiscano, che non vogliono capire? Re, vogliono farmi re! E ne sono anche convinti.
Roba da matti !
E anche quelli che io ho ‘scelto’… sembra quasi che siano contenti perché vedono che faccio cose incredibili e loro possono dire di essere ‘miei amici’…Ma quali amici !!!
Amico è chi fa la volontà di mio Padre! Questi pensano solo a ‘gasarsi’, magari a diventare famosi…”.
Non sono le sue parole: me le sono immaginate io pensando a Lui che, circondato ed esaltato da una folla immensa e dai “suoi”, decide di ‘stare da solo’.
Sarebbe invece stato più normale e più bello cedere alla tentazione della gente che lo ‘applaudiva’: non ci voleva niente a prendere in mano il potere, erano tutti dalla sua parte, tutti a tifare per Lui!
Anche Satana lo aveva capito e, proprio su questo versante, lo tenterà…
E Lui cosa ti combina? Combina quello che non ti aspetti: Lui si ritira , “tutto solo”.
Ma perché? Perchè deve fare ‘due chiacchiere’ con Suo Padre, ‘due chiacchiere’ per capire e riprendere coraggio, per non sentirsi “così solo”.
Gesù di Nazareth sente il bisogno di pregare, di parlare con Suo Padre.
Chissà che cosa si dicevano, quali commenti facevano…
A me piace immaginare che Lui, il Padre, lo tirasse su di morale dicendogli che alla fine non siamo poi così ‘cattivi’, un po’ ‘craponi’ sì, ma alla lunga avremmo capito.
Ma basta, questa è solo fantasia!
Però i fatti mi danno ragione perché alla fine i “suoi” lo hanno accolto come si doveva:
– come il Salvatore,
– l’Amico della vita,
– il Redentore,
– il Punto di riferimento per il quale dare la vita,
– la Parola che detta le ‘regole’ per sconfiggere per sempre il Male,
– il Pane da mangiare per “camminare” nella vita dietro a Lui e con Lui.
E, se ce l’hanno fatta loro, perché mai non dovremmo farcela anche noi ?
Sarà fondamentale però ritrovare la voglia e il tempo di stare un poco da soli con Lui… a fare due chiacchiere, a “pregare”.
Dobbiamo ritrovarlo questo tempo del “pregare”… perchè sarà quello che ci rimanderà dentro nella Sua Strada liberi e contenti, pronti a fare la fatica dell’andare controcorrente…, finalmente!
Ce lo ha insegnato Lui!
Buona estate, buona vita con un grande e forte abbraccio. Ciao, don Gigi
XVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 05.08.2018 Gv 6, 24-35
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Il cibo che dura e il cibo che non dura.
Per che cosa vale davvero la pena di “sbattersi” ?
Non si tratta di fare i ‘perbenisti’ o i ‘fondamentalisti’. Sarebbe un atteggiamento inutile e neppure tanto intelligente.
Gesù di Nazareth sa benissimo che abbiamo bisogno anche del “cibo che non dura”…ed è talmente vero che chiede ai suoi amici di dare da mangiare alla tanta gente che era andata ad ascoltarlo e fa anche il ‘miracolo’..:«Voi stessi date loro da mangiare».
Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. (Lc 9, 11-17)
Il problema è che ci si ferma lì… alla ‘pancia piena’.
E se “mangiare” è un diritto di tutti e per questo dobbiamo darci da fare per noi e per gli altri… Lui però, oltre a questo, vuole farci fare un passo avanti, un passo verso un “altro cibo”, un altro Pane.
Sì, Gesù di Nazareth vuole farci capire che sarà Lui il Pane da mangiare per “vivere” davvero, per “riempire la pancia del mondo”…di Amore.
E su questo “cibo” ci “provocherà” per tutto il mese di agosto.
Proviamo ad ‘ascoltarlo’.
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao don Gigi
XIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO 12.08.2018 Gv 6, 41-51
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Io sono convinto di essere fortunato a non essere stato un contemporaneo di Gesù di Nazareth. Sì, perché di fronte a questo linguaggio, di fronte a queste affermazioni avrei girato le spalle e non avrei avuto dubbi nel catalogarlo come “fanatico visionario pazzo”.
Sembra addirittura un’istigazione al “cannibalismo”… no, sono decisamente fortunato perchè posso rileggere l’esperienza di tanti che prima di me l’hanno ascoltato e hanno creduto in Lui.
Dai, non poteva essere né facile né scontato credere a queste affermazioni che non ammettevano repliche, però, anche i suoi amici… Un bel coraggio e una bella incoscienza!
Loro facevano i pescatori e sapevano anche fin troppo bene che se non mangiavi non potevi affrontare la fatica del mare di notte, la pesca fatta con la sola forza delle braccia…
E però, loro, di fronte alle Sue Parole così troppo diverse e nuove, di fronte alle Beatitudini, di fronte alla sfida con il Male che Lui stava lanciando… di fronte a tutto questo, loro sentivano la necessità di un “mangiare diverso”… perchè senza quel “mangiare” non si sarebbe potuto mai fare niente di tutto quello che Lui diceva e invitava a “fare”.
E, loro, si sono fidati della “Sua Carne da mangiare”.
Rimane vero che anche adesso non è facile “crederci”, ma almeno noi abbiamo davanti l’esperienza e la vita di don Bosco, di Francesco d’Assisi, di Madre Teresa di Calcutta, delle nostre mamme e dei nostri papà, di tanti giovani e adulti che con semplicità e fino in fondo hanno creduto in quel pane da mangiare… e, per loro, è stata “vita”.
E quella “vita” è diventata esperienza bella e serena per tante altre persone.
Il Futuro c’è perché “questo Pane” non mancherà mai.
Buona vita con un grande e forte abbraccio. Ciao, don Gigi
ASSUNZIONE DELLA B.V.MARIA 15.08.2018 Lc 1, 39-56
In quei giorni Maria, messasi in viaggio, si recò in fretta verso la regione montagnosa, in una città di Giuda. Entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Ed ecco che, appena
Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, le balzò in seno il bambino. Elisabetta fu ricolma di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. Ma perché mi accade questo, che venga da me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, che appena il suono del tuo saluto è giunto alle mie orecchie, il bambino m’è balzato in seno per la gioia. E benedetta colei che ha creduto al compimento di ciò che le è stato detto dal Signore». E Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore perché ha considerato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Perché grandi cose m’ha fatto il Potente, Santo è il suo nome, e la sua misericordia di generazione in generazione va a quelli che lo temono. Ha messo in opera la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi con i disegni da loro concepiti. Ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati e rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, a favore di Abramo e della sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi ritornò a casa sua.
«Beata colei che ha creduto…»
Questa è la beatitudine: riuscire a credere nella Sua Parola che si realizza.
Lo abbiamo capito anche domenica scorsa: non è davvero una cosa così facile e scontata.
Lei, Maria di Nazareth questa cosa è riuscita a farla con serietà e semplicità: serietà perché ha tirato fuori tutti i dubbi e le perplessità prima di accettare l’Annuncio; semplicità perché non ha tanto rimuginato mentalmente prima di accettare e dire “sì”.
Lei diventa il modello da guardare, la mamma cui confidare le nostre perplessità e i nostri dubbi, la compagna di viaggio nel vivere, l’amica con la quale chiacchierare senza farsi tanti problemi…
Il suo credere l’ha portata subito a mettersi in viaggio verso la montagna per andare a dare una mano dove c’era bisogno; il suo fidarsi non è diventato un chiamarsi fuori perché: «… io sì che ho capito e credo in Lui.».
Allora anche noi come lei saremo beati (sta per… fortunati, felici…), se avremo la serietà e la semplicità di credere che la Sua parola si “adempirà”, cioè diventerà realtà vera, storia che salva l’umanità e riporterà la pace, la giustizia, la solidarietà, la libertà sulla terra.
Allora anche noi come lei saremo beati se ci metteremo in viaggio nella vita. Il viaggio che è vivere la famiglia, la scuola, il tempo libero, il lavoro, il divertimento, la malattia, la morte… la vita insomma, vivere tutto questo con lo stile che Lui ci ha insegnato e fatto vedere.
Ancora una volta dobbiamo dire e sapere che domenica dopo domenica l’incontro con Lui ci caricherà, ci motiverà e diventerà nutrimento per il nostro andare.
Esattamente come per lei: la mamma del Figlio, Maria, la Madonna. Lei è stata portata nella Casa con tutta se stessa, ma sarà così anche per noi, in modo diverso, ma nella Casa del Padre anche noi.
Dai, allora, che è una bella festa!
XX DOMENICA TEMPO ORDINARIO 19.08.2018 Gv 6, 51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
L’Amico torna alla carica. E lo fa spesso con le ‘cose’ che gli interessano.
Questa ‘cosa’ del Pane e della Carne gli interessa talmente tanto che la ‘porta’ fino in fondo, fino il Giovedì Santo quando ci regala l’Eucarestia:
“Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo…”.
Lui è preoccupato di cosa mangiamo e non delle nostre diete maniacali.
Lui ci vuole dire chiaro che: “Se uno mangia di questo pane…” :
“questo” e non quello o quell’altro… importante è mangiare;
“questo pane”… che è il Suo Corpo;
“QUESTO PANE” bisogna che diventi il nostro bisogno e la nostra voglia di stare a tavola, di vivere.
Tanta insistenza allora vorrà dire che non è così scontato che Lui diventi il Cibo da mangiare e cioè il Centro del nostro vivere.
E credo che abbia ragione Lui… perché noi abbiamo scoperto altri “cibi” che pensiamo siano davvero in grado di nutrirci e di caricarci.
Noi per esempio divoriamo TV al punto che ragioniamo (si fa per dire!) sulla base di quello che i nuovi sacerdoti o sacerdotesse televisivi dicono e di conseguenza facciamo le nostre scelte di vita.
Noi per esempio divoriamo calcio al punto che dopo aver detto che è tutto uno scandalo, che non se ne può più e, tanto altro ancora… con la coscienza a posto ci sediamo e spendiamo una barca di soldi per ‘guardarlo’ e ‘litigare’.
Noi per esempio divoriamo musica al punto che anche in bagno ci ritroviamo con le cuffie e siamo disposti a tutto pur di andare a ‘quel concerto’.
Noi per esempio divoriamo…
Lui, Gesù di Nazareth, ci chiede di “mangiarlo” per avere la vita.
Lui, questo ci chiede, e a noi rischia di fregarcene un accidente: abbiamo altro da mangiare, appunto!!!
Lui, il Figlio del Padre, ci chiede di metterlo al primo posto…. ma forse è già occupato…
Dai, allora, buttiamoci in Lui e buona vita sarà. Un abbraccio. Ciao, don Gigi
XXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO 26.08.2018 Gv 6, 60-69
In quel tempo, molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù, infatti, sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
«Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?»
Il linguaggio è davvero duro e ho già detto perché mi sento contento di non essere un suo contemporaneo: rischiavo di brutto di tirarmi indietro! Veramente anche adesso non è che l’Amico abbia tanti “discepoli”: la tentazione di mollarlo è troppa. Lo vedi chiaramente nell’età di passaggio dall’essere “ragazzi” al diventare “giovani” cosa succede: in tanti scelgono altri maestri, altri cibi da mangiare. Il suo linguaggio è troppo duro; molto più semplice e immediatamente appagante seguire “altre parole”.
Continuo comunque a pensare che il mondo giovane lo percepisca come un Grande e che ne senta la nostalgia. Così come continuo a pensare che anche il mondo adulto lo senta come la Verità che varrebbe la pena di seguire e come un valido punto di riferimento.
Ma sia per i giovani sia per gli adulti, per tutti, non rimane comunque mai facile “seguirlo”.
Arrendersi è la cosa più normale che ci possa capitare. Dovremmo trovare il coraggio e l’umiltà di ripensarci, di ritornare, di riprovare ancora. Lo sa anche Lui che non è semplice seguirlo; e però Lui non è tipo da offendersi se per qualche tempo abbiamo pensato di poterne fare a meno e ci siamo nutriti e abbeverati ad altre tavole e ad altre fontane… Lui rimane ancora lì ad aspettarci e a camminare accanto e vuole continuare ad essere cibo per farci vivere davvero… e questa è una cosa che anche a noi continua ad interessare molto.
Si tratta allora di verificare i troppi “pifferai” che ci vogliono tirare dalla loro parte e si propongono come maestri capaci di riempire la nostra vita. Da chi andremo?
Ma come Signore? Il tuo linguaggio è duro, hanno ragione i tuoi discepoli! Cerchiamo il divertimento e Tu ci proponi la croce, cerchiamo di essere i migliori in ogni campo e Tu ci dici che gli ultimi saranno primi; cerchiamo la tranquillità e Tu ci avvisi che sei venuto a contraddire e che a causa tua persino i fratelli saranno in guerra tra loro. Non sei mica tanto attraente quando parli così! Mi verrebbe voglia di lasciarti perdere!
Ma è Pietro che mi trattiene. Quel tuo amico così impulsivo, così irruente, così sincero da chiederti supplichevole: «Signore, da chi andremo?»
Già, da chi andremo se ti lasciamo? Potremmo andare nelle discoteche, ma le discoteche ad una certa ora chiudono. Potremmo andare nei centri di benessere e ricorrere alla chirurgia plastica, ma nulla può fermare il tempo e il passare degli anni. Potremmo rifugiarci nell’alcool, nella droga o nello sballo, ma quando passeremmo il limite ne diventeremmo schiavi. Potremmo anche chiuderci nella famiglia, ma i nostri genitori se n’andranno prima di noi e i nostri figli prenderanno altre strade. E allora, Signore, da chi andremo? Forse torneremo da Te, perché il tuo linguaggio è duro – è vero – ma solo Tu «hai parole di vita eterna».
XXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 02.09.2018 – Mc 7, 1-8.14-15.21-23
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Gesù ha dovuto scomodare il profeta Isaia per chiudere la bocca ai farisei e agli scribi di turno, a quelli che si sentivano padroni assoluti della verità…ma a chiacchiere però !
La cosa peggiore, che anche a noi può capitare, è quella di trasformare l’Eucarestia (la Messa) in un rito bello e pulito ma che rito “bello e pulito” rimane e intanto ha perso l’anima, il calore dell’Incontro con Lui, l’emozione della sua presenza.
Onorarlo con le labbra vuol dire celebrare messe vuote di Lui anche se con tutti i vestiti del colore giusto, gli altari ben fatti e le candele, dritte e accese, al loro posto, i fiori cambiati e messi bene, le genuflessioni fatte al punto giusto.
Io credo che servano sì i vestiti giusti così come ci teniamo ad averli nella quotidianità; credo che nessuno voglia vivere con mobili scassati e sporchi; così come i gesti ci servono per far capire le nostre emozioni di là dalle nostre parole…ma il rischio di entrare in una casa bella e comoda, pulita e profumata ma senza il calore dell’accoglienza e della simpatia non lo possiamo correre.
La conseguenza di onorarlo con le labbra è di fermarci al rito come ad una tassa da pagare o un obbligo da compiere: “Le mie pratiche le ho fatte, adesso sono a posto”. No, non sei a posto, non siamo a posto. E’ il cuore che deve essere “vicino”…
Lui, Gesù di Nazareth, vuole il cuore non le nostre chiacchiere.
Pazienza se il vestito non è proprio del colore giusto; pazienza se le candele non sono proprio diritte e se la genuflessione l’ho saltata…
– l’importante che io ci ho messo la voglia di incontrarlo e di ascoltarlo perché dalle Sue labbra io possa capire cosa devo fare nella vita e quali sentieri prendere…;
– l’importante è che nel Suo Nome io sappia schierarmi dalla parte di chi ha bisogno, iniziando da dentro casa mia… Buona vita allora, con un forte abbraccio.
XXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 09.09.2018 – Mc 7, 31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Ma perché non parlarne ?
Le cronache sono sempre piene di tragedie e di disgrazie…almeno quando succede il miracolo positivo, parliamone.
No, l’ordine è invece di non parlarne per niente.
Ma ci sarà pure un motivo allora, e dovrà essere un motivo importante.
Sì, il motivo è davvero importante perché è strettamente legato alla sua Missione, al perché del Suo essersi fatto Uomo.
Un motivo legato al tentativo di non farci fare confusione.
Capiterà ancora che Gesù chieda di non parlare con nessuno del “miracolo” appena fatto…altre vote invece sceglie di fare i miracoli quando c’è tanta gente.
Ma perché allora ?
Semplicemente perché Lui non vuole passare per un ‘mago’ o uno ‘stregone’ o un ‘guaritore’; perché Lui non è venuto a guarire corpi e basta, ma a guarire quello che è “dentro il cuore dell’uomo”.
Gesù è certamente contro la sofferenza, la malattia, il dolore anche se non potrà toglierli del tutto perché fanno parte del nostro essere creature, persone concrete…
Gesù è certamente contro a tutto quello che è “male” perché il “male” è segno di una creazione rovinata dalla libera scelta dell’uomo…non della Creazione Originaria “bella e buona” del Padre.
E allora combatte la sofferenza, la malattia, il dolore per schierarsi in maniera totale contro il Male. Ma nessuno può fare confusione: Lui non è venuto per guarire il corpo ma per salvare tutto l’Uomo.
Non gli serve la pubblicità del sordomuto guarito dalla sua malattia…perchè la salvezza passerà invece attraverso il Suo perdono, l’ascolto della Sua Parola e il nostro esserne testimoni con la vita.
E’ il Suo essere Figlio del Padre che salverà l’Uomo nella sua interezza.
I “miracoli” allora sono finalizzati a farci capire da che parte sta: contro tutto quello che è male, anche la morte…e lo dimostrerà con la figlia della vedova di Nain, con l’amico Lazzaro…Lui è il Figlio di Dio, il Risorto.
I “miracoli” allora sono finalizzati ad una catechesi di Risurrezione dalla morte, anche per noi. Buona vita, davvero. Un grande abbraccio.
XXIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO 16.09.2018 – Mc 8, 27-35
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Il tempo del vivere ha fatto dei grandi passi avanti ma noi dovremo sempre e comunque fare i conti con la morte. Rimane anche vero che per noi ‘occidentali’ all’appuntamento finale ci si arriva con una qualità di vita migliore…tutto vero, ma all’appuntamento ci si arriva.
Il discorso del vangelo è riferito al “come” ci si arriva: con una vita passata a difenderla e a proteggerla per un mio benessere personale o con una vita passata a spenderla per Lui, per gli altri e anche per me stesso. E’ l’intreccio che conta, è solo quello. Che cosa voglio farne dei miei anni.
La cultura egoista ed egocentrica del nostro tempo tenta di farmela ‘salvare’, la vita, cioè di godermela tutta. “ Mi devo realizzare…” è uno degli slogan dominanti, ma è vero solo per una terza parte perché, da solo, non ti realizzi proprio. E’ la storia del chicco di grano: ci vuole sì il chicco di grano per fare la farina del pane, ma da solo non basta, deve lasciarsi macinare con gli altri chicchi di grano.
Così la mia vita. Il rischio di rimanere un bel chicco di grano è grande. Non arrivo da nessuna parte così. Devo avere il coraggio di “usarla” e di “lasciarla usare”…e le indicazioni sono due: per Lui e per il Vangelo.
Questo è il modo di spendere bene i propri anni, il tempo del vivere.
“Avevo fame, avevo sete, ero forestiero, ero in carcere, ero malato, ero…e tu sei venuto a trovarmi, mi hai dato una mano, …l’avete fatto a me “.
Sarà questo il sistema che ci “salverà”: provare a rispondere alle tante domande di fame e di sete (e non c’è solo quella tragicamente concreta del pane e dell’acqua), provare a rispondere concretamente ai tanti profughi della vita, ai tanti malati e carcerati del nostro tempo. Il modo migliore per salvare la propria vita (essere contenti, stare bene, essere “beati”…) il modo migliore sarà quello di perderla per gli altri perché negli altri troviamo Lui, il Signore Gesù. Buona vita. Un forte abbraccio.
XXV DOMENICA TEMPO ORDINARIO 23.09.2018 – Mc 9, 30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Ecco, ancora una volta, chiarito qual è il modo di perdere la vita per salvarla.
Non è in discussione se sia giusto o no voler essere ‘primi’, anzi, l’invito è quello a volerlo essere! Il cristiano è chiamato a “voler essere primo” !
Qui in discussione c’è il “come” esserlo. A “quel come” sei chiamato tu e sono chiamato io: “…sia il servo di tutti”.
Attenzione! “Servo” e non schiavo, perché sempre Lui ci chiarirà che essere servi vorrà dire diventare suoi amici e proprio così Lui ci chiamerà: amici.
Questo, e solo questo, sarà il modo giusto di stare dentro alla vita.
E’ il “come” nuovo dell’essere servi: quello di prendere in considerazione e con rispetto gli altri, tutti.
Sono scombussolate le categorie: per essere primi bisogna diventare ultimi, capaci cioè di mettere sempre davanti quelli che hanno bisogno di te… e di volta in volta saranno i figli, il papà e la mamma, i nonni, i vicini di casa, i “poveri” che incontri sulla tua strada: loro hanno bisogno di essere ascoltati, di essere perdonati, di essere coccolati, di sentirti; loro hanno bisogno di stima, di un sorriso, di un invito, di un interessamento vero, di una parola di coraggio, di un poco del tuo tempo…
Servi allora della giustizia, della pace, della Verità, dell’Amore…di tutto quello che scalda davvero il cuore dell’uomo e lo fa stare bene, di tutto quello che non vogliamo che rimanga ‘parola al vento’.
Questo è un podio strano allora, perché non si corre per la medaglia o per la fama o per il record da battere…ma si “cammina” per essere cristiani veri, cioè “uno dei Suoi” con il cuore e la testa aperti a chi ci sta intorno.
Buona vita allora…con Lui al centro. Un abbraccio.
XXVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO 30.09.2018 – Mc 9, 38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
«Se la tua mano ti scandalizza, tagliala.»
È un linguaggio duro e deciso, che se fosse preso alla lettera il mondo sarebbe pieno di zoppi e di monchi e di ciechi…
Sono altri i piedi e le mani da tagliare e gli occhi da cavare, non certo quelli che ti servono concretamente per camminare, toccare e vedere. Sono i piedi e le mani (cioè le motivazioni, tutto ciò che sta alla base e che ti fa mettere mano a quello che fai) delle scelte sbagliate che facciamo e che ci costringono a camminare nelle direzioni sbagliate. Sono gli occhi che puntano su falsi traguardi e che c’inducono a non vedere più il traguardo vero del vivere.
È così: ognuno di noi vive e si comporta sulla scorta delle proprie scelte fatte e dei traguardi su cui ha puntato. Se scegli il potere, il successo, il denaro, il sesso, la droga, l’alcol, l’apparire… sarai visibile nelle conseguenze concrete di tutto questo… e il rischio di “scandalizzare” è davvero evidente.
Quando punti gli occhi su un traguardo farai di tutto per raggiungerlo, e se quel traguardo è falso tutta la tua vita diventerà “falsa” e anche questo è “scandalo” per gli altri, per i piccoli, per i giovani, per tutti.
Sono le scelte sbagliate da “tagliare”. Sono i falsi traguardi da “cavar fuori”.
Mi pare però che non sia tutto così schematico. Noi, infatti, siamo capaci di mischiare le cose e di truccare la vita. Siamo capaci di mischiare il giusto con lo sbagliato, il male con il bene. Abbiamo capito, riusciamo a vedere, vogliamo camminare dietro a Lui… ma ci va di prendere qualche scorciatoia e di vivere un poco le mode; ci va di fare i furbi e i prepotenti e ci va di approfittarne!
Un modo per tagliare sarà quello di fermarci ogni tanto e guardarci addosso con calma e sincerità e di ritornare ai “perché” e ai “come”… sì, con calma, con il suo Perdono, con la semplicità di un bambino che non impiega nulla a riandare in braccio alla sua mamma anche dopo una sculacciata.
XXVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 07.10.2018 – Mc 10, 2-16
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Qui non si sta parlando di ‘coppie di fatto’, di contratti, di convivenze…qui si sta parlando di un Sacramento ( …Segno della Sua presenza ), quello del matrimonio.
In quel sacramento viene pronunciata proprio quella frase, e viene detta in faccia e nel cuore di un uomo e di una donna che hanno scelto di chiamare il Cristo a testimone di una vita della quale si vuole fare un “dono per sempre”, un dono reciproco.
E qui, in questa situazione, l’invito è quello di non metterci mano perché ci sono state messe le Sue di mani !
Conosco fin troppo bene le sofferenze e le angosce di famiglie che sono arrivate al punto di non ritorno e non sta a me giudicare la scelta di separarsi…anche perché per me è un attimo dire che non si può: per me è facile, tanto poi io me ne vado e sono loro a restare fra quelle quattro mura d’inferno.
Voglio solo dire che i punti di non ritorno rimangono tali e le soluzioni non sono tante, forse è solo “quella”.
* Voglio invece dire che è fondamentale ‘educarsi’ prima e durante la “vita insieme”: educarsi a costruire il dialogo, la sincerità, il perdono, il parlarsi, il coccolarsi, il cercarsi…
* E’ importante tenersi per mano prima, così come è importante essere aperti al cuore e al sentire dell’altro, così come è importante regalarsi i minuti e le ore per fare tutto questo.
Quante volte invece si rimanda, si fa finta di niente, si tollera e non si cerca mai il momento per parlarsi e guardarsi in faccia…c’è sempre una partita o un telegiornale!
Il “per sempre” non è impossibile o una presunzione.
Il “per sempre” è invece possibile e diventa una realtà se insieme si avrà il coraggio di riandare da Colui che si è chiamato a testimone del proprio essere dono e al Quale si è affidata la “vita insieme”.
Il “per sempre” è possibile se avremo il coraggio di dare una mano e di guardarci negli occhi…
“Buona vita”: è possibile. Un grande e forte abbraccio. Don Gigi
XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 14.10.2018 – Mc 10, 17-30
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
E’ scritto, senza imbarazzi e senza paura di essere frainteso: lo amò!
Sembra non sia possibile per noi: linguaggio troppo distante dai nostri incerti pudori e troppo immediato per i nostri calcoli d’immagine.
Ma Lui, Gesù di Nazareth, sa solo parlare d’Amore perché solo per questo si è fatto Natale, per questo si è fatto Pasqua…Risurrezione.
E, dalla lista, non è escluso nessuno, Lui ci “fissa” tutti, uno per uno e per ciascuno c’è una chiamata e da ciascuno di noi vorrebbe un modo nuovo di stare al mondo: mettere Lui al primo posto…”Và, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri…poi vieni e seguimi”.
Non è, e non sarà mai, una chiamata generalizzata ma fatta proprio a te, a me, a ciascuno di noi.
“Lo amò” è una parola troppo forte per noi?
OK, non sarà facile usarla nel nostro parlare quotidiano, ma la nostra vita sì, può essere usata in linea con quel Suo “lo amò”.
Forse dobbiamo riprenderci anche noi il tempo del “fissare”, come Lui fa con noi.
E sono tre le direzioni:
– La prima è Lui. E’ ora di riprenderci gli spazi e i tempi dell’Eucarestia, del pregare, del Vangelo.
– La seconda sono gli altri. E’ ora di accorgerci che ognuno ha bisogno dell’altro per vivere i progetti, i sogni e per superare le salite che la vita ci para davanti. Fissare vorrà dire allora spendere un poco di tempo per ‘darci una mano’.
– La terza direzione mi riguarda personalmente e mi costringe a recuperare gli spazi del mio divertirmi, del mio silenzio per capire e pensare, gli spazi del mio ‘leggere’…
Lui, il Signore Gesù, continuerà a “fissarmi” con uno sguardo d’Amore.
Lui, il Figlio del Padre, mi “fissa” e mi chiama a reinventare la cultura dell’Amare.
Lui, Gesù di Nazareth, mi invita a ‘vendere tutto’ e andare con Lui.
Buona strada allora. Un grande abbraccio.
XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO 21.10.2018 – Mc 10, 5-45
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»,
Giacomo e Giovanni non avevano ancora capito niente.
Com’è facile però ‘sbagliarsi’.
E se ci sono ‘riusciti’ loro, beh allora è il caso che non mi scoraggi neppure io.
– Lui, il Maestro, sta rivoluzionando la Storia e loro sono attaccati al posto da occupare, preoccupati dei primi posti.
– Lui, il Cristo, sta ribaltando il modo di stare al mondo e loro vogliono rimanere attaccati ai modelli del potere e del successo.
– Lui, il Dio fatto Uomo, cerca gente per una rivoluzione d’Amore e loro sono aggrappati ai vecchi schemi di parte.
– Lui, Gesù di Nazareth, è per il servire e loro per il comandare.
– Lui però non li manda via: no, li tiene insieme per ‘educarli, piano piano, un poco per volta… Cresceranno, un poco per volta, e sarà così anche per noi.
– Lui ci vuole schierati nel ‘servire’ e non dobbiamo perderci nella tentazione del ‘dominare’.
– Lui ci vuole rivoluzionari dell’Amore e noi non dobbiamo ostinarci nelle secche dell’egoismo.
Queste cose le avevo scritte mentre ero in viaggio sulla Orte-Cesena, verso Bologna.
Mi scorrevano a fianco fabbriche, cascinali, botteghe d’artigiani, cantieri, gente che lavorava i campi, macchine e camion e pulman, prati e boschi e corsi d’acqua, paesi e città…dentro a tutto questo immaginavo la gente con le sue preoccupazioni, speranze, progetti, sogni e delusioni, feste e lutti…stavo passando in mezzo al ‘vivere’ insomma.
E allora provavo ad immaginare come sarebbe stato tutto questo se avesse vinto la Sua rivoluzione d’Amore, il Suo modo per noi di stare al mondo.
Provavo ad immaginare come sarebbe stata questa “Creazione” finalmente recuperata dalla Sua Alleanza con noi.
,.,E allora anche noi con Lui: ma con il Suo “stile”.
Buona vita. Un forte e grande abbraccio.
XXX DOMENICA TEMPO ORDINARIO 28.10.2018 – Mc 10, 46-52
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Se uno ha un qualche problema di vista li può risolvere con un buon paio di occhiali e se gli occhiali non gli ‘donano’ si risolve con le lenti a contatto.
Se uno ci vede bene…non gliene frega niente né di occhiali né di lenti a contatto.
Siccome però qui non si sta parlando del vedere degli occhi (il miracolo è riferito a quelli, ma il messaggio va oltre…) ma qui si tratta del vedere del “cuore” e della “testa” per capire chi dobbiamo seguire, allora è probabile che la cosa ci importi ancora meno perché siamo assolutamente sicuri dei fatti nostri e delle nostre scelte.
Ci capita così di perderlo di “vista”…e se una volta, quando si era piccoli, non ci dava fastidio il catechismo e si faceva volentieri il chierichetto e si andava tranquillamente a Messa…adesso, che si è un po’ cresciuti, pensiamo che siano cose che si possono tranquillamente ignorare. Forse non le disprezziamo ma, non ce ne può fregare di meno.
Ci vediamo abbastanza da sapere che cosa fare e dove andare, abbiamo le idee chiare sul come gestire il tempo e come preparare il futuro. Non ci passa minimamente per la testa di chiedere il dono della “vista”…ma quale vista? Ci vediamo no ?
– Ci capita di sentirci annoiati e persi…e però abbiamo le idee chiare;
– Ci trasciniamo scoraggiati e senza meta…e però abbiamo le idee chiare;
– Ci riempiamo di alcol e di birra…e però abbiamo le idee chiare;
– Ci siamo messi in testa che basta un po’ di sesso e un po’ di soldi…e però abbiamo le idee chiare;
– Ci siamo lasciati convincere sulle diete e sulle lampade per star bene…
– Ci siamo lasciati convincere che con un po’ di cattiveria si arriva…
– Ci siamo messi a fare i bulli per sopravvivere…
– Ci siamo messi a bestemmiare per dare peso e spessore al nostro parlare…
…e però abbiamo le idee chiare !
Anch’io mi sento un poco dentro a tutte queste “idee chiare” e allora sento dentro una gran voglia di urlare a me stesso: “Che io riabbia la vista”.
Credo di avere un grande bisogno di tornare a vederTi per seguirTi davvero sulla Tua Strada.
Buona vita con un forte abbraccio.
FESTA DI TUTTI I SANTI 01.11.2018 – LE BEATITUDINI – Mt 5, 1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
E’ la festa di tutti i Santi…
Santi sono tutti quelli che hanno il coraggio e la fantasia e l’Amore di andare dietro a Lui fino in cima alla montagna…e credo che “montagna” stia per “vita”.
Allora i “Santi” sono tutti quelli hanno fatto la fatica di ‘salire la montagna’, di ‘vivere la vita’, provando a mettere in pratica le Beatitudini.
– La santità credo che consista, oltre che nello stare molto allegri (…lo ha detto don Bosco ), credo che consista nell’accettare il ribaltamento della logica di questa cultura dominante…e “le Beatitudini” dicono esattamente il contrario di tutto quello che dice e predica il sistema di potere e di dominio dentro al quale siamo immersi.
– La santità allora non è qualcosa che riguarda solo qualcuno…no, la santità ci riguarda tutti perché tutti siamo chiamati a “diventare santi” e cioè “testimoni”, nel nostro vivere, della Sua Parola, delle Sue Regole… testimoni di Lui.
– La santità è il nuovo modo di stare al mondo, di vivere la vita, di essere “cristiani” finalmente.
Io sono convinto che, questa Festa, sia la festa della mia mamma e del mio papà, dei miei nonni, di tante persone amiche che hanno passato il confine della vita e che ho imparato a conoscere e ad amare. Sono anche convinto che sia la festa di tante persone che nel silenzio e senza tanto casino hanno dato la vita per gli altri, giorno dopo giorno.
E sono anche convinto che oggi sia la festa di tutti quelli che stanno cercando, adesso, di mettere in pratica le Sue Regole.
Che sia anche la nostra festa? Buona vita con un forte abbraccio.
XXXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO 04.11.2018 – Mc 12, 28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
La cosa che impressiona in quest’intervento di Gesù è dove punta il dito: … contro gli scribi. Sì, perché uno si aspetterebbe un attacco al loro insegnamento, alle cose che dicono…loro, infatti, sono gli esperti della Parola, la conoscono a memoria, è sempre davanti ai loro occhi. Invece No. L’attacco, l’invito a prenderne le distanze è sui loro comportamenti e modo concreto di vivere.
E’ davvero come se dicesse: “Non hanno capito niente di quello che insegnano; conoscono sì la Legge e i Profeti ma non stanno facendo nulla per esserne testimoni veri e affidabili”.
E’ un attacco vero e proprio alla coerenza di chi dice d’essere maestro ma lo è solo con le chiacchiere e poi la vita scorre su altri binari che non c’entrano nulla con la Parola insegnata.
Vale piuttosto la pena di prendere in considerazione l’atteggiamento della “povera vedova”: non dice una parola e forse la sua situazione di fatica e dolore glielo impedisce…non parla, ma il suo modo concreto di comportarsi c’è indicato dal maestro come giusto e vero.
Quel “guardatevi” allora credo che debba riguardare anche me.
Credo che colpisca anche me per tutte le volte che le chiacchiere restano chiacchiere e la vita è un adeguarsi al ‘così fan tutti’.
– Devo guardarmene dal mio essere ‘scriba’ (prete) che conosce i Vangeli e pensa di predicarli anche bene ma poi i miei comportamenti non c’entrano niente con la Parola predicata.
– Devo guardarmene da quella Chiesa che è troppo attaccata al potere e all’immagine e al superfluo e risulta così sempre più distante dalle scelte che il Maestro ha indicato.
– Devo guardarmene dal mio pensare d’essere “cristiano” semplicemente perché conosco le parabole, le preghiere, i comandamenti, i precetti, perché ho ricevuto il Battesimo…ma poi, la mia vita, scorre sugli stessi binari di colui al quale non importa proprio niente delle Beatitudini e dei Comandamenti dell’Amare.
– Devo recuperare la mia coerenza di cristiano, di prete.
Buona vita…insieme. Un grande abbraccio.
XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 11.11.2018 – Mc 12, 38-44
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Alla “domanda” nella Parola di domenica scorsa:
“ Qual è il primo dei comandamenti? ” …il Maestro ha risposto.
E risponde facendo un abbinamento che lascia, ‘scribi e farisei’, senza parole e senza nessun ‘aggancio’ per poterlo attaccare.
Anzi, e sembra incredibile, lo scriba approva tutto !
“ Amare Dio, gli altri, se stessi… vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici ”.
– Forse questa risposta spiazza tanti cristiani che hanno sempre pensato che bastasse una qualche Messa e un qualche ‘sacrificio’ o un qualche ‘digiuno’ per sentirsi a posto e in grado di “giudicare” gli altri…
– Forse questa risposta spiazza anche una parte di Chiesa che si è rifugiata in riti belli sì ma inutili quando finiscono lì dove sono cominciati: in gesti senz’anima.
Invece il Maestro, Gesù di Nazareth, quello che da ragazzino di 12 anni nel tempio di Gerusalemme discuteva con i Grandi sacerdoti…, proprio Lui dice che “amare il prossimo come se stessi è simile al primo dei comandamenti”, cioè quello di amare Dio.
Il Maestro dice, insomma, che non basta più celebrare la Messa, i Sacramenti, pregare…non bastano più.
Attenzione però a fare i furbi… ‘ bastano più’ non vuol dire, e non vorrà mai dire, che allora posso farne a meno.
No, non vuol dire quello, perché i Sacramenti rimangono ‘fondamentali’ per “seguirlo”, per “Amare Dio”.
Il Maestro dice che non bastano più se non ce li ‘rigiochiamo’ nei rapporti veri e sinceri con gli altri e con noi stessi.
E non si può far finta di non capire e di scandalizzarci.
L’Amare parte da Lui per finire dentro nel mondo degli altri e nel mio, o parte dagli altri e da me per trovare spinta e senso dentro di Lui.
I miei “olocausti e sacrifici” non possono e non potranno mai essere staccati e in contraddizione con il mio modo concreto di comportarmi, di parlare, di pensare e quindi di fare le scelte dentro il mio vivere il tempo…
…devo fare unità dentro me stesso: Dio, gli altri, me.
La risposta fondamentale Lui me l’ha data.
Nessun’altra risposta, di chiunque altro, potrà mai essere in contraddizione con la Sua e diversa dalla Sua.
Che non ci capiti di far finta di non capire… così, giusto per farci gli affari nostri e andare dove ci fa comodo.
Lui ci vuole “testimoni”… suoi testimoni.
Buona vita, con Lui, dentro ai “Segni-Sacramento” che Lui ci ha lasciato. Un grande e forte abbraccio.
XXXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 18.11.2018 – Mc 13, 24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
E’ come un certificato di garanzia.
Lui sa che noi abbiamo bisogno anche di ‘certezze’ e allora eccole: la “garanzia” è la Sua Parola.
Tutte le cose create vanno e andranno verso la loro naturale conclusione che è la morte, la Sua Parola no, non morirà mai.
Il Cristo ci sta dicendo che non possiamo mettere tutta la nostra fiducia sulle cose. Non possiamo perché dentro hanno il loro limite stampato ben chiaro: passeranno !
Il “cielo e la terra” dovranno sempre e soltanto restare strumenti per incontrare meglio Lui e gli altri. Sarà la Sua Parola ad essere segno di presenza di Lui nella mia vita, sarà il Suo diventare Pane da mangiare che diventerà forza del mio “camminare” la vita.
E in questa mia avventura del vivere avrò bisogno anche del ‘creato’: gli amici e le amiche, il pane e il vino, le vacanze, i tramonti, il papà e la mamma, il divertimento, la macchina, una casa…ne ho bisogno come dell’aria che respiro. Lui lo sa ! Ma sono e resteranno ‘creature’ mentre la Sua Parola no, non è stata creata, la Parola è da sempre, la parola è Lui…
“ In principio era la Parola, e la Parola era presso Dio e la parola era Dio…tutto è stato fatto per mezzo di Lui…in Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini…E la Parola si è fatta carne e venne ad abitare in mezzo a noi…” (Gv 1, 1-18)
Questa è la grande scommessa che ogni giorno si apre nella mia vita e sulla quale dovrei giocarmi tutto, proprio tutto. Lui mi dà la Sua Parola, appunto !
Buona vita allora, con Lui al “centro”. Un grande abbraccio. Ciao, don Gigi
SOLENNITA’ DI GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO 25.11.2018 – Gv 18, 33-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
“ Il mio regno non è di questo mondo……” Questa è un’affermazione che è tutta da capire perché, se ’ascoltata’ davvero, ci può chiarire un sacco di cose.
Tanto per cominciare va subito evitata la sensazione che Gesù si chiami fuori della Storia e che della Terra che io abito non gli importi molto..,.tanto Lui sta da un’altra parte.
Credo che sia proprio il termine “mondo” che ci mette sulla strada sbagliata: qui, nel Suo parlare, il termine “mondo” non sta per il “pianeta Terra”…ma si riferisce al “sistema di dominio” ed allora ci dice che il Suo Regno non si può, e non si deve, confonderlo con il sistema che governa il mondo;
Il Suo è un ‘potere’ (Regno) che si basa sulla Giustizia, sulla Verità, sulla Libertà, sulla Pace, sull’Amore.
Tutta la Sua vita è stata una testimonianza di questo e per questo Lui è venuto e, anche i suoi amici, a questo li ha educati.
Lui, Gesù di Nazareth, ha sempre preso le distanze dal potere e dal “sistema di dominio” la cui logica è la violenza e la sopraffazione dell’altro, “mondo” dentro al quale si è trovato immerso e dal quale ha preso le distanze e ha fatto di tutto per impiantare un nuovo modo di vivere la Storia e di “abitare” il pianeta Terra… ma senza ‘servitori che combattono’ …
Una volta la Chiesa aveva anche il potere temporale e lo ha difeso con i denti: benedetto quel giorno in cui questa assurdità le è stata tolta proprio da quella logica di governo alla quale Lui dice di non appartenere.
Adesso tocca a noi liberarci da questo sistema. Adesso tocca a noi ‘cristiani’ (…quelli di Cristo) prendere le distanze da questo “mondo” (sistema di dominio) per impiantare la Sua Vita, la Sua Parola d’Amore…impiantare le Beatitudini, “l’Avevo fame, avevo sete, ero malato e in carcere, ero forestiero e tu…” (Matteo 25, 34-40)
Non è una mia o una tua scelta. E’ Lui che ha detto che il Suo Regno non è di questo ‘mondo’. A me, a te tocca decidere da che parte stare.
Buona vita….con Lui al centro, senza paura. Un grande abbraccio.
Anno liturgico C
I DOMENICA DI AVVENTO 2.12.2018 – Lc 21, 25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Riprende il giro: non c’è sosta.
Finisce un anno e subito ne comincia un altro. Sembra perfino una cosa banale.
Il pericolo o il rischio invece è quello di non saper ‘leggere l’anno’ che è appena finito, con la conseguenza che diventa improbabile fare un progetto serio e convincente per quello che inizia.
La Parola allora ci mette di fronte a tre situazioni da verificare circa il passato ed il presente:
– dissipazione. E’ la filosofia del “chi se ne frega” e del qualunquismo devastante, del “tanto è lo stesso”… con il risultato di un disimpegno totale nella stupida ma accattivante illusione del come possa avere senso “vivere alla giornata”, del “faccio quello che voglio”.
– ubriachezze. Discorso legato anche al vino e alla birra e ai super-alcolici e alle droghe…scuse e sistemi per ‘entrare nel giro’, per abbattere timidezze e paure, per prendere coraggio…mode tragiche che portano al niente.
Discorso però anche legato alle ubriachezze di TV vuota e superficiale ma ‘piazzata’ in orari giusti, o presto o tardi,…e in mezzo qualcosa.
Discorso legato al tempo libero, pieno soltanto di vuoto e di niente che si rincorrono nei soliti riti del ‘fine settimana’…
– gli affanni della vita. Gli affanni… in altre parole, le paure e le ansie che prendono il sopravvento sul giusto preoccuparsi e il sano darsi da fare.
La Parola, a questo punto, ci propone anche i ‘sentieri’ da percorrere per “uscirne fuori” da uomini liberi e veri, da ‘protagonisti’ autentici, da persone che ‘hanno collegato’ sia la testa sia il cuore, da persone che vogliono costruire da adesso il futuro.
– Alzarsi… rifiutarsi cioè di rimanere seduti nelle situazioni incancrenite dalla noia e
– …levare il capo: su la testa, riprendiamoci la coscienza di esistere e di avere una ‘testa’ da usare.
– Pregare …riprendiamoci la voglia ed il bisogno di ‘parlare’ con il Padre, di aprire un dialogo sulle cose che mi interessano, mi preoccupano, mi interpellano.
– Vegliare: …rifiutarsi di dormire sul mondo, il mio e quello degli altri. Occhi aperti sulla vita, quella che mi scorre tra le mani e nel cuore. Il tempo, il mio tempo che prende uno stile diverso…quello del ‘seguirLo’.
Il progetto allora è chiaro per un anno intero e viene sintetizzato dai quattro verbi che dovrò imparare a coniugare giorno dopo giorno:
-Alzarsi-
-Tirar su la testa-
-Pregare-
-Vegliare.
Domenica dopo domenica capirò come e che cosa fare.
Domenica dopo domenica la Parola mi permetterà di confrontarmi e di scegliere di fronte alle mille altre parole che voglio e devo ascoltare.
Domenica dopo domenica dovrò decidere da che parte stare.
Buon anno, buona vita. Un grande e forte abbraccio.
IMMACOLATA CONCEZIONE 8.12.2018 – Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
E’ la scusa o la motivazione di quasi sempre. Quasi sempre, infatti, quando si è di fronte ad un gran progetto, ad una grand’avventura o ad un importante evento, quasi sempre ti ritrovi con il dirti: “Com’è possibile?”. Ti prende la paura di non farcela, di rimanerne deluso e sconfitto.
E’ sufficiente per rinunciare, per non provarci proprio, per mettere il cuore e la testa in pace…
In pace? No, più probabilmente nella noia e nel vuoto e nei rimpianti.
“Com’è possibile?”. Non è possibile, si pensa. Non è possibile: mancano i soldi, manca il tempo, manca la collaborazione, mancano le strutture…mancano i mezzi insomma. E siamo anche sinceramente convinti di aver trovato motivazioni serie e vere e convincenti per non ‘buttarci’ in avventure e progetti che sento altrettanto seri e veri! Ma non sarà, forse, che non conosco la cosa fondamentale, indispensabile per rendere vero e attuabile il progetto?
Non sarà, forse, che non conosco il ‘ punto di riferimento ’, il ‘ motore ’ del mio poter andare, il ’ sentiero ’ da seguire? Non sarà, forse, che non conosco lo ‘stile del vivere’?
E allora la mamma di Gesù, Maria di Nazaret, ci aiuta a prendere coscienza. La sua reazione diventa una risposta di vita per il mio ‘buttarmi’ dentro alla mia di vita: “Eccomi, sono la serva del Signore…”.
Farsi servo.
In un mondo dove tutti vogliono essere padroni, vogliono essere primi, vogliono vincere e basta e per farlo sono disposti a tutto, in un mondo di arroganti e presuntuosi…in un mondo così il cambiamento da fare per ‘vivere’ davvero è radicale: diventare servi della Verità, della Giustizia, della Libertà, dell’Amore, di Lui……anzi, a pensarci bene, il cambiamento è ancora più radicale perché proprio Lui dice: “Vi chiamerò amici”…e per Lui essere “amici” vuol dire “dare la vita” !
Questo è il cambiamento che ci chiama a fare l’Immacolata. Questo è stato il suo cambiamento radicale che l’ha fatta diventare la Mamma del Dio che si fa Uomo.
La Messa della domenica è un modo concreto per imparare a conoscerlo e poter diventare suoi amici, dare cioè finalmente la vita per Qualcuno…e questo diventerà subito ‘comunione’ con le persone con le quali vivo e che incontro lungo la strada della vita.
Lei, intanto, sta dalla nostra parte e farà il tifo perché anche noi riusciamo a ‘fidarci di Lui, del Figlio’.
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
II DOMENICA DI AVVENTO 9.12.2018 – Lc 3, 1-6
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Da duemila anni oramai gira questo ‘ordine’, si, perché di un ‘ordine’ si tratta!
Da duemila oramai sono stati proclamati questi verbi: riempire, abbassare, raddrizzare, spianare.
Da duemila anni però sembra che ci siamo messi in testa che si tratti di verbi che altri devono ‘coniugare’, un ordine che non ci riguardi insomma.
Ci siamo quasi convinti che non tocca a me né a te: tocca a loro… gli altri, appunto. E dopo tutto questo, come se non bastasse, mi resta anche il coraggio di lamentarmi dei troppi ‘burroni’ che vedo in giro per il mondo, per le troppe cose storte, per…i burroni dell’anima e delle coscienze svuotate dai doveri e dai diritti; le vite ‘abbassate’ e massacrate dall’ingiustizia e dalla violenza; le montagne che sono cumuli di arroganze e presunzioni, di scalate al potere e al successo e che non guardano in faccia nessuno.
Tutto questo però sempre e soltanto qualcosa che riguarda gli altri.
Ma adesso basta, è tempo di reagire, di svegliarci perché è iniziato un tempo nuovo, il “tempo” di un Dio che si fa uomo per coinvolgere me, perché sia “io” a cambiare, perché sia “proprio io” a provare a mettere in pratica il suo ordine, il suo comando, i suoi ‘verbi’.
Devo mettermi in testa e nel cuore che c’è un vocabolario nuovo. E, in questo vocabolario, non sono tante le pagine e ancora meno le Parole da imparare e sono pochi anche i verbi da coniugare con i fatti della mia vita. E non sarà è un azzardo affermare che il Suo vocabolario è fatto di un solo grande verbo: “Amare”, e di una sola grande Parola: “Amore”.
Tutto il resto, tutte le altre parole e gli altri verbi ci sono per capire e vivere queste uniche e grandi Parole.
Tutte le altre: riempire, abbassare, raddrizzare, spianare…se sono coniugate al di fuori dell’Amore, il risultato sarà quello che non vorremmo mai vedere.
Natale sarà un segno, una ‘palestra’ importante, un punto di riferimento.
Natale sarà il mio rinascere dentro ad un tempo nuovo nei suoi contenuti e nelle sue prospettive, dentro ad un tempo dove mi sento coinvolto in prima persona, io, e non sempre e soltanto gli altri. Finalmente!
La sua nascita, la sua vita, le sue parole diventeranno la mia conversione e sarà per un mondo migliore: e questa volta sì, riguarderà anche… gli altri !
Buona vita. Un grande e forte abbraccio. Ciao, Don Gigi
III DOMENICA DI AVVENTO 16.12.2018 – Lc 3. 10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Si fa in fretta a dire: riempire, abbassare, ecc… (era la Parola di domenica scorsa).
L’hai pensato anche tu vero? E non senza un qualche fastidio e un cenno di rabbia.
L’abbiamo pensato tutti: “parole, parole e ancora parole…” E, probabilmente tutti, dopo un qualche momento di rabbia e di perplessità ci siamo chiesti: “ OK, e adesso che cosa dobbiamo fare ? “.
E’ la domanda che la gente fa a Giovanni ed è la stessa che ci facciamo oggi ed è la stessa che dura da un sacco di secoli. La risposta è sempre e soltanto quella.
Siamo un popolo testardo come pochi, sì perché la risposta è dentro nel fascino e nel piacere enorme che ci vengono dal sapere che sono esistite persone come Francesco D’Assisi, come madre Teresa di Calcutta, come don Bosco…come tanti nonni e nonne, come tanti papà e tante mamme, come tanti giovani…e perché non come me?
Perché non voglio che tocchi a me?
La solidarietà, la giustizia, l’onestà (…la santità…): sono faccende che devono riguardarmi, sono i ‘valori’ che diventano risposta vera per un nuovo stile, risposta al “cosa devo fare”. – Sono io che devo dividere con gli altri il mio tempo e piantarla di trattenerlo tutto e solo per farmi i fatti miei; – sono io che devo essere persona giusta e onesta che sceglie il dialogo come strumento di confronto e rifiuta la violenza e l’intolleranza, che sceglie il parlare ed il guardare negli occhi l’altro e non ricorre al sotterfugio o l’insinuazione che uccidono le persone e le mettono ‘fuori gioco’, fuori della vita.
E ci stiamo ancora chiedendo che cosa dobbiamo fare?
E se insegnassimo ai nostri figli a rispondere che: “ da grande voglio fare le persone onesta, pulita, giusta, capace di voler bene”.
E se noi ‘grandi’ fossimo testimoni più credibili di uno stile diverso?
Allora, loro e noi, qualsiasi professione ci capiti di esercitare, sarà comunque fatta nell’unico modo vero per costruire un mondo bello da abitare, da vivere, da inventare.
Ecco, quello che “dobbiamo fare”: vivere il Cristo, la sua Parola e la sua Vita.
Lui sarà il punto di riferimento del nostro “fare”.
Buona strada, buona vita. Un grande abbraccio. Ciao, don Gigi
IV DOMENICA DI AVVENTO 23.12.2018 Lc 1, 39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
…eccola una prima risposta al “cosa dobbiamo fare” di domenica scorsa: un atteggiamento concreto del vivere ‘da cristiani’ è quello del ‘mettersi in viaggio’.
E’ la prima reazione di Maria di Nazareth…
Il cristiano allora è uno che cammina incontro a qualcuno perché in quel “qualcuno” riconosce il volto di Cristo.
Sarà lo stesso atteggiamento del Cristo che ‘cammina’ la Palestina in lungo e in largo
.- per incontrare la gente, guardarla in faccia e far capire loro che, Lui, la amerà per sempre, la gente…
– per fare quel qualcosa di concreto che in tanti chiamano ‘miracoli’.
E’ Natale.
L’amore infatti è un atteggiamento “toccabile”: è andare incontro a qualcuno per condividere la fatica e la speranza, il futuro ed il presente; realtà che non sempre sono ‘in discesa’.
La prima dimensione quindi del “ Camminare ” è quella del non sedersi sulle proprie sicurezze e sui propri egoismi.
Maria ne è un esempio concreto.
In fondo anche lei era incinta, aveva tutte le scuse per pensare ai fatti suoi !!!…e invece si mette in viaggio, “cammina”.
E allora mettiamoci anche noi “in viaggio”…sarà Natale anche per noi!
Buona vita, buon cammino, con Lui al centro del nostro andare.
Buon Natale, con un grande e forte abbraccio. Ciao don Gigi
NATALE DEL SIGNORE 25.12.2018
dalla Messa della Notte di Natale:
“ Si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito…Cristo Signore. “ (Lc 2, 6-7)
Il tempo delle chiacchiere è finito. Adesso è tempo di partorire!
Adesso è tempo di “nascere” per vivere. Il tempo della preparazione è terminato: è l’ora dei fatti concreti, di storia vissuta.
La promessa antica si realizza. Davvero il Dio-Padre ci regala il suo Figlio e diventa storia nuova con orizzonti nuovi e carichi di luce. L’Emmanuele non è uno slogan elettorale ma è un impegno che si realizza nel “ Dio con noi “ che è Gesù di Nazaret.
Natale è scoprire che è sempre tempo per nascere e tempo per rinascere ed è sempre tempo per rinnovare la nostra storia personale e quella del mondo.
Natale è il tempo del ‘nascere’ con Lui e farlo diventare centro della nostra vita.
I verbi, le parole dell’Avvento devono concretizzarsi.
dalla Messa del Giorno di Natale: “ E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. “ Gv 1, 14
Siamo tutti figli di un Dio che si fa carne. Il Verbo (la Parola) adesso la possiamo toccare con mano e si farà addirittura Pane da mangiare: non più una gran bella promessa… e basta. Anzi, vuole abitare in mezzo a noi, vuole mettere su casa tra le nostre case, dentro alle nostre case, vuole ‘nascere’ proprio lì.
Il rischio che stiamo correndo è quello di trattarlo come l’extracomunitario di turno, da uno che non è dei nostri e viene a rompere i nostri schemi, i nostri colori, a rompere l’immagine di persone perbene in una civiltà perbene che con decenni di fatica ci siamo costruiti…
Il rischio insomma è di trattarlo come uno che ‘rompe’! Ma cosa vuole questo?
Non può andare ad abitare da un’altra parte? Che se ne stia a casa sua, nel suo cielo, siamo già abbastanza incasinati per conto nostro.
Ma no, lasciamo che arrivi Natale. Abbiamo bisogno di Uno come lui.
Abbiamo bisogno di uno che ci svegli, che ci faccia vedere, che ci rimetta in piedi, che ci ridia la voglia e la gioia della vita. Abbiamo bisogno di Uno che ‘rompa’.
Abbiamo davvero bisogno che Lui metta su casa in mezzo a noi, ben dentro alla nostra vita.
Buon natale, sinceramente.
Un grande e forte abbraccio. Auguri di una Buona Vita carica di Luce, la Sua Luce. Ciao
SANTA FAMIGLIA di GESU’, MARIA e GIUSEPPE 30.12.2018 Lc 2, 41-52
I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori si accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose. «Perché mi cercavate? ,Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» Ma essi non compresero le sue parole.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre Mio»
Qui la questione si fa imbarazzante.
Già, perché non sarà stato facilissimo per “papà” Giuseppe capire fino in fondo il suo ruolo di padre, padre di “quel” Figlio. Anche la mamma Maria era restata molto turbata fin dall’inizio, e adesso sembra che le cose si complichino, e non poco. Lui, Gesù, sparisce dalla circolazione senza avvisare nessuno e, loro, il papà e la mamma, piombano nel panico, esattamente come sarebbe successo a qualsiasi papà e a qualsiasi mamma con un minimo di testa e di cuore.
Al ritrovamento, dopo tre giorni di ricerca angosciante, immagino che la voglia del papà sarebbe stata quella di un clamoroso chiarimento sui ruoli non prima di un abbraccio e di una carezza per il lieto fine.
E invece? E invece si sente sbattere in faccia la Verità: Lui è Figlio di Dio. Giuseppe era troppo intelligente e troppo credente per non capire. Era la conferma di un ruolo importante anche se diverso dal solito ruolo di papà.
E per noi questo rimane un momento fondamentale: noi non stiamo “seguendo” un figlio qualunque, anche se potrebbe essere un gran bel personaggio… no, noi stiamo andando dietro al Figlio di Dio, a Dio.
Esattamente come stavano capendo Giuseppe e Maria, loro i primi testimoni del cambiamento radicale della storia. Giuseppe capisce e si fida. Maria aveva già capito e si era già fidata.
Chiarito tutto, chiariti i ruoli fondamentali e decisivi, Gesù torna a fare il figlio che vuole bene al suo papà Giuseppe e alla sua mamma Maria: ubbidisce, aiuta, prega, mangia e gioca con loro, ubbidisce e cresce.
È il ruolo dei genitori e dei figli: parlarsi, cercarsi, chiarirsi, ascoltarsi, crescere insieme, mangiare insieme.
Ruoli diversi che si incontrano nella voglia di amarsi. Ruoli diversi ma con la comprensione chiara che c’è un Padre di tutti, che ama tutti e che, per tutti, ha un progetto. Questo Padre aspetta solo il mio OK.
MARIA SS. MADRE DI DIO 01.01.2019 Lc 2, 16-21
In quel tempo, i pastori andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, com’era stato chiamato dall’angelo, prima di essere concepito nel grembo della madre.
Maria serba queste cose meditando nel suo cuore, i pastori tornano lodando e glorificando Dio
Capodanno… e la preoccupazione è per “l’intimo rosso”: porta fortuna!
Capodanno… e scatta la corsa ai locali, ai ristoranti, alle feste organizzate da Comuni, Oratori, Associazioni, amici!
È Capodanno, è tempo di festa e di novità.
In tutti c’è voglia di fortuna, risate, serenità, festa… voglia di cose belle insomma, emozioni forti, sorprese simpatiche. Mi stupisce pensare che è la stessa voglia dei pastori dopo aver visto e “sentito” Lui: la voglia di lodare (cantare) e di glorificare (dire e fare cose belle).
È la nostra stessa voglia di Capodanno, di un qualcosa che deve incominciare facendo festa, con il sorriso e con la musica dentro e addosso.
È un bisogno enorme che ti esplode dentro: cominciare bene! La Parola ci suggerisce come fare per rendere questa voglia più vera e che duri nel tempo.
Ci propone l’atteggiamento di Maria che è diventato il suo stile concreto di vita: meditare nel suo cuore quello che vede e che sente.
Maria diventa modello per capire cosa non serve per tenere invece quello che farà del nostro un tempo affascinante e prezioso: meditare.
Per farlo bene bisogna ascoltare, guardare, capire, confrontare e dopo, solo dopo, devo… meditare.
Rimane però indispensabile il prima, perché se il prima è fatto di niente… il mio meditare è sul niente.
E rimane indispensabile il dopo, il rendermi conto cioè di tutto quello che deve cambiare nella mia vita:
– che potrebbe essere la mia superficialità e la mia indifferenza, il mio fregarmene di tutto e di tutti;
– che potrebbe essere il mio “non guardare più” quello che capita intorno e dentro di me;
– che potrebbero essere le troppe parole che non dico più, neppure quelle belle e preziose che fanno star bene chi mi sta vicino. Riprendiamoci il cuore e la testa, facciamo come i pastori e come Maria.
Come Maria capaci di meditare… perché la festa non diventi una tragica farsa o un vuoto casino; e come i pastori capaci di “trasformarla”.
Sarà un buon anno per tutti. Auguri sinceri.don Gigi
EPIFANIA DEL SIGNORE 06.01.2019 Mt 2, 1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese
E’ tutta questione di stelle!
Con le ‘stelle’ si costruiscono programmi televisivi, si fanno riviste e calendari, si mettono insieme concerti con stadi pieni di gente, si fanno manifestazioni politiche e sindacali, si fanno olimpiadi e campionati mondiali…con le ‘stelle’ l’economia funziona!!!
Sembrerebbe di abitare sotto un cielo pieno di stelle. E la conclusione potrebbe essere che tutti “ proviamo una grande gioia “.
E forse è vero che per un momento sia davvero così. Per un momento…
Poi si ripiomba nel terribile quotidiano e ti pare che la tristezza e la delusione abbiano il sopravvento perché prendono grande spazio le notizie di morte, di guerre, di corruzioni, di incidenti, di stragi,,,
– Non sarà allora che ci manchi la “stella” giusta?
– Non sarà che costruiamo troppo intorno a tante altre stelle e troppo poco intorno a Lui, la Stella che è venuta per portare la luce nel mondo?
– Sarà che abbiamo più nessuna voglia di “vedere” davvero? Di “ vedere ” Lui?
– Non sarà, forse, che ci lasciamo abbagliare da fuochi che, pur con tutta la buona volontà, non possono riempirci di felicità, di grinta?
– Non sarà che “tutte queste stelle” alla fine non ci danno la voglia di combattere con l’unica arma vincente che è quella dell’Amore che Lui ci ha insegnato e quindi ci impediscono di incontrarci con il Cristo?
Sì, proprio Lui, che si manifesta al mondo come “luce” per illuminare i sentieri del nostro andare dentro nella vita:
– illuminarli perché possiamo camminare sicuri e decisi,
– illuminarli perché anche noi possiamo “essere luce” per gli altri, anche noi capaci di amare e anche noi pieni di gioia.
Se ritrovassimo la semplicità dei pastori di Betlemme credo che tutti vivremmo meglio sotto un cielo di pace e di serenità e credo anche che sapremmo dare il giusto peso ed il giusto valore a tutte le altre ‘stelle’ e a tutte le altre ‘luci’ che si accendono nei giorni della nostra vita.
E anche quando i fatti, le notizie, gli eventi renderanno il nostro cielo buio e scuro, anche allora Lui sarà sempre lì per farci vedere dove mettere il cuore e la testa per non perderci sotto un cielo disperato. Anche allora saremo chiamati ad essere “luce del mondo”.
Anche noi chiamati ad essere epifania!
Buona vita. Un grande abbraccio.
BATTESIMO DEL SIGNORE 13.01.2019 Lc 3, 15-16.21-22
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Il Battesimo: è il Sacramento che tutti abbiamo ricevuto.. Sacramento che ci siamo ritrovati addosso senza averlo né chiesto né scelto…così come non abbiamo scelto il nome e non abbiamo scelto quel papà e quella mamma.
Attenzione però che la Parola oggi ci aiuta a capire che cosa ci è successo,.allora, e ci invita a prendere posizione in prima persona.
La prima cosa quindi che vuole farmi capire è che io sono stato battezzato “in Spirito Santo”!
E tutti sappiamo che proprio lo Spirito fa nascere la Chiesa, perché è lo Spirito Santo che libera gli Apostoli da antiche paure e li fa uscire dal Cenacolo per diventare nel mondo testimoni della Parola e del Pane, testimoni controcorrente di un Amore che vince sull’odio e l’intolleranza, testimoni di dialogo e di vita che vince sulla morte.
Noi siamo stati battezzati in Spirito Santo attraverso l’acqua e, come per gli Apostoli, la conseguenza è di “uscire fuori” per diventare “testimoni”…di provarci almeno, così come hanno fatto loro e, in milioni di persone, dopo di loro.
Un bambino questo non lo sa e non lo può sapere. Tocca ai papà e alle mamme dirlo ai loro figli per i quali si è voluto e si continua a volere fortemente il Battesimo. Tocca ai preti, ai nonni, ai padrini e alle madrine…
Tocca un po’ a tutti dire il perché abbiamo voluto questo sacramento e provare a far vedere con la vita che, per noi, il Battesimo è diventato una ‘scelta’ importante per ragionare, per scegliere i sentieri dell’andare contro-corrente dentro ai giorni del nostro vivere, per prendere posizione di fronte alle tante provocazioni che il tempo ci mette davanti.
Tocca un po’ a tutti far vedere che il Battesimo è il sacramento del ‘vivere’ come figli dell’unico Padre che ci vuole bene.
La Parola parla anche di “fuoco”. E’ il caldo ed è la luce. E’ energia ed è distruzione. E’ segno di vita e segno di morte.
E il Battesimo… è tutto questo per ognuno di noi: – cancella e distrugge la Storia sbagliata che abbiamo ereditato; – e ci impianta dentro in una Storia nuova che insieme con il Signore Gesù dobbiamo costruire; – ci inserisce come tralci dentro nella vite..dentro di Lui;
– annienta il Peccato dell’Origine perché possiamo continuamente ritrovare l’energia per lottare contro il Male, giorno dopo giorno;
– ci regala la Vita Eterna, quella che è per sempre, ma che devo cominciare già da adesso a costruire.
Buona vita. Un grande e forte abbraccio. Ciao, don Gigi
II^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 20.01.2019 Gv 2, 1-12
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora»
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
…”Fate quello che vi dirà”…
Chissà quando riuscirò a capire davvero questa parola. La realtà è che ho sempre voglia di fare quello che dico io e cerco anche di impegnarmi con tutte le mie forze, ci penso e mi confronto e poi mi arrabbio o sono contento…ma voglio fare quello che dico io. Sbatto contro muri di gomma, faccio i conti con la mia scarsa capacità di andare ‘oltre’ alle solite analisi banali e vuote, non riesco a vedere la ‘novità’ e la ‘prospettiva’ che esca dalle solite soluzioni di comodo o di parte…succede di tutto insomma, ma, testardo come un mulo, voglio fare quello che dico io.
E così non succede il “miracolo”. Eppure lei, la Mamma, lo ha detto da sempre: “ Fate quello che vi dirà. “ E proprio nella capacità dei ‘servi’ (… e che Lui chiama “Amici”!) di mettere in pratica quello che Lui ha detto… è proprio in questa capacità che si rende possibile il miracolo.
Ascoltare la sua Parola e metterla in pratica: è l’inizio del “miracolo”.
Fidarsi..è l’inizio e la voglia di “miracolo”.
Devo rivedermi e revisionarmi un po’ tutto. Devo riprendere il tempo del frequentarlo: il tempo dell’Eucaristia. Devo riprendermi il tempo della sua Parola, perché nell’ascoltarlo possa capire cosa devo fare finalmente.
Devo piantarla con la mia presunzione e la mia arroganza di sapere tutto, di sapere sempre ‘cosa fare ’ e ‘come farlo ’.
– Ho voglia di fidarmi di lui. – Ho voglia di miracolo. – Ho voglia del miracolo semplice e stupendo di una vita che prende senso nel ‘fare quello che Lui mi dice ’…
– Ho voglia di uscire dalla palude annientante del qualunquismo e dello scontato..
– Ho voglia del miracolo della fede semplice e vera della mia mamma Rosa, di don Siro, di tanti giovani, di tanti uomini e donne che ho conosciuto nella mia vita.
– Ho voglia di fidarmi come loro si sono fidati…sì, si sono fidati a fare quello che Lui voleva dalla loro vita.
E’ il miracolo che si ripete tutti i giorni intorno a noi, ma forse siamo troppo distratti per vedere e meravigliarci ancora.
Sono troppo intento “ a fare quello che dico io”. Peccato! Proviamo a ‘reagire’…Lui, una mano ce la darà.
Buona vita. Un grande abbraccio.
III^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 27.01.2019 Lc 1, 1-4; 4.14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Ragazzi, ci sono un sacco di buone notizie!
Finalmente qualcosa che tira su il morale e ti mette addosso ad un desiderio grande di ‘esserci’ dentro a quest’elenco di situazioni straordinarie. Felicità, libertà, vederci chiaro, star bene: e chi non vorrebbe esserci dentro a queste quattro situazioni? …e dentro di tutte contemporaneamente?
Non è un’offerta commerciale o una promozione turistica, non è neppure una pubblicità progresso o un programma elettorale…è semplicemente la missione di Uno che ha dato la vita, fino ad arrivare in cima al Calvario, e ha “battuto” la morte una volta per tutte.
E’ la “missione” del Risorto, del Figlio che si è fatto uomo per accompagnarmi nella vita e motivarla.
E chi non vorrebbe essere felice? …sentire di essere una persona libera? …vedere chiaro dove mettere i piedi nella storia? e chi non vorrebbe star bene davvero? Non siamo tanto pazzi da non volerlo!
Ci capita però di sbagliare i punti di riferimento e di ascoltare più facilmente chi ci promette facili autostrade, interessi zero, sconti e saldi su tutto…anche sulla fatica, sulla sofferenza, sulla vita.
Lui, no! – Lui non ha voglia e non ha tempo per ‘prenderci in giro’. – Lui è il primo grande testimone di uno stile nuovo, quello di un Dio che si rifiuta di stare nel suo calmo e tranquillo Paradiso e decide di farsi Carne, sporcarsi di morte per poterla sconfiggere e regalarci la Vita. – Lui non ci imbroglia e non ci prende in giro.
– Lui la sua Croce se la carica sulle spalle e i chiodi rimarranno per sempre un segno della sua fedeltà alla Parola, all’Umanità tutta intera.
– Lui non ci prende in giro e lo dirà chiaramente che le dimensioni nuove, le “grandi notizie” prevedono che ognuno si carichi della propria croce e gli vada dietro.
Non sarà proprio una passeggiata ma varrà la pena di vivere la vita, finalmente.
Buona vita…ma con Lui al centro. Un forte abbraccio. Ciao
IV^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO-03.02.2019 Lc 4, 21-30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Roba da pazzi! Diamo credito a tutti, a quasi tutti…a Lui No. E chi sarà mai questo qui? Ma chi si crede di essere? E’ il figlio di Giuseppe… o no? E’ il figlio del falegname di Nazareth… o no? E allora !!
Fosse almeno il figlio del governatore, del capo della sinagoga, di un ricco industriale, di un attore, di un politico, di un cantante; insomma, fosse almeno figlio di un potente o comunque di un personaggio famoso!!!
Invece no! E’ uno qualsiasi. Bocciato, “segato”. Niente credito ad uno così.
E la gente allora lo butta fuori senza tane storie e vorrebbero anche farla finita con Lui, una volta per tutte: così impara!!!
E Lui, il Figlio del falegname di Nazareth:
– è sempre quello di domenica scorsa, – è sempre quello che ha “lasciato tutto”, ha lasciato il suo Paradiso per farsi Uno di noi e darci la Luce e il Fuoco dei risorti, per darci prospettive serie e concrete di Vita…
* Lui continua ad essere quello che ci vuole ridare il coraggio dell’amare fino alla fine e che lotta come nessuno mai ha fatto contro la sofferenza, il dolore, la malattia, la paura.
* Lui è quello che è venuto per sfidare la morte in un duello decisivo e… vincerà Lui.
* Lui continua ad essere quello che ci ha regalato la vita oltre il buio della morte ed è sempre Lui che ci regala la sua Parola e si è fatto Pane per aiutarci a vivere bene la vita, ma viverla adesso.
Eppure uno così va buttato fuori, va eliminato.
Roba da pazzi. Se non stiamo attenti rischiamo anche noi di dare credito al primo venditore di passaggio o al ‘burattinaio’ di turno.
Se non stiamo attenti rischiamo anche noi di fidarci di più delle pubblicità che di una vita concreta come la Sua
Se non stiamo attenti rischiamo di dare credito agli sconti sulla fatica e ai saldi sulle regole o ai mutui agevolati sulle responsabilità…
Non sarà facile, ma io dico che a Lui, ad uno come Lui, vale la pena di dare credito, e tanto!
Ci capiterà ancora di andare in crisi, di ‘dubitare’, di pensare che ‘andava meglio quando andava peggio’, ci capiterà ancora di ‘volerlo sbattere fuori’ dalla nostra vita perché ci sembra un Dio impossibile e riduttivo…
Mettiamoci in testa che non sarà facile, ma tornerà ancora la domenica e noi saremo con Lui, per riprenderci il coraggio e la voglia di vivere sul serio.
Buona vita allora. Un grande abbraccio. Ciao
V^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO-10.02.2019 Lc 5, 1-11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Credo che se vai a domandare ad un pescatore che, la mattina presto, attracca al molo, dopo una notte di fatica bestia e senza un solo pesce dentro nella barca …se gli vai a domandare com’è andata… credo che, se ti va bene, ti fulmina con un’occhiataccia e se no, ti ricopre d’insulti.
Gesù invece non chiede nulla, Sa già. E così li invita a riprendere il largo, non prima di aver detto qualcosa alla gente che era lì, in riva al lago.
Sembra una presa per i fondelli, una di quelle provocazioni che finisce a scazzottate.
Loro, stravolti dalla fatica e dalla rabbia, hanno appena la forza di una delusa replica e, quasi per inerzia o per mancanza di forza per potersi arrabbiare di brutto… loro riprendono il largo e ributtano le “vuote reti”.
Succede quello che non ti aspetti.
Risultato? Lasciano tutto e vanno dietro al Maestro.
Mi viene da pensare che non ho capito niente, ancora una volta.
Sto facendo una fatica boia per vivere un sogno che è un progetto concreto dentro nella mia vita…e troppo spesso, se guardo dentro alla mia rete…mi viene da dire di lasciar stare che è meglio!!! Vado a dormire deluso e stanco. Ma perché questo vuoto? Perché?
Perché tanta delusione e tanta stanchezza?
– Non sarà che lavoro senza ascoltare la Parola, quello che la Parola, Lui, il Signore Gesù mi suggerisce. E non la prendo neppure in mano per ‘sfogliarla’.
– Non sarà che mi fido solo delle mie strategie, delle mie intuizioni, del mio “io”?
– Non sarà che lavoro troppo poco ‘buttandomi’ sulla sua Parola che domenica dopo domenica mi indica i traguardi, lo stile, l’anima del vivere. E che in questa domenica mi invita, ancora una volta a non restare deluso e stanco ai bordi della vita?
Perché non mi fido di Lui che mi invita a ‘prendere il largo’, insieme…non da solo come un disperato vagabondo, ma insieme a Lui? Che cosa sto aspettando ancora?
Di quanti ‘maestri’ mi devo ancora fidare prima di scegliere “il Maestro” e andargli dietro davvero finalmente? Quante ‘ reti vuote ’ ancora per decidermi a capire?
Dai, una “buona vita” è possibile. Un grande e forte abbraccio. Ciao
VI^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO-17.02.2019-Lc 6, 17.20-26
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Una volta ancora Gesù mi dice in che cosa consiste “prendere il largo” nella vita.
Eccola la strategia per riempire “le reti”.
“ Essere poveri, affamati, nel pianto, odiati ed insultati “… ma che cavolo di strategia è?
“ Essere ricchi, saziati, esaltati e famosi”… qui sì che si capisce già meglio: c’è più logica, è più condivisibile.
Il Cristo invece rovescia tutto. Tutto da rifare. Il problema, per Lui, è di prospettive.
Ci sta dicendo che non ci sarà nulla che potrà davvero riempire ‘una vita’ se non Lui.
Il resto, tutto il resto, ci mette in un sacco di guai.
La ragione sta nel fatto che solo Lui “ha dato la vita”, tutta, fino alla fine…e l’ha fatto per ridarci indietro la nostra vera identità di persone “create ad immagine e somiglianza” del Padre, quindi destinati all’eternità, al Sempre. Il resto, tutto il resto è sotto tiro dell’interesse di qualcuno e del loro guadagno o sotto tiro dello sfruttamento dei bisogni veri ed autentici di ciascuno di noi. E allora usciamo dagli equivoci: – i poveri saranno tutti quelli che sanno di non bastarsi, sanno di non avere le verità in tasca;
– gli affamati sono tutti quelli che cercano la verità, la giustizia, la pace e si danno da fare per costruirla;
– e quando dice ‘beati voi che ora piangete’…non sta parlando dei pessimisti o dei ‘delusi’ o di quelli che vedono tutto nero, ma sta parlando di quelli che vogliono stare dalla parte degli ultimi, degli sfruttati, dei violentati e lo fanno con scelte concrete di partecipazione;
– e quando parla di quelli che sono odiati ed insultati sta parlando di tutti quelli che non scendono a compromessi con le mode e le ‘bandiere vincenti’, sta parlando di tutti quelli che non si precipitano ‘in soccorso del vincitore’ di turno…ma sanno stare con dignità e rispetto dalla Sua parte, sempre;
– e i ricchi invece, e i saziati, ecc….sono tutti quelli che si bastano, quelli del “ contento io, contenti tutti”, quelli delle verità a buon mercato o delle mezze verità, quelli del giudizio facile su tutto e su tutti, ma sempre sugli altri però…
Ancora una volta l’ìnvito è di scegliere per uscire dagli equivoci.
Il Cristo non è ambiguo, non vuole fare il ‘simpatico’ o l’accomodante.
Il Cristo ci lascia liberi di scegliere… di scegliere però: una volta per tutte.
Sarà una “Buona Vita”…anche per noi. Un grande e forte abbraccio. Ciao
VII^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO-24.02.2019 Lc 6, 27-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Il Cristo è uno tosto. Non ci molla. Tanto strane le Sue Parole… da sentire dentro una voglia incredibile di mandarlo a quel paese e catalogarlo come un pazzo visionario, buono per farsi quattro risate e poi lasciarlo perdere. Ma dai, non si era mai sentito dire: “ Amate i vostri nemici, non giudicate, non condannate, perdonate, date…”.
No, non è logico…o almeno non è quello che si sente dire in giro! Ma Lui è fatto così: prendere o lasciare, ascoltarlo o ignorarlo!
– “ Amare ” è un verbo impegnativo e applicato ai nemici sembra una cosa impossibile da coniugare…Intanto però una cosa è certamente chiara: non è peccato avere dei nemici, il peccato è odiarli! Avere dei nemici fa parte della vita, amarli fa parte del vivere la vita davvero, controcorrente come lo insegna e lo ha vissuto Lui.
– “ Amare i nemici ” quindi… e cioè preferire il dialogo allo scontro frontale: scegliere il sentiero del confronto; preferire ascoltarsi e cercare ‘mediazioni’ piuttosto che ignorarsi e cercare alleati per combatterli. E’ un cambiamento di stile. E’ un modo concreto di vivere le situazioni di tutti i giorni.
– “ Amare “ non è e non sarà mai una bandiera da sventolare, ma una vita da vivere, sempre, anche nei momenti difficili, anche quando scopri d’avere qualcuno che senti e ti sente come ‘nemico’. Vale lo stesso con il “ condannare ”.
Non è un ‘mestiere’ che Lo riguarda, e lo dirà anche in modo chiaro: “Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo…” (Giovanni 12, 47).
“Condannare” è un mestiere da giudici, da magistrati. Non è un mestiere per noi perché per noi c’è l’invito a non “giudicare”, mai!
Ancora una volta la Sua Parola ci impegna in un atteggiamento nuovo che è quello di cercare di capire le ragioni dell’altro, di spiegarci il perché ci sono cose giuste e cose sbagliate, cercare di prendere le distanze dal male… prendere le distanze in modo chiaro e deciso, ma con una mano tesa alla persona.
Se provassimo davvero a dargli retta e rinunciassimo alle logiche di questo nostro strano e affascinante tempo? Cambiare la cultura del ‘vivere’! Eccolo il Suo ‘pressing’!
Proviamo ad ascoltarLo davvero…
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
VIII^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – 03.03.2019 – Lc 6, 39-45
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
…C’è davvero poco da commentare ! …più chiaro di così !!!
L’unica cosa che devo davvero fare è quella di smetterla di far finta di aver capito…tanto poi mi faccio gli affari miei.
– Lui, Gesù di Nazareth, mi vuole dare la “vista”, vuole essere per me la Luce capace di orientare nell’Amore i giorni del mio vivere.
…Ma se poi non lo frequento nel Segno-Sacramento, che proprio Lui mi lasciato per nutrire la mia vita… se non lo penso… se non passo un poco di tempo con Lui…come faccio ad andare nella direzione giusta? Come faccio a portare “frutti buoni”?
Saranno “altri” ad orientare le mie scelte e però i risultati sono lì da vedere.
– Lui, Gesù di Nazareth, dice: “ non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.” ( Giovanni 12, 47)
E io, invece, “ perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? ( Luca 6, 40) …ma se io non mi riprendo il Sacramento, che sempre Lui ci ha lasciato, e cioè il Sacramento del Perdono…se non mi riprendo quel “Segno della Sua Presenza” che mi fa ’scendere’ dentro di me stesso per capire dove e come correggere il senso del mio andare nei giorni del vivere…se non mi riprendo quel Momento Forte, come posso pensare di portare “frutti buoni” per me e per gli altri?
Tocca a me, tocca a te ‘decidere’ da che parte stare.
Buona vita allora…con Lui al centro. Un grande e forte abbraccio. Ciao
I^ DOMENICA DI QUARESIMA – 10.03.2019 – Lc 4, 1-13
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
C’è qualcuno che proprio non lo sopporta questo “tipo“. C’è qualcuno che ha capito tutto e vuole mettersi di traverso.
Questo ‘qualcuno’ ha capito che se la sua logica vince, per lui sarà la fine, per lui e per tutto quello che a lui interessa.
Questo ‘qualcuno’ rappresenta un mondo che è l’esatto opposto di quello immaginato, voluto e fatto per mezzo di Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio.
Questo ‘qualcuno’ è il capo del male, del segno meno, e che però non è così ingenuo da rappresentarlo come una realtà schifosa ma al contrario la trucca d’effetti speciali ed affascinanti, di colpi di scena intriganti e di situazioni vincenti. Mica stupido il “diavolo”.
Così succede che, per noi, è anche fin troppo facile cedere alla tentazione delle sue provocazioni e, convincerci anche, d’essere persone libere ed intelligenti.
All’inizio della Quaresima allora c’è questo richiamo forte perché ognuno di noi possa ’vincere’ nella vita e ce ne è svelato il “come”: andare nel “deserto”, fare un poco di ‘deserto’.
La Quaresima sarà un tempo discretamente lungo per allenarsi a scoprire dentro nella normalità dei nostri giorni (e sarà anche questo il nostro ’deserto’…i minuti regalati a Lui lungo la mia giornata) …tempo per allenarmi a scoprire dove c’è la ‘tentazione’, la ‘mia tentazione’, la provocazione affascinante che mi porterebbe lontano da lui.
La Quaresima sarà il nostro deserto che diventa fatica e attenzione costante nei confronti di Uno che ci Ama davvero.
– Fare Quaresima vorrà dire mettere in discussione la nostra logica di ‘persone libere ed intelligenti’, per provare a prendere in considerazione, e sperimentare, la Sua Parola e vivere il Suo mondo, quello che è stato fatto per mezzo di Lui.
– Fare Quaresima vuol dire vivere davvero la Domenica, frequentare quel ‘deserto settimanale’ che mi permette di incontrarlo nella calma e nel silenzio, nel pregare e nel cantare, nel mangiare il Pane che mi rimanderà ‘nutrito’ nella vita di tutti i giorni.
Con la Quaresima inizia questo cammino nuovo che, Eucaristia dopo Eucaristia, mi insegnerà a vincere tutte le tentazioni che ci fanno vivere di meno, in altre parole, tutti quei condizionamenti che mi impediscono di essere persona libera e vera nel Suo nome.
Non sarà un cammino triste ma sarà un andare sereno nella vita, carichi di prospettive positive e belle. Buon ‘deserto’.
Buona Quaresima. Un grande e forte abbraccio.
II^ DOMENICA DI QUARESIMA – 17.03.2019 – Lc 9, 28b-36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Se occorre fare dei numeri, Lui non si tira indietro.
Beh, in fondo, è Lui ad essere una persona speciale, anche se Lui, il Signore Gesù, per la verità, non ci tiene molto a queste cose.
Almeno una volta però, a tre dei suoi amici che aveva chiamato e che avevano accettato di seguirlo, almeno una volta a loro concede di assistere ad un “effetto speciale”.
Adesso invece si tratta di capire perché si concede questa pausa, questa ‘eccezione’.
Non può essere che sia soltanto per uno sfizio di spettacolarità o per dimostrare di essere più bravo degli altri.
Non si fa neppure tanta fatica a cercare la risposta: è già nella Parola che tutti sentono.
momento speciale allora per dire una cosa straordinaria: quello non è un mago o un illusionista, non è neppure un venditore di sogni inutili o di futuri ‘vincenti’…
No: quello è il Figlio di Dio, è il Dio che si è fatto Figlio, fratello, amico, carne, persona.
Quello è il Figlio che vale la pena di ascoltare.
Ci siamo allora !
Ci aveva già fatto capire che fare Quaresima vuol dire “andare” nel deserto, il luogo del silenzio, per poter ascoltare il rumore delle stelle, del cuore, dei pensieri che premono dentro.
Oggi ci insegna un modo concreto per “andarci”, per “farlo sul serio”:
dovrò salire sulla montagna, dovrò andare all’ Eucaristia.
E’ tempo di cercarceli allora questi spazi per andare a Messa, perchè saranno i miei momenti di silenzio e di ascolto come ci sono nel deserto o in cima alla montagna, saranno i momenti per stare con Lui come ci sono stati i suoi amici.
L’Eucaristia può essere veramente uno di questi momenti.
La Messa davvero può diventare il mio salire con Lui sulla montagna, e lì, tranquillo, ascoltarlo, ricaricarmi, rimotivarmi, incontrarmi con Lui e con la gente.
Tocca a me, tocca a te darci da fare.
Se voglio ‘imparare’ la sua logica, se davvero voglio seguirlo non posso tirarmi indietro da questa scelta.
Attenzione, perché Lui, dopo, mi rimanderà nei giorni della mia settimana, in mezzo alla gente, a provare a vivere uno stile nuovo, a lottare contro ‘il male’.
Mi rimanderà ma non mi lascerà solo.
Dipende da me, soltanto da me. Il Signore Gesù c’è, sempre.
Quaresima è un tempo favorevole per ‘provare’.
Buona vita. Un forte abbraccio.
III^ DOMENICA DI QUARESIMA – 24.03.2019 -Lc 13, 1-9
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?
No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Convertirsi!
E’ uno dei verbi importanti che spesso ritrovi nei Vangeli.
E’ il verbo di Giovanni, il Battista e lo usa per dire cosa si deve fare per accogliere il Messia, il Dio che si fa uomo.
E’ il verbo che Gesù usa spesso per farci capire l’atteggiamento da tenere nella vita…di fronte alle scelte che ci si parano davanti giorno dopo giorno.
Convertirsi è sentire che niente è scontato. Meglio ancora, convertirsi è rendersi conto delle banalità, dei qualunquismi che continuamente ci sono pubblicizzati come nuovi stili di vita.
Convertirsi per andare contro-corrente quindi. Posso anche non farlo questo ‘cambiamento’. Posso anche fregarmene di questo verbo e andare avanti con i miei di ‘verbi’. Devo però avere chiaro in testa che il tutto non sarà senza conseguenze.
“Perirete”…ecco la conseguenza e non è il Signore Gesù che fa il menagramo o che ‘gufa’ contro di noi. No, Lui fa il tifo per noi, ci ama da morire…appunto.
Lui ci vuole vivi!
“Perire” è semplicemente la conseguenza di una scelta che non ha senso né ha dentro la vita, è schierarsi dalla parte del ‘Male’…e lì dentro c’è soltanto la morte.
E’ come buttarsi in un lago e pretendere di non bagnarsi: se ti butti nell’acqua è sicuro che qualcosa ti bagni.
Così è per le scelte che faccio: ognuna ha una conseguenza e devo saperlo perché devo sapere a cosa vado incontro.
Convertirsi è evitare di “perire”, cioè di morire dentro il brodo insipido e scarso del mio egoismo, del mio qualunquismo, del mio bastarmi.
Quaresima è imparare a coniugare questo verbo: imparerò così a coniugare i giorni del mio vivere in Sua compagnia, seguendo la Sua Parola.
Quaresima sarà il tempo dell’imparare a vivere.
Non dimentichiamoci mai che lui ci vuole ‘convertiti’ perché non vuole che neppure uno ‘vada perso’, perché la vita l’ha data per tutti e… l’abbiano in abbondanza.
Ci sono però delle regole, “le Sue”. A noi la “libertà” di scegliere !
Buona vita con grande e forte abbraccio. Ciao
IV^ DOMENICA DI QUARESIMA – 31.03.2019 -Lc 15, 1-3.11-32
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Eccolo qua il Dio controcorrente.
In qualsiasi manuale di comportamento o in qualsiasi bar….di fronte ad una storia come questa, le reazioni ed i suggerimenti sul ‘cosa fare’ sarebbero stati certamente diversi:
credo che si sarebbe passati dallo “ sbattergli la porta in faccia”, al “ prima chiariamo alcune cosette, e poi vediamo “.
Lui no, Lui da subito si era messo ad aspettare e non con i pugni sui fianchi e lo sguardo duro, ma con le braccia pronte a tenerti stretto sul cuore e gli occhi pieni di nostalgia e amore… aspettando solo la tua libera decisione di “convertirti”, di tornare indietro.
La conseguenza della conversione è “ fare festa “.
La conseguenza della non-conversione è “ fare casino “.
Dobbiamo ritrovare il coraggio e la forza e l’umiltà di “ tornare indietro “ anche noi, perché solo nel suo abbraccio potremo veramente ‘andare avanti’.
“ Tornare indietro “ vuol dire che siamo chiamati, tutti, a costruire una pace fatta d’ascolto, di dialogo che inizia dentro alle nostre case; vuol dire che siamo chiamati a costruire la giustizia che è fatta di comportamenti corretti con le persone che frequentiamo;
vuol dire che siamo chiamati a costruire la libertà che è fare le nostre scelte fuori dei condizionamenti anche fin troppo evidenti.
Anche noi come quel giovane dobbiamo ‘tornare indietro’:
– indietro dalla guerra e dalle guerre che anch’io ‘alimento’con i miei atteggiamenti d’intolleranza, di antipatie e di odio;
– indietro dalle ingiustizie che noi continuiamo a fare nei confronti dei nostri compagni di vita;
– indietro dagli atteggiamenti che tentano di usare gli altri per i nostri capricci.
Dobbiamo fare come quel giovane: tornare indietro dal male!
Bisogna che mi fermi un momento…un momento per “guardarmi dentro nell’anima, nel cuore “. Occorre un ‘bagno’ di umiltà e poi…devo rialzarmi e tornare dal Padre.
Sarà festa, festa grande. Sarà vita finalmente, vita in avanti.
E’ ancora tempo di Quaresima e sarà importante anche per noi fare come quel figlio…”rientrare in noi stessi” e “andare dal Padre”.
Sarà il tempo del Sacramento della Riconciliazione, della Confessione, del Perdono…sarà un modo intelligente per ripartire puliti e leggeri e felici nella vita.
Buona vita davvero. Un grande e forte abbraccio.
V^ DOMENICA DI QUARESIMA – 07.04.2019 –Gv 8, 1-11
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore».
E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Il nostro convertirci, il nostro tornare indietro dal male non sarà né scontato né facile.
Confessarsi non sarà un sistemare la ‘coscienza ‘ e… tutto è a posto!
No, perché faremo i conti con le nostalgie di uno stile vecchio.
Il male, d’altra parte, si presenta sempre con la faccia pulita ed accattivante, si presenta sempre come ‘cosa bella ed affascinante”…non può fare diversamente, altrimenti chi lo seguirebbe e lo sceglierebbe mai? E così ci toccherà ancora fare l’esperienza del tradimento della Sua Parola, di Lui.
Passeremo ancora dentro nei vicoli tortuosi e scuri del nostro “peccato”.
Ma la notizia è una di quelle che non ti aspetti, come quella di domenica scorsa.
Il nostro è un Dio Padre capace di stupirci sempre con il suo amore senza limiti.
Tutti i ‘perbenisti’ e i ‘farisei’ di turno, quelli della ‘trave nell’occhio’ insomma…tutti ci rimarranno male, malissimo.
Sì, perché loro sono pronti ad ucciderti a sassate e già lo fanno, stupidamente convinti di essere così i difensori della Legge, della verità, di Dio.
La notizia però è un’altra e c’è da sperare che, prima o poi, riusciamo a capirla: “ Non ti condanno “. Lui non condanna. Lui perdona. E subito si rinnova l’invito a non peccare più.
Il perdono ed insieme l’indicazione per il dopo: “Convertirsi”, “tornare indietro”…
Proprio per questo ci ha lasciato il sacramento che è un segno concreto della sua voglia di perdonarci: la Confessione.
– E’ il Sacramento del figliol prodigo, del ‘ritornare’ per andare avanti con il cuore pieno di festa e non di casino; – è il Sacramento del Padre che Ama.
– E’ il Sacramento del ritorno nella festa di un abbraccio e nella serenità di una Parola che non vuole condannare mai
Lui continuerà a perdonare per darci una mano nella nostra battaglia contro il male seducente ma vigliacco che ci vuole schiavi, mentre Lui ci vuole amici: amici liberi e veri.
Sta per finire la Quaresima, sta per finire questo tempo ricco e fortunato per noi che lo possiamo vivere tranquilli ma non sediamoci troppo sulle nostre tranquillità e lasciamoci portare dentro alla fatica e alla durezza dei giorni che verranno.
Sono i giorni della “salvezza”…
Buona vita…con Lui al centro. Un forte abbraccio.
DOMENICA DELLE PALME – 14.04.2019 – Lc 19, 28-40
– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
– Costui è il re dei Giudei
– Oggi con me sarai nel paradiso
– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
“ Anche tu ( Pietro ) sei dei loro “ “ No, non lo sono. “
Questa è una domenica importante che introduce la settimana decisiva, nella quale ci sono i tre giorni che danno senso e spessore a tutto l’esistere e che in un colpo solo recuperano tutta la creazione devastata dalla libera scelta dell’uomo di ‘bastarsi’, di non voler aver bisogno di un Dio Padre.
Quello che si chiama peccato originale è totalmente recuperato e rilanciato durante la settimana santa e trova il senso definitivo nella Pasqua di Risurrezione.
La conseguenza di quella prima scelta… che si identificava nella morte, ebbene, quella conseguenza sarà sconfitta per sempre dal Dio della Vita; e proprio in questa domenica mi è sbattuto in faccia il peccato dell’inizio.
– Pietro come ‘Adamo’ prende le distanze dal Maestro: lui non c’entra, lui è una persona libera, non è di nessuno, lui è lui, e basta…E’ così simile a noi questo uomo dall’entusiasmo facile, da reazioni rabbiose e appassionate, così disposto a tutto quando le cose vanno dalla parte giusta.
– Pietro, proprio lui, il primo, sempre pronto a riconoscere il Maestro; proprio lui così semplice e così normalmente debole dietro una facciata da ‘duro’; proprio lui, così simile a noi, pronti sempre a schierarci dalla parte dei più forti…
– Pietro, così disposto a morire per il Signore Gesù e così pronto a tradirlo di fronte al momento del buio, di un fallimento apparente…
E’ la mia e la tua storia. Andava tutto così bene: si girava alla grande, si camminava sull’acqua, miracoli che non si erano mai visti, parole che spaccavano in due e ti rigeneravano, Lazzaro recuperato dall’odore della morte e quell’inizio con l’acqua che diventava vino…”Grande, è un grande! “.
Tutti, anche lui, a ‘gasarsi’; e in più lui è uno di loro, lui c’è e lui ha visto con i suoi occhi, lui ha dato una mano…anche a fare i miracoli…c’era anche lui e lui, poi, è il capo!
“ Anche tu sei di loro.” Ti aspetti che tiri fuori la grinta dei giorni migliori, di quando andava tutto bene, ed invece: “ No, non lo sono. “
Tirarsi indietro …
– quando diventa pericoloso ‘schierarsi’,
– quando non va di moda,
– quando non è più tempo della 1° Comunione o della Cresima,
– quando gli altri ti prendono in giro e ti mettono in un angolo,
– quando ti è chiesta la vita o anche solo un pezzo…
Pietro, uno di noi. Almeno però, dopo, tentassimo di guardare Gesù negli occhi come ha fatto lui: sarebbe “conversione”…anche per noi.
Buona settimana e buon cammino. Un forte abbraccio. Ciao
GIOVEDI’ SANTO –18.04.19- Gv 13, 1-15
“ Signore non solo i piedi, ma anche le mani e il capo. “
Eccolo qui Pietro, qualche ora prima del suo: “ No, non lo sono. “
Ha addosso tutto l’entusiasmo della sua 1° Comunione, sì, “ l’ultima Cena “ diventa la 1° Comunione di Pietro e segna uno dei passaggi fondamentali dal Vecchio al Nuovo Testamento.
Fino a quell’ora c’era solo la Parola, il Vecchio Testamento appunto.
Con quella ‘cena pasquale’ nasce il Sacramento dell’Eucaristia: Parola e Pane. Nuovo Testamento.
E’ la Prima Messa della storia e la celebra l’Unico, Grande Sacerdote.
Pietro è ben dentro a questa novità e ne è tutto preso, è contento come una pasqua…appunto!
– Gli manca però ancora un passaggio di quello che sta succedendo, un momento fondamentale di questa sua 1° Comunione:
“ …facciate anche voi! “
– Gli manca che il Grande Sacerdote gli dica, a lui e a noi, che non finisce mica così, che il sacramento della Messa si deve tradurre in azioni concrete fuori dalla porta della chiesa, azioni nuove, azioni che ‘ricopino’ il suo esempio, azioni dentro la mia famiglia, la mia scuola, azioni da ‘testimone’ dentro il gruppo sportivo o il mio partito, nell’oratorio o nel bar…azioni che ci aiutino a riprenderci lo stile del servire… che è il regalare il mio tempo dove c’è bisogno di una mano, di una presenza vera.
Non basta stare dentro una chiesa a pregare per poi, due passi fuori dalla porta, distruggere con le mie chiacchiere e le mie insinuazioni quell’uomo o quella donna o quel prete o quella famiglia…Non basta partecipare alla Messa e poi ragionare come detta la cultura ufficiale o di moda.
Dobbiamo ‘imparare’ a ‘fare’ e ‘diventare’ Parola e non chiacchiere, parole..
Sì, dobbiamo imparare a diventare Pane, ma non pane secco o ammuffito nelle nostre piccole e inutili verità ‘in tasca’. Dobbiamo imparare a diventare Pane che si rinnova domenica dopo domenica, Cena dopo Cena; diventare Pane nella quotidianità di una vita spesa seguendo la sua Parola, seguendo il Suo esempio… facciamo quello che ci dirà.
L’Eucaristia è un Sacramento che mi impegna subito, adesso, e mi aiuta ad uscire fuori dall’ambiguità dei miei comportamenti.
Buona vita con forte e caldo abbraccio. Ciao
VENERDI’ SANTO – 19.04.19 – Gv 19, 25-30
25 Vicino alla croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria Maddalena. 26 Gesù, dunque, vista la madre e presso di lei il discepolo che amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27 Quindi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo la prese in casa sua. 28 Dopo ciò, sapendo Gesù che già tutto era compiuto, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29 C’era là un vaso pieno di aceto. Fissata dunque una spugna imbevuta di aceto a un ramo di issopo, glielo accostarono alla bocca. 30 Quando ebbe preso l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto»; e, chinato il capo, rese lo spirito.
“…spirò. “
Giuda era scappato prima.Gli altri non aspettano molto per scappare e qualcuno anche da vigliacco.
Rimane solo Giovanni.
Io, lo confesso, credo che avrei fatto parte del secondo gruppo: sarei scappato come un vigliacco.
Spirò! …E ti crolla tutto addosso.
Si era appena imparato a stare insieme, si cominciava a capirsi e a capire…che bisogno c’era di lasciarsi “spirare”?
Ti passa la voglia di crederci ancora, di riprovare, di andare avanti.
Ancora oggi è così. Quante volte mi capita di scappare di fronte alla morte che vedi arrivare magari annunciata e, alle volte, improvvisa di persone che conosci, che ami, che hanno vissuto i tuoi giorni, i tuoi sogni e le tue paure. Sì, mi capita di scappare. Non ci capisci più niente, non sai più cosa dire e quello che dici sembrano tutte parole vuote e inutili e facili o forse tremendamente difficili.
Spirò! …E si continua a scappare.
Il mondo però non è abbastanza grande per continuare a farlo.
Oggi mi è chiesto di fermarmi, finalmente.
Fermarsi e stare un poco tranquilli. Sì, mi è chiesto di non scappare, per una volta.
– E stare lì ad ascoltarlo ancora, a leggerlo ancora, a provare di far passare la sua Parola dalla testa al cuore, a ‘entrare’ dentro nella sua Parola.
– Devo fermarmi per guardarlo in faccia, sulla Croce, mentre muore.
Guardare la Croce, pregarla. Anche il centurione l’ha fatto e ha capito.
Devo farlo anch’io…almeno una volta, chissà, forse imparerò a scappare un po’ meno.
– Mi è chiesto di mangiare il Pane, di fare Comunione con Lui, di Lui. Mangiare il Pane della vita per non avere più paura di guardare in faccia la morte…Già, perché a pensarci bene, Dio si è fatto uomo per sconfiggere l’unica vera e grande paura, per battere la “sintesi del male”;
A pensarci bene…dopo Betlemme era indispensabile il Calvario. Solo così ‘i conti tornano’. Anche per me, anche per te.
Parola-Croce-Pane.
Buona vita- Ciao
VEGLIA DI PASQUA – 20.04.2019 – Lc 24, 1-12
Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”».
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
Anche il ragazzino di Nain e l’amico Lazzaro erano stati risuscitati…
…anche loro ma gli Apostoli erano tutti presenti, assieme al Maestro, e avevano visto sparire dalla faccia del ragazzino e dell’amico Lazzaro quel bianco inquietante della morte e tornare la luce negli occhi ed il sorriso sulle labbra.
Adesso invece è diverso.
Sì, adesso hanno visto il cadavere del Maestro portato via, in fretta, nel sepolcro.
…Che poi, tre donne affermino che non è più lì, non fa testo. Hanno un’altra sensibilità, altre suggestioni, si fa in fretta a dire che è risorto perché non c’è dove doveva essere.
Pietro però, vuole vederci chiaro, vuole ‘andare a vedere’…e, dopo, gli rimane dentro un grande stupore: “Effettivamente !!!”.
La mente subito a rincorrere tanti pensieri, ed il cuore a battere forte perché tornano alla mente le sue parole, “quelle Parole”, dette con calma ma senza alcuna possibilità di essere fraintese e le aveva ripetute tante volte, a tutti, anche ai farisei, anche a Pilato…
Che sia tutto vero? Che davvero sia “ risuscitato ” ? Sì, è risuscitato !!!
Ma allora ha vinto veramente la vita. La morte non ha più potere, è stata scaraventata giù dal podio, la creazione ha ripreso il futuro segnato all’origine.
Adesso ha un altro senso nascere e vivere e morire.
Da adesso, finalmente, le prospettive cambiano e prende significato lottare per la Libertà, per la Giustizia, per la Verità.
Adesso ci si vede più chiaro…è tornata la Luce.
Sì, è risuscitato !!!
Quindi non è inutile Amare, dare la vita.
Sì, da adesso dare la vita non vorrà più dire morire e basta, ma vivere come dei risorti…certo, non ancora ‘completamente’, ma già da adesso come dei risorti.
Dall’Acqua ho ricevuto questa scintilla incredibile di vita eterna. Il mio Battesimo allora non è uno scherzo o un ‘capriccio’ del papà, della mamma, dei nonni !
Sì. È risuscitato !!!
Allora anche il mio silenzio può avere senso, perché l’unica cosa che conta è la sua Parola e lui l’ha mantenuta: “ Dopo tre giorni, risusciterò. “
E’ tempo di festa grande, di festa vera.
E’ tempo di Pasqua.
E’ tempo cioè di “passare” ad un altro modo di pensare e di vivere per continuare a ‘stupirci’ di fronte alla Vita.
Buona Pasqua.
Un forte abbraccio.
DOMENICA DI PASQUA – 21.04.2019 – Gv 20, 1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
E’ il nostro grande problema quello di non avere ancora capito bene “chi è Lui”.
Non è un problema d’intelligenza ma di noia e di presunzione.
– Noia perché non ci va di prenderci il tempo per leggere, per studiare, per chiedere, confrontarci, parlare e pregarci sopra.
– Presunzione perché pensiamo di aver risolto tutto con il catechismo della 1° Comunione e della Cresima.
Ci scappa così la voglia di comprendere l’unica cosa vera per la quale Lui, Dio, si era fatto uomo: risorgere. Risorgere, allora, è un ‘dovere’ ! Proprio per questo era nato: per morire, condizione indispensabile per risorgere.
E continua ad impressionarmi e a gasarmi l’espressione…
“ doveva risorgere” !
“ Doveva”… credo voglia dire che Lui nascendo è voluto entrare fino in fondo dentro alle nostre paure o all’unica grande paura che le riassume tutte, la morte: entrare e ’sconfiggerla’.
La conseguenza, quindi, è che è voluto entrare dentro, fino in fondo, alla nostra grande ed immensa voglia di vita…Solo caricandosi addosso, tutto questo, poteva essere credibile.
E così ha fatto. Ha affrontato la nostra paura, l’ha affrontata guardandola in faccia e Lui ne è uscito vincitore.
“ Doveva risorgere “ per ridarci il gusto sereno e grintoso della vita.
Da quella Pasqua in poi non sarà mai più tutto come prima.
Lui, il Dio fatto uomo, ha rimesso le cose a posto, ha ridato ordine alla Creazione ‘bella e buona’ del Padre, ha messo dentro all’umanità il fuoco dei testimoni che giorno dopo giorno vogliono ridare il giusto senso e la giusta ‘allegria’ all’unica cosa che ci interessa davvero: vivere, per sempre.
– “ Doveva risorgere “ ! E’ stato di parola.
Adesso tocca a me e a te: – ‘dobbiamo risorgere ’ per non consegnare la vittoria al male estremo;
– ‘dobbiamo risorgere ‘ per riprendere il sogno concreto di un mondo costruito sulla Giustizia, sulla Libertà, sulla Pace, sull’Amore…sulla Vita.
Pasqua è tutto questo.
Buona Pasqua allora: BUONA VITA.
Un grande e forte abbraccio. Don Gigi
II DOMENICA DI PASQUA – 28.04.2019 – Gv 20, 19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Quando credo che “studiare la storia” serva solo per completare un qualche cruciverba o a rispondere, pronto e sicuro, ad una qualche interrogazione…beh, allora mi sono fregato da solo.
Il dramma è che rischia d’essere proprio così, ma cosa vuoi che m’importi dei miei nonni, dei miliardi di uomini e di donne che prima di me hanno attraversato la vita!
Adesso ci sono io! E basta con: “Ai miei tempi”, “ Una volta sì che…”
Da una parte credo che espressioni di quel tipo nascondano una paura esagerata del presente e, ancora di più, di un futuro da progettare e da costruire.
Dall’altra parte c’è la presunzione di credersi protagonisti unici e veri della storia.
Insomma, quello che ci frega è il non fidarci più di nessuno perché siamo convinti che tutti possano nascondere un qualche ‘nobile’ o ‘sporco’ interesse.
Così non ci fidiamo più neanche di Lui… “Se non vedo…se non metto…”
…neppure dell’Unico che davvero è “interessato” a noi e solo e semplicemente perché ci vuole “vivi”, ci vuole “veri”.
Siamo alla follia di rifiutarci di credere per paura di credere! E ancora non riusciamo a capire che il mio ‘fidarmi’ non è legato a una persona alla quale voglio bene o per la quale sento una grande stima…non può essere legato a quello o a quella: gli altri, tutti gli altri mi possono solo e semplicemente dare una mano a cercare l’unico del quale ‘fidarmi’ davvero.
E’ ora di piantarla di pensare che sia io a scoprire la storia e ad aver capito tutto.
E’ anche ora di piantarla di stare tranquilli dentro alle nostre risposte ‘preconfezionate’ e mandate a memoria…
E’ ora di vivere l’Eucaristia, per mettermi in un ascolto vero e sincero dell’Unico Protagonista che mi vuole in piedi, per scoprire che ‘credere’, fidarmi del Risorto, mi rende autentico e mi restituisce umile e forte alla Storia. E’ ora di piantarla con i ‘se’ e con i ‘ma’!
Buona vita. Un forte abbraccio.
III DOMENICA DI PASQUA – 05.05.2019 – Gv 21, 1-19
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
La conseguenza della mia sincerità, nel volerla piantare con i ‘se’ e con i ‘ma’ che m’immobilizzano, è tutta dentro la voglia e la fatica del “ seguimi”. Andargli dietro: sarà la mia grande scelta, quella che mi obbliga a camminare, a non accontentarmi del ‘poco pesce ma subito’ e a non deprimermi di fronte ai tanti fallimenti del mio lavoro.
Può capitare di sbagliare l’ora e il posto del ‘pescare’, e può capitare di starsene fermi e delusi sulle sponde della vita. Può capitare, ma tutto questo non diventerà ‘regola’ se imparerò ad accorgermi di Lui, lavorando sulla sua Parola, provando a metterla in pratica nel mio lavoro, nello studio, nel mio tempo libero, nel mio amare.
Non serve gettarsi in mare perché ci ’vediamo’ nudi ed inutili. E quante volte però ci capita di farlo e di sentirci stanchi e stufi di nuotare nel nulla.
Quello che serve è “amarlo”. Lo ha detto Lui che non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici. Lui ha dato la vita perché ci considera amici.
“Seguimi” vuol dire dare la vita per Lui. Ci sarà data indietro con “grande quantità di pesci”. E non dire: “ A me il pesce non piace “: perché anche a te piace sentirti realizzato e felice nel tuo vivere, sentire che sei capace d’amare e di essere amato,
perché anche a te piace provare la soddisfazione del vedere che il tuo darti da fare ha senso e produce dei risultati importanti per te e per gli altri…
Di questo si parla, questa è la “gran quantità di pesci” che ci è data. La condizione è una sola: “ Seguimi. “
Amarlo, sì, amarlo è la scelta vincente che ti fa nuotare nel senso e nel valore pieno dei tuoi giorni.
Questo è il senso della Pasqua, del “passaggio” dalla morte alla vita: dal tenersi inutilmente fermi… al camminare con il Risorto.
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
IV DOMENICA DI PASQUA – 12.05.2019 – Gv 10, 27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Di tutta questa piccolissima “storia” la cosa che non mi piace è la faccenda delle “pecore”. Sì, perché di là dalla simpatia che esse ispirano per via del presepio a Natale e dei panorami agresti…beh, prendersi della “pecora” non è esattamente un complimento.
Allora chiariamoci, una volta per tutte, che l’animale in questione è solo per farci capire lo stile ed il carattere del pastore. Noi non possiamo, neppure per un momento, paragonarci a loro è scritto dall’inizio, da quando il Padre ci ’inventa’: ci crea “a sua immagine e somiglianza”.
Creati liberi quindi, “persone” con un cervello e con un cuore che ci devono servire per fare delle scelte, per pensare, per amare, per costruire progetti liberi da qualsiasi condizionamento. Così il ’linguaggio’ si ribalta e mi viene ancora una volta ripetuto che Lui dà la vita per me…altro che “pecora”, per me che sono una persona che deve imparare a dare la vita per Lui.
Troppo comodo fermarmi ad un’immagine che non vuole neppure essere simbolica, se non per l’atteggiamento naturale che la pecora ha di seguire il suo pastore, ovunque…così come dovrebbe essere il mio di atteggiamento, nei confronti del Pastore. Lì sì, nel seguire Lui come Pastore, lì si legge correttamente il suo parlare e quello che io devo fare. Basta però, devo invece concentrarmi sul “Pastore” perché quella è la scelta che diventerà “strada” da tracciare nella mia vita. Fare la “pecora”, sceglierlo in pratica come Pastore, vuol dire ricevere da Lui la vita e viaggiare in sicurezza, non perdersi su sentieri inutili e pericolosi.
Tutto questo deve diventare il mio atteggiamento nei confronti degli altri: dare la vita, il mio tempo in altre parole, le mie risorse morali e non…Però il rischio di essere “pecore matte” che seguono ‘strani pastori’ è forte, perché sono veramente tanti quelli che si propongono come pastori, capaci di fare tutto e che ti promettono di tutto!
Tutto? No, la vita no! Non scherziamo, la vita è una cosa seria. Appunto, è una cosa seria ed il Pastore lo sa al punto di “donarla”, tutta, per non essere frainteso e per fare in modo che nessuno possa rubarci la nostra di vita e così poi farsi i suoi più o meno sporchi interessi.
Gesù, il Figlio di Dio, la vita ce la regala, è una sua scelta ‘unilaterale’, Lui è ‘gratuità’ e basta…e a me, lascia la libertà della scelta
Buona vita e… teniamolo al centro del nostro ‘andare’. Un grande e forte abbraccio. Ciao
V DOMENICA DI PASQUA – 19.05.2019 – Gv 13, 31-35
Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri».
Spiazzati, ancora una volta spiazzati.
Noi ci spacchiamo in due per fare i soldi, tanti, se possibile, perché più ne hai e più ti pare di poter essere felice… puoi permetterti tutto.
E invece no!
Noi facciamo lotte furibonde per avere il potere, per occupare le “poltrone” che scottano… che se “scottassero” davvero…E siamo convinti che “quel” potere è importante per tante ragioni anche se non sempre è servizio.
E invece no!
Noi siamo disposti anche a fare di tutto pur di tenerci in forma… l’immagine è importante! E siamo disposti ad accettare di tutto, anche la frutta “transgenica”…
E invece no!
Lui ci dà un comandamento nuovo: amatevi!
Ma allora essere suoi discepoli non vuol dire fare i soldi! Essere dei suoi non vuol dire “sistema di dominio”! Seguirlo non vuol dire egocentrismi ed egoismi di comodo! Ma allora, il segno di riconoscimento è solo e soltanto l’avere amore gli uni verso gli altri!
Certo che servono anche i soldi, ma devono diventare uno strumento per condividere, per dare una mano a chi ha bisogno di un aiuto, strumento per voler bene e per abbattere le ingiustizie e le disuguaglianze.
Così com’è sicuro che il potere serve, ma non per “dominare”. Il potere serve… appunto, deve essere al servizio della giustizia, del rispetto, della solidarietà, deve volere e cercare il bene di tutti.
Certo che la salute è importante, ma per aiutare a camminare chi non ce la fa più. È per voler bene.
È tutto lecito e buono se al di sopra di tutto ciò che facciamo c’è la fatica del volere amare come Lui ci ha insegnato e se nel Suo Nome ci vogliamo giocare tutto.
Per essere suoi discepoli non basta neppure andare a Messa e magari viverla come una “tassa da pagare”. Non c’è nessuna tassa da pagare, c’è solo da andare a Messa perché sentiamo un bisogno forte di stare con Lui e imparare da Lui come si fa ad amare, come si fa a diventare “pane” per gli altri e “parola” che aiuta e che non condanna o giudica o distrugge.
Andare a Messa per imparare, domenica dopo domenica, cosa si deve fare per avere amore gli uni verso gli altri.
Amarsi è il comandamento nuovo.
VI DOMENICA DI PASQUA – 26.05.2019 – Gv 14, 23-29
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
“…Se uno mi ama osserverà la mia Parola…Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa”.
Ancora una volta c’è ripetuto che “seguire” il Cristo non è una questione di doveri o d’imposizioni ma è una questione d’amore, una scelta d’amore. E’ l’atteggiamento dei bambini nei confronti del papà e della mamma. Loro si fidano di quello che gli dicono il loro papà e la loro mamma non perché “devono” fidarsi ma perché sentono che sono le persone più importanti intorno a loro, che sono sempre lì pronti a dare una mano, a prenderli in braccio…Loro, i bambini, credono alle parole dei loro genitori perché li “amano” e sentono di “essere amati”, concretamente. Poi arriva un’età in cui non ci si fida più, l’età in cui contano gli amici e le amiche …gli altri insomma, quelli fuori di casa.
Il papà e la mamma sono dei “rompi”, non capiscono più niente, parlano perché devono parlare e si ha il sospetto che lo facciano per un qualche loro non ben chiaro interesse. Funziona un po’ così anche con il Signore Gesù.
Dalle canzoncine e dalle preghierine dell’asilo fino all’emozione forte e sincera della 1° Comunione…Gesù è vissuto come un grande amico, un grande personaggio di cui fidarsi. Poi arriva l’età in cui Lui, proprio Lui, non va più di moda, è roba per bambini e per vecchi…L’età in cui si pensa con convinzione che siano altre le cose da amare e quindi sono altre le parole da ascoltare…
E pazienza se ci incasiniamo in percorsi strani e su strade sempre al limite…pazienza se ci ritroviamo annoiati e spenti…ci sarà sempre una qualche birra o uno spinello o una sniffata o un qualcosa insomma che “mi tira su”. Già, almeno succedesse così. Invece ci si ritrova dopo anni di “ascolto” e di “dar retta” a parole nuove, ci si ritrova banali ed arrabbiati quando va bene, o non ci si ritrova più del tutto quando va male.
Ascoltare la sua Parola sarà sempre una questione di coraggio, d’amore per la Verità e per il Bene, per la Giustizia e per la Libertà.
Se la piantassimo di vergognarci e di sentirci ridicoli ed imbarazzati perché “siamo dei suoi”!
Dobbiamo riprenderci la fiducia dei bambini e la loro semplicità del fidarci di chi ci vuole bene davvero.
Il risultato è quello della “pace”. La “pace” dentro di me, indispensabile per esserne costruttore fuori e intorno a me. Dobbiamo riprenderci in mano i Vangeli, l’Eucaristia, la Confessione come cammino spirituale… Lì dentro lo Spirito Santo ci “insegnerà ogni cosa”
Buona vita. Un grande e forte abbraccio. Ciao
ASCENSIONE DEL SIGNORE – 02.06.2019 – Lc 24, 46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Arrivi e partenze. Meglio: partenze ed arrivi.
In aeroporto o in stazioni ferroviarie è scritto sempre in grande e in posti ben separati. E’ per non fare confusione, ce n’è già abbastanza in entrambe le situazioni.
Anche noi, quante volte siamo stati con la faccia verso l’alto, preoccupati ed emozionati, a guardare gli orari e controllare l’orologio, a fare due calcoli di tempo…operazione da ripetere continuamente quasi per garantirci che tutto sia giusto e vada nel verso giusto.
Più o meno così succede con gli Apostoli.
– C’è una partenza: Gesù di Nazaret. Destinazione Paradiso, casa del Padre…da lì era partito.
– C’è un arrivo: lo Spirito Santo, promesso proprio da Lui. Destinazione: il cuore e la testa dell’umanità.
Facce preoccupate e contente. Sentimenti contrapposti. Parte un amico, il centro di riferimento, il Risorto. Anni stupendi passati insieme fra alti e bassi, con fede entusiasta e tradimenti clamorosi, un po’ capito e un po’ no…e rimane ancora qualche dubbio, perplessità, paura. Ma Lui deve partire, deve ritornare a ‘casa’ per mandarci lo Spirito
Lo Spirito che rimarrà sempre con noi e ci “rivestirà di potenza” quella che ci servirà per superare tutte le paure, i dubbi, le perplessità…almeno per provarci a farlo da parte nostra.
Questa è una partenza che un po’ spiazza gli apostoli, così come spiazza anche noi. Con Lui in mezzo sarebbe stato forse più semplice.Ma oramai il pulsante è stato schiacciato e Lui parte verso l’Alto.
Rimane nel cuore e nella testa la sua promessa. Per il momento basta ed avanza.
Si tratta di aspettare un po’ e di sperare che sia puntuale, perché in fondo al cuore qualcosa è rimasto che li fa stare ‘abbottonati’ e ‘nascosti’, così come succede spesso ancora oggi per noi.
Lui è andato e ci ha lasciato la sua Parola, il suo Esempio, ci ha lasciato l’Eucaristia. Manca però ancora un pezzo per chiudere il ‘puzzle’, manca lo Spirito Santo… dopo sarà davvero il tempo della Chiesa, del popolo ‘nuovo’ che dovrà camminare ben dentro nella storia dell’Umanità per essere sale e luce e lievito.
Adesso restiamo anche noi a guardare in alto e a ricordare, forse anche con nostalgia, un Amico che va…Ma attenzione, un momento solo perché Lui ha promesso di non lasciarci soli.
E Lui le promesse le mantiene sempre. Anzi, l’ha già mantenuta!
Buona vita con un grande e forte abbraccio. Ciao
PENTECOSTE – 09.06.2019 – Gv 14, 15-16.23b-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Promessa mantenuta.
Arrivo previsto e puntuale come raramente succede. La Sua partenza ha prodotto l’effetto che il Signore Gesù aveva detto con largo anticipo.
La Pentecoste è un punto di arrivo che ci costringe a partire, a uscire dalle nostre chiese e vivere la fede nella strada di tutti i giorni.
L’Eucaristia della domenica sarà un bisogno dell’anima per ricordarci e ricapire le cose che Lui ci ha detto e sarà anche il momento dello Spirito che ci insegnerà ogni cosa… sarà comunque e sempre una continua ripartenza, un continuo “riandare” e tentare di essere “sale e luce” in questo nostro tempo e dentro questa nostra cultura che troppo spesso ha messo e mette Cristo nell’angolo, come qualcosa o qualcuno di superato o di non urgente.
Noi abbiamo bisogno dello Spirito Santo, che Qualcuno ci ricordi quello che il Signore Gesù ci ha detto. Abbiamo bisogno urgente di Qualcuno che ci insegni ancora.
– E’ indispensabile però che la piantiamo di fare i maestri, quelli che la sanno lunga e che hanno una ricetta pronta per tutto e per tutti.
– E’ indispensabile che ci mettiamo dalla parte di quelli che vogliono imparare e non si vergognano di farlo.
– E’ indispensabile riuscire a dare un taglio alla nostra arroganza e alla nostra presunzione.
La Pentecoste è “accettare la scuola dello Spirito” che ci guiderà alla Verità tutta intera.
Ce ne sono in giro tanti che hanno voglia di venderci le loro verità…nascono come funghi d’estate e “si sbattono” con una grinta sospetta per difendere le “loro verità”.
Distinguere le verità, cercare la Verità…Non è facile ma è possibile!
Incontrarsi con il Cristo nel Sacramento che ci ha lasciato come segno della Sua presenza in mezzo a noi per sempre, ebbene, incontrarsi con Lui vuol dire capire, un pò per volta, la Verità. E lo Spirito Santo ci guiderà su questa strada di ricerca e di azione.
Sarà una Pentecoste che si rinnova ogni domenica e che mi costringerà a non avere paura di andare fuori dalla chiesa per incontrare gli altri che, come me, cercano felicità, amore, pace…
Buona vita e un grande e forte abbraccio.
- TRINITA’ – 16.06.2019 – Gv 16, 12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
La Trinità…non ci troviamo di fronte al gioco delle ‘3 carte’, un gioco che dove punti, punti…tanto ti fregano di sicuro…
La Trinità…non c’è niente da puntare perché non c’è nessuno che ti vuole fregare.
Ma davvero non c’è nulla da ‘puntare’? O forse c’è da ‘puntare’ sulla vita?
O per dirla con la Parola del Signore Gesù c’è da ‘puntare sull’Amore’ ?
Sì, è così,e questo è quello che si capisce prendendo in mano la Bibbia, e lo si capisce fin dall’inizio, fin dalla Genesi, dalla creazione.
La conferma è anche nell’inizio del Vangelo di Giovanni: “ Tutto è stato fatto per mezzo di Lui…”.In fondo è così anche per ognuno di noi.
Il nostro ‘amore’ si esprime e si concretizza attraverso un regalo che va dai fiori a un maglione o ad un anello, si esprime attraverso un progetto o, al massimo livello, con un figlio. E credo che sia così perché siamo stati ‘creati’ a ‘Sua immagine e somiglianza’.
Abbiamo quindi imparato da Lui, dal Dio-Padre che è talmente carico di amore che il suo Parlare prima diventa “Creazione”, e poi diventa Parola-Carne… e prende le sembianze e la concretezza di un Figlio-Uomo: il Signore Gesù.
Gesù di Nazaret, immagine e realtà di un Amore che è da sempre e per sempre.
E Gesù continuerà a Parlarci del Padre, ci insegnerà anche a pregarlo: “Padre nostro…”
Ma non finisce qui. Il “parlare” tra il Padre ed il Figlio è talmente vero e forte che si identifica nello Spirito Santo, diventa una terza persona.
Sì, proprio Lui, lo Spirito, è l’Amore che prende forma di Persona e che ci “riempie di potenza” e di forza per essere testimoni di questa Trinità che conosce solo un linguaggio: quello dell’Amore. Ma sarà sempre e soltanto un Amore-Creativo, che cioè si traduce in gesti concreti e forti perché anche noi possiamo riuscire a passare dalle canzoni e dagli SMS ai gesti veri che salveranno il mondo dall’odio e dalla vendetta…
Odio e vendetta e terrore…sono tutte realtà contro lo Spirito, realtà contro l’uomo fatto a Sua immagine e somiglianza!
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
CORPUS DOMINI- 23.06.2019 – Lc 9, 11b-17
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Voi stessi date loro da mangiare
A Gesù piace giocare all’attacco…e un “goleador” così non si è più visto! Anche questa volta non si smentisce. Loro, i Dodici, giocano in difesa: congedare la folla e, cioè…che si arrangino, sono in troppi!
E’ lì da vedere quanti sono, come si fa a sistemarli tutti? Molto più “razionale” e più “logico” mandarli da un’altra parte. Sembra addirittura un bel segno di “sensibilità” e di “attenzione” ai bisogni degli altri.
Lui invece li supera, li dribbla…ancora una volta all’attacco. Macché congedare e mandare via: devono sedersi lì e lì devono mangiare! Non basta. Ci devono pensare loro, i Dodici. Pure!
Questo è un goal all’incrocio dei pali: imparabile.
E loro però, “testoni” come noi, tentano l’ultima disperata difesa a questa provocazione non ancora capita fino in fondo: “ i 5 pani e i 2 pesci oppure andare a comperare tutto”…ma con quale denaro?
Lui, il Capo, non cede e rilancia facendo organizzare “tavolate” da 50 persone. Bello e assurdo.
Noi invece come loro, chiusi dentro alle nostre “logiche” ben costruite e ai “discorsi razionali”. Noi come loro, chiusi dentro alle “sensibilità” di comodo e alle nostre “attenzioni! Che però ci devono lasciare tranquilli…Non abbiamo ancora capito che tocca a noi scomodarci! Ci sta dicendo che dobbiamo organizzarci, dobbiamo tirar su le maniche, dobbiamo dare la vita.
Lui lo dirà e lo farà più chiaramente il “ giovedì Santo “, lo dirà e lo farà regalandoci l’Eucaristia, il Pane da mangiare….e ci vuole “ così “ anche noi: sì, anche noi “pane da mangiare”, vita da spendere per gli altri.
Gesù desidera che noi si abbia più “fantasia” e che non sempre prigionieri delle nostre logiche-razionalità…la fantasia invece di chi ama, come Lui ci ha insegnato, e di chi si fida di Lui.
Rimane vero che sono tanti sul serio i problemi ed i casini dentro e fuori di me…ma Lui continuerà sempre a ripetermi che tocca a me, e a te darci da fare. Lui ci sarà sempre, perché alla fine è Lui “specialista” in miracoli. Intanto, per non sbagliarsi e smentirsi, si lascia “mangiare”, Lui, per sempre “Pane”, Lui, per sempre “Eucaristia” perché io trovi la forza e l’energia per fare la mia parte, per provarci, almeno.
Buona vita con Lui al “Centro” Un grande abbraccio. Ciao
XIII DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 30.06.2019 – Lc 9, 51-62
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Ma che problema c’è? Voltarsi indietro è un problema?
…Ma se è il mio passato, è la mia vita con i suoi problemi ed i suoi successi. Ma è proprio così drammatico voltarsi indietro?
Ehi amico, non possiamo fare i furbi e far finta di non capire. No, non è quello il problema!
Le tue radici, il tuo retroterra sono importanti e li “devi” tener presenti e li “devi” saper riconoscere!
No, qui, la questione è un’altra. E’ il “voltarsi indietro” del cuore!
Qui si sta parlando di amore “dirottato”. Dirottato verso un passato che t’impedisce di essere libero di amare Lui e t’impedisce di metterlo al primo posto. E’ il “voltarsi indietro” di chi non si fida di Uno che t’invita a “camminare sull’acqua” per andargli incontro…e ti pare più prudente e più logico rimanere fermo sulla tua barchetta, lì, tristemente sola e apparentemente più sicura.
Lui invece è fatto così. E’ il Dio delle grandi sfide e dei miracoli che solo Lui sa fare e solo Lui deve fare. Mi chiede di fidarmi, di andargli dietro e basta…senza tanti “se” e senza tanti “ma”.
Dopo, solo dopo, tutto prenderà davvero senso e importanza. E lo sarà nel modo giusto e vero.
Solo dopo sarà veramente amore, quello che è capace di dare la vita.
Lui non m’impedisce di stare con gli altri, di cercarli, di darmi da fare…al contrario mi vuole ben dentro alla gente e al mondo, ben dentro alla Storia!
Solo che vuole essere Lui al primo posto. Vuole essere Lui il punto di riferimento per “leggere” e “vivere” tutto e tutti, senza “voltarsi indietro” su mode o su culture di comodo e di interesse o su nostalgiche posizioni di riti vuoti e freddi.
Egli ci vuole dentro alla Domenica, dentro all’Eucaristia. Una mania di protagonismo? Ne ho conosciuti tanti di “protagonisti” e di “fenomeni”, e Lui non è così…infatti la Croce, quella Croce, non è proprio voglia di protagonismo.
Mano “alla vita” allora c’è da lavorare per costruire il “futuro” con Lui.
E se proprio ti devi voltare sarà solo per aspettare gli ultimi, quelli che non ce la fanno più e hanno bisogno di una mano o anche solo di uno sguardo per “andare avanti”.
Buona vita allora. Un forte abbraccio. Ciao
XIV DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 07.07.2019 – Lc 10, 1-9
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
…vi mando come agnelli in mezzo a lupi…
Si va avanti sul “come” essere un “testimone”, uno che accetta la scommessa di seguirlo. Qui sono richiamate due caratteristiche fondamentali: quella dell’operaio e quella dell’agnello. Due caratteristiche che sono in contrasto netto con quella del disoccupato e quella del lupo.
La prima cosa allora che devo mettermi bene in mente è questa: bisogna lavorare, e fare fatica. Sì, per essere testimoni di Lui c’è da fare fatica! Ma fatica da “operaio” mica da “imprenditore”!
Da “operaio”…perché il progetto c’è già, l’ha fatto Lui e da un sacco di tempo.
A me tocca l’intelligenza e la fantasia di come renderlo concreto e vero; a me tocca la voglia di “leggerlo” e di “capirlo”, domenica dopo domenica.
Ma attenzione però, non illuderti, non saranno mica tutti lì ad accoglierti a braccia aperte come un fenomeno, non saranno tutti lì pronti ad applaudirti o a regalarti un sorriso di simpatia…no,
“…in mezzo a lupi”. Che ci piaccia o no, questa è la parola usata da Lui: “lupi”. E allora:
– il suo progetto sarà… la mia fatica;
– la sua Parola… dentro il mio cuore;
– la sua presenza… la mia fantasia;
– il suo esempio… per “camminar” la mia vita;
– la sua vita…la mia vita.
“…in mezzo a lupi”… “ come un agnello ”.
C’è da lottare insomma, c’è da stare con le orecchie dritte perché il “sistema di dominio” (lupi) non ci sta, perché la “cultura dominante” (lupi) non vede l’ora di mettere in un angolo il Suo Progetto, perché le strade del male non sono le Sue strade…no, non sono le sue strade perché la sua logica è quella del servire e non quella di protagonismi imbarazzanti che non riescono neppure a nascondere tanto bene il vuoto che c’è dentro. Perché i “lupi” sono “lupi…e basta. Ma Lui non ci lascia soli.
Come un “agnello” che ha un pastore buono, un pastore che conosce la montagna, conosce le strade, conosce i pericoli… un pastore che ha un progetto appunto.
Come un “agnello” che si fida del suo pastore e non pensa di “saperne una pagina in più”.
Come un “agnello” ma che è figlio del Padre e fratello del Signore Gesù.
Così Lui ci manda…e con l’Eucaristia, che è il segno della Sua presenza viva e nutriente, continua ad essere punto di riferimento e guida per tutti quelli che lo scelgono e lo seguono.
Buona vita con Lui al centro del nostro andare. Un grande abbraccio. Ciao
XV DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 14.07.2019- Lc 10, 25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Il sacerdote ed il levita (…esperti della Parola di Dio, frequentatori del Tempio) loro non hanno tempo, hanno cose più importanti cui pensare…sì, ai fatti propri! Per loro il “prossimo” si racchiude, tutto, nella propria immagine che si riflette, come in uno specchio, il “prossimo” sono essi stessi. Pazzesco.
Non voglio fare nessuna considerazione sul samaritano ed il suo popolo. Non c’è nessuna considerazione da fare, bisogna solo guardare ed imparare.
Sono il sacerdote ed il levita che mi fregano e mi mettono in crisi, perché capita anche a me di ritrovarmi qualche volta in un atteggiamento simile.
Il sacerdote ed il levita, dunque, scendevano da Gerusalemme e credo che non sia azzardato pensare che avessero appena frequentato il Tempio, credo anche che si possa ragionevolmente pensare che fossero “osservanti” puntuali e puntigliosi della Legge, credo ancora che, per tutte queste cose, si sentissero delle persone perbene.
A Gerusalemme, quindi, l’incontro con Dio, con la sua Parola, con la Legge ed “i Profeti”…tutto a posto dunque!
A Gerico invece è la vita di tutti i giorni, è il lavoro e gli affari, è la sofferenza e la gioia, è il tempo libero e la “quotidianità”…
Tra Gerusalemme (il sentire ed il bisogno dell’anima) e Gerico (il vivere quotidiano) c’è però un passaggio da fare. Un “passaggio” che renderà vero il sentire dell’anima e il vivere quotidiano. C’è il passaggio che rende “vero” sia Gerusalemme sia Gerico.
Il passaggio è ripetuto nel brano di Luca: “…prendersi cura…”. Se non capisco questa cosa qui (il dovere del “prendersi cura di…”), se non capisco questo, il mio andare in Chiesa è solo un rito vuoto e perso, e la mia vita, un inutile viaggio tra la noia ed il non senso. “Prendersi cura di lui”: è l’amore del Padre che manda il Figlio a prendersi cura dell’Umanità, è l’amore che la smette d’essere chiacchiera, è vedere il volto del Cristo su quello di chi ci passa accanto o abita nella stessa casa…e quel volto “m’interessa”!
Amare non potrà mai essere una bell’intenzione, deve diventare il mio “prendermi cura” concretamente: fasciare…versare…caricare…portare…pagare!
Proviamo, per una volta, a non far finta di nulla e capire come posso io coniugare questi verbi nella mia vita di tutti i giorni. Coniugherò l’Amore, incontrerò il prossimo davvero, incontrerò Lui, cercherò l’Eucaristia ed i Sacramenti per non perdermi più.
Buona vita con un grande e forte abbraccio. Ciao
XVI DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 21.07.2019- Lc 10, 38-42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
…ma di una cosa sola c’è bisogno…
Quale?
– Il denaro! Senza soldi dove vuoi andare? Sarà anche vero che non servono ad essere felici ma aiutano parecchio! No, dei soldi c’è bisogno!
– Il potere! Non vorrai mettere in discussione il potere? Lo cerchiamo tutti e c’è chi spende barca di soldi per averlo, siamo disposti a tutto pur di averlo. No, del potere c’è bisogno!
– Il successo! Dai, non ha senso correre per arrivare secondi…vincere è il senso dell’impegno e della fatica; il successo ti fa sentire vivo ed importante. No, del successo c’è bisogno!
– La salute! Se c’è la salute c’è tutto. No, della salute c’è bisogno!
…e altro ancora…
Luoghi comuni? Frasi fatte? Banalità sconcertanti? No. Ancora una volta, non dobbiamo far finta di non capire!
Denaro, potere, successo, salute… sono situazioni del nostro essere “creature”, e il Creatore non rinnega nulla di tutto quello che ha fatto, non rinnega quello che dice d’essere “cosa bella”.
Il problema è di non fermarsi lì, ma “riconoscere” il Creatore per non diventare schiavi della creazione. Non c’è chiesto di disprezzare le cose e le situazioni, ma di saperle vivere, di saperle mettere in ordine e al posto giusto. C’è chiesto d’essere veri e sinceri con tutta “la creazione”. E allora è una sola la cosa di cui c’è veramente bisogno per vivere, tutta intera, la mia realtà d’uomo o di donna: “Sedersi ai piedi di Gesù” (…la Messa, i Sacramenti, il pregare) è la sola cosa di cui c’è bisogno. Quest’atteggiamento darà senso e luce a tutto il resto, e ci farà stare dentro alla creazione nel modo giusto: da figli e da fratelli.
Allora, per esempio, il potere diventa servizio e cura di tutti, degli ultimi in particolare.
La salute diventa occasione per dare una mano a chi non ce la fa. Il successo diventa solidarietà con chi ha bisogno per realizzare progetti veri. Ma sempre e soltanto se riusciamo a “sederci ai piedi di Gesù ed ascoltare la sua Parola”…la sola cosa di cui c’è bisogno per non sbagliarci a vivere tutto il resto.
Non posso non capire, per esempio, che il mio andare all’Eucaristia di domenica è davvero un andare a mettermi ai piedi di Gesù per ascoltare la sua Parola e lì trovare la forza di viverla. Non posso non capirlo e non volerlo.
Buona vita allora… ma con Lui al “centro” del nostro “andare”.
Un forte e grande abbraccio. Ciao
XVII DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 28.07.2019 – Lc 11, 1-13
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”».Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
“Signore, insegnaci a pregare…”
Ecco cosa ci ha insegnato. “ Quando pregate, dite”:
– “Padre”: la novità è che Gesù m’invita a chiamare Dio con il nome di Padre, per farmi capire che non sarò mai più da solo nella vita. Dio non sarà mai più la “divinità” chiusa nel suo “strano e lontano cielo”.
Dio è uno che mi vuole stare a fianco e che mi vuole bene davvero…come solo un papà vero sa e vuole fare.
– “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno”: e cioè voglio mettere quel Padre al centro di tutto, voglio fare il “tifo” per Lui e farlo con la mia vita, anche quando sarà difficile (santifica-
re) e voglio fare tutto il possibile per mettere in pratica la Sua Parola …o almeno per metterci tutta la mia voglia per farlo, perché passi il suo stile, la sua Salvezza, il suo piano originale, quello della Creazione “bella e buona”.( Venga il tuo regno).
– “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”: e “oggi” è riferito non tanto, e non solo, al giorno del calendario ma alla vita; e il “pane” non è soltanto il cibo da mangiare (anche quello, e per tutti…) ma ad ogni Parola che esce dalla sua bocca (devo avere la voglia di accoglierla) e “nostro” perché devo capire che non sono da solo ma faccio parte di una grande famiglia: l’Umanità.
– “Perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo”: è un chiaro invito perché Lui si comporti con me come io mi comporto con gli altri. Il perdono allora deve diventare una regola e non una scusa…senza togliere lo sguardo dalla giustizia. Perdonare sarà fidarsi di Lui.
– “E non abbandonarci alla tentazione”: è la richiesta di riuscire a vincere i tanti “condizionamenti” che ci impediscono d’essere “‘liberi” di “‘fare il bene”.
Lui questo ci ha insegnato: come uno schema di quello che dobbiamo “dire e pensare” quando “‘preghiamo”’.
La preghiera allora è star ben dentro nella vita. Pregare è “chiacchierare” con Lui della mia vita e di quella dei miei “fratelli”. La preghiera è parlare con Lui per affrontare il cammino giorno dopo giorno, ma da figli e non più da condannati a morte.
Pregare è sentire che siamo “già” dei risorti con il Signore Gesù. Dire il Padre Nostro è come fare un grande viaggio nella mia vita di tutti i giorni e nella storia dell’Umanità, quell’Umanità che inizia sempre da quelli che mi sono vicini, per poi prendere il largo…
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
XVIII DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 04.08.2019- Lc 12, 13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Si ritorna al discorso della “cosa”: ”l’unica di cui c’è bisogno”. Gesù vi ritorna sopra perché è “provocato” da un problema d’eredità!
Ancora una volta non si smentisce, non ha paura dell’impopolarità. Così dice chiaramente che “accumulare tesori per se stessi e non arricchirsi davanti a Dio”, non porta, e non porterà, da nessuna parte. Mi sta dicendo, in altre parole, che il peccato è coinvolgere l’anima nel tentativo di accontentarsi e di sedersi sulle cose, sui “tesori”… il peccato è sbagliare l’ordine che si dà ai “valori”.
Peccato è sbagliare l’obiettivo del mio “lottare” nella vita e del mio “litigare”.
“Riposati, mangia, bevi e datti alla gioia…” non c’è nulla di male nel mangiare, nel bere, nel darsi alla gioia, nel riposare. Il “male” è coinvolgere e bloccare l’anima, il mio essere, il mio cuore e la mia testa:
“Anima mia, hai a disposizione molti beni…”!
Questa è la prospettiva sbagliata perché è come violentare l’anima, trattarci come se fossimo ad una sola dimensione o ridurci ad una sola prospettiva. Ho sbagliato l’ordine da dare alle cose insomma.
L’orizzonte non è solo, e “soprattutto” quello; sarebbe la fine di tutto, del tuo essere “fatto ad immagine e somiglianza di Dio”.
– Certo che devo riposare…ma non diventare sfaticato. La domenica è il giorno del riposo, è il “giorno del Signore”…appunto.
– Certo che devo mangiare…ma non diventare obeso. C’è anche un altro pane da mangiare, c’è il sacramento del Pane…appunto.
– Certo che devo bere…ma non ubriacarmi.
– Certo che devo darmi alla gioia…ma non sballare.
Certo che…
…ma non posso dimenticare di avere un’anima che deve e darà senso a tutto questo e che in cima a tutto metterà quel Dio che mi vuole figlio e non burattino e schiavo, che mi vuole ricco di Lui per saper e poter vivere la mia dimensione bella e incredibile di “creatura”.
Certo che…
…ma dovrò sempre fare i conti con gli slogan facili e seducenti di chi ci vuole guadagnare sopra, guadagnare sopra alla mia vita.
Lui ha investito su di me, su di te, su di noi perché noi fossimo veramente “ricchi” d’amore, del suo Amore e così poter diventare Amore per gli altri.
Insomma non è una questione di proibizioni ma di “ordine” e di “senso” da dare alle cose, del saperle usare perché possa incontrarmi con il mio Signore in modo vero e pieno.
Se la “creazione” mi allontana da Lui, allora non ho proprio capito niente.
Buona vita con Lui al “centro”. Un grande abbraccio. Ciao
XIX DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 11.08.2019- Lc 12, 35-40
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
”Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.
Sembra che Gesù si diverta a proclamare cose scontate! Ed è veramente scontato dire che il cuore va dove ha un tesoro che gli interessa.
Già, è scontato ma continua ad essere terribilmente vero e noi continuiamo a non volerlo capire e andiamo avanti a “svendere” il nostro cuore al primo che passa e che ci promette le cose che ci piacciono o che ci hanno messo in testa che sono indispensabili per essere felici, vincenti, alla moda…
Già, è scontato ma noi si continua a perderci dentro il cuore fino a quando non abbiamo “conquistato quel tesoro”, per poi sentire che non basta, che ci vuole ancora qualcosa d’altro. E avanti così…a continuare a mettere il cuore nel posto sbagliato, su cose che non possono riempire, dietro a falsi obiettivi e inutili futuri…
E avanti così… con arroganza e prepotenza a volere quello che altri hanno deciso che noi “dobbiamo volere” perché solo allora saremo felici…e ci prendono per il …cuore, i furbi!
– La Parola c’invita a “svegliarci”, ad aprire gli occhi, a scoprire l’imbroglio e il loro e nostro sporco interesse.
– La Parola non ci vuole prendere in giro e non scenderà mai a nessun tipo di compromesso, anche a costo di sembrare “scontata”.
– La Parola c’invita a mettere la cintura ai fianchi…e non per tener su i pantaloni ma perché “la cintura ai fianchi” è il segno di chi lavora, di chi non “cala le braghe” di fronte alla prima difficoltà, di chi non si arrende.
– La Parola c’invita anche a tenere la luce accesa perché il buio non abbia il sopravvento e con la Luce io possa vedere invece dove mettere davvero il mio cuore, su quale tesoro valga davvero la pena di puntare, la Luce mi aiuterà a non perderlo di vista…il tesoro!
…e il “tesoro” mi è regalato domenica dopo domenica: è la Parola, la Sua; è il Pane, il suo Corpo per me.
Parola e Pane da mangiare: eccolo il “tesoro” sul quale mettere il cuore!
La vogliamo fare allora o no una bella “caccia al tesoro” ?
Dai che è domenica! Sì, domenica…tempo di “caccia al tesoro”!
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – 15.08.2019 – Lc 1, 39-56
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
«Ha guardato l’umiltà della sua serva».
Avanti con le parole che non vanno di moda. Umiltà!
Capita così raramente di sentirla pronunciare che ti viene il dubbio che possa ancora esistere nel vocabolario della lingua italiana. Tranquilli però, c’è e ne viene anche spiegato il significato: “non orgoglioso, non superbo, riservatezza, modestia, l’essere semplice, l’essere povero…”
Si tratta insomma di uno stile di vita controcorrente. L’umiltà è la vera dimensione di Maria di Nazaret, la figlia di Gioachino ed Anna: una donna controcorrente appunto! Ed è l’esatto contrario della donna dell’inizio, Eva, che aveva preteso e fortemente voluto la sua indipendenza totale di creatura fatta ad immagine e somiglianza del suo Creatore e che invece aveva tentato la strada di chi vuole prenderne il posto, di sostituirsi a Lui; la creatura che aveva scelto di “bastarsi”, di poter fare tranquillamente a meno del Padre-Creatore.
Maria va dalla parte opposta senza rinunciare a fare le domande giuste e lecite di chi vuole capire, perché Maria è umile, ma non sciocca. E dopo le domande e le risposte, lei… si fida.
Maria è una che si fida perché è ricca della sua semplicità, perché è potente nella sua povertà normale e riservata, perché è libera da orgogli inutili e devastanti… umile, appunto!
Lei ci ha indicato lo stile della strada vincente per attraversare i giorni della vita, strada non ancora capita dalla nostra cultura presuntuosa che non si fida di niente e di nessuno.
O forse sì, si fida di quello che tocca e sperimenta.
O forse no, perché non riesce più a vedere la concretezza vincente di Maria e del suo stile.
Uno stile che è anche dentro ai grandi testimoni del nostro tempo, da Teresa di Calcutta a Giovanni Paolo Il, ai tanti papà e mamme e nonni e giovani che ci vivono accanto e danno serenità ai nostri giorni, danno fiducia al nostro impegno di uomini e donne, impegno per un mondo più giusto e solidale.
Maria, umile, è la strada sulla quale s’incammina la storia del Dio che si fa Uomo.
L’umiltà (… rileggine il “senso” scritto all’inizio) sarà il nostro stile per lasciar camminare il Signore Gesù nella nostra vita. E allora la storia di Maria, la mamma di Gesù di Nazaret, del Figlio di Dio, deve diventare la nostra storia: quella che parte dalla terra per arrivare al cielo.
Forse umiltà è una di quelle parole che varrà la pena di recuperare nei suoi significati più veri, e Maria potrebbe essere una grande maestra: certamente una grande testimone.
XX DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 18.08.2019- Lc 12, 49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione
Ma come? La “divisione”? Ma se quando nasce, dalla stalla di Betlemme parte una sola parola, “pace in terra…!”, e adesso smentisce tutto? …Macché pace, divisione sulla terra ?!?
Quest’affermazione è abbastanza da andare in confusione, per non capire nulla e mandare tutto all’aria. Neanche di Lui ci si può più fidare?
No, calma, nessuna confusione, niente da mandare all’aria, è semplicemente questione di coerenza con la Parola di qualche domenica fa circa il “voltarsi indietro” e con quella di domenica prossima della “porta stretta”.
Il Signore Gesù è sempre Lui, lo stesso dello “stupore” di Betlemme e dello “scandalo” del Calvario. Lui, ha portato pace, solo Pace! Ha portato e porterà amore, solo Amore.
La “divisione” nasce dalle nostre scelte e dalle prese di posizione di fronte al suo parlare e al suo vivere.
La “divisione” non la fa Lui, la provochiamo noi quando tentiamo di seguire altri maestri e ci chiamiamo “fuori” dal suo gioco.
Lui, il Dio che si è fatto uomo, pregherà “perché tutti siano una cosa sola”…siamo noi a prendere le distanze dal suo stile, e dalle sue “regole”.
Lui ci vuole Chiesa, suo popolo che si riconosce, che si nutre e cresce nell’Eucaristia: un popolo nuovo per una storia nuova.
Siamo noi che costruiamo le nostre piccole “sette” o piccoli recinti. Siamo noi che ci chiudiamo nelle nostre piccole o grandi sagrestie e nei nostri uffici o sui nostri computer…
Siamo sempre noi che ci vogliamo “dividere” dagli altri e, di conseguenza, da Lui.
La divisione non è una sua scelta ma nasce perché c’è Lui che mette in crisi le nostre sicurezze e le nostre comodità.
La divisione nasce perché Lui è “scandalo” per tutti i “benpensanti” e perché Lui è scomodo. La divisione rimane sempre e soltanto una nostra libera presa di posizione.
Lui, Gesù di Nazaret, è solo capace di Amare…ma nella Verità.
Buona vita. Un grande e forte abbraccio. Ciao
XXI DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 25.08.2019- Lc 13, 22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta…»
In un mondo dove “sembra” che tutti ti regalino tutto, e stiano lì per fare solo i tuoi interessi e ti promettono felicità e paradisi d’ogni genere…In un mondo così ci voleva proprio Uno come Lui, uno onesto, vero, sincero. Lui ha il coraggio di dire le cose come stanno:
vivere non è passare un comodo casello dell’autostrada con il Telepass e poi correre liberi e felici nel vento e nel sole…No, vivere è “sforzarsi di passare per la porta stretta”…
Vivere è fatica perché è uno sforzo duro e coerente di chi tenta la scelta del “rinunciare” a tutto quello che “sembra” libertà, giustizia, verità. Ne parlano in tanti ma alla fine ti sembra che tutto si riducano ad una buona organizzazione e a dei validi documenti.
Gesù di Nazaret invece parla di “sforzo” e quindi di fatica, e questo prevede che non sia tutto così scontato e semplice come vorrebbero far credere quelli che dicono: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza…”, no caro, la faccenda non si risolve così, va un po’ più in là.
Lo sforzo “della porta stretta” è far diventare vero quell’aver mangiato e bevuto con Lui, in altre parole far diventare “vera” l’Eucaristia che non si potrà quindi fermare alla bella e simpatica celebrazione ma “tenterà” di diventare stile di vita, nella quotidianità del mio parlare, del mio comportarmi e del mio scegliere. Seguirlo, insomma, non è salire sul pullman o sul treno elettorale o sulle tribune o sedersi sulle poltroncine ”riservate”…Seguirlo sarà sempre e soltanto una fatica, uno sforzo di chi ha capito che stare con Lui, che andare a Messa ti impegnerà poi ad andare controcorrente e ti impegnerà a vivere le Beatitudini.
Tutta roba che non è mai stata scontata e che non si trova così facilmente nei nostri spot pubblicitari.
Tutta roba da “porta stretta” che passa dentro le case, dentro le scuole, dentro la politica, dentro nello sport, dentro nel tempo libero, dentro nel divertimento…ma con tutto quello che si è imparato dalla Parola e dal Pane. Tutta roba che non ha un grande mercato, ma con il Signore Gesù non è mai tempo di sconti o di saldi.
La “porta” sarà anche stretta ma “porta” in paradiso…Buona vita con un grande e forte abbraccio. Ciao
XXII DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 01.09.2019 – Lc 14, 1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
…invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.
A proposito di “ porta stretta “…Eccola qui, subito, la concretezza. La logica contraria dei primi posti, degli invitati eccellenti e famosi! L’esatto contrario delle amicizie e delle conoscenze “interessate”, quelle del “non si sa mai “.
La porta stretta invece è la logica degli “ultimi” nella vita, e ce ne sono ancora tanti nella nostra terra ancora così troppo ingiusta e divisa.
Questa è una logica che mi deve riguardare, perché mi deve mettere in discussione.
L’invito che fa il Cristo è di stare “io” dalla parte degli ultimi e non perché debba essere contro i “primi”, ma perché questi non si sentano, e né siano, padroni arroganti, come se fosse un loro diritto o privilegio “star bene loro” e “chi se ne frega degli altri”.
Lo stile invece che ci propone questa “Parola del Signore” è un modo di stare al mondo, che non prevede né odio né vendette…ma solo giustizia e solidarietà. Non si tratta, in altre parole, di essere contro qualcuno per il solo fatto che è “primo” ma di essere a favore di qualcun altro che ha bisogno davvero.
– I poveri quindi…quelli che hanno necessità vera di pane e di amore. E li abbiamo anche dentro casa.
– Gli storpi…quelli che non si sentono più capaci e buoni per niente e per nessuno. Anch’essi dentro casa.
– Gli zoppi…quelli che fanno una fatica bestia a camminare la vita. E abbiamo anche loro dentro casa.
– I ciechi…quelli che non vedono più nessuna prospettiva, né luce nel loro futuro. E li abbiamo anche dentro casa. Sì, li abbiamo anche dentro casa e intorno a noi, nelle nostre strade e nelle piazze, nelle nostre scuole e nelle chiese.
Invitarli…Può anche solo voler dire avere la voglia di perdere un po’ di tempo per ascoltare, per sentire il loro sfogo…sapendo già di non avere niente in cambio se non la fortuna di vedere una piccola luce che, per un momento, si è accesa nel loro cuore e nei loro occhi…e chissà, forse, è solo un piccolo ma primo segnale di “risurrezione”.
Buona vita allora. Un grande e forte abbraccio. Ciao
XXIII DOMENICA DEL T. ORDINARIO – 08.09.2019- Lc 14, 25-33
Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.”
“ Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita non può essere mio discepolo “.
Finite le vacanze, questa è una mazzata di quelle che non ti aspetti. L’elenco è davvero completo ed il verbo che lo tiene in piedi è di quelli che ti lasciano senza fiato: odiare! Ma così la porta non è stretta, è chiusa proprio!
Per fortuna però si tratta solo di una traduzione dall’ebraico che non prevede la “forma comparativa”, si tratta cioè di un “ebraismo” che vuole esprimere l’esatto contrario di “amare”.
La versione più corretta sarebbe: “Se uno viene a me e non mi ama più di…”, oppure “Se uno viene a me e non mi preferisce a…”. Del resto, lo stesso Luca (16, 20) richiama in modo chiaro ed inequivocabile il quarto comandamento: “Onora il padre e la madre”.
Chiarito questo, rimane comunque in piedi e fino in fondo la sostanza del discorso, e cioè che Lui vuole essere amato più di tutto e più di tutti. E lo conferma con forza quando c’invita a portare la croce e a seguirlo. Ancora una volta “portare la croce” non vuol dire “rassegnarsi” ma accettare di andargli dietro… nella morte e nella risurrezione.
Andare con Lui e portare la croce significa scegliere di vivere la vita fino in fondo, ma con l’idea chiara in testa che il Cristo vuole essere “preferito” a tutti. E’ una scelta radicale da fare, scelta che non ammette repliche.
“Odiare”… è questione di voler mettere Lui in cima perché, tutto e tutti abbiano finalmente il giusto senso ed il giusto peso; …e soprattutto sia vero “l’amore”. E sarà vero perché trova nella sua Parola e nella sua Persona la motivazione vincente.
Nella domenica allora:
– ho bisogno di trovare uno “spazio” per stare con il Signore;
– ho bisogno dell’Eucaristia che è il sacramento della Sua presenza;
– ho bisogno di “camminare con Lui e dietro a Lui” per trovare il giusto nutrimento e la giusta carica per il mio vivere i giorni.
Sì, “portare la croce”, trova motivazione, perché ti sbatte dentro alla Risurrezione … felicemente!
Buona vita con Lui al centro del nostro vivere i giorni. Un grande e forte abbraccio. Ciao
XXIV DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 15.09.19.- Lc 15, 1-32
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. ” Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione».
«O quale donna, se ha dieci dracme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. ” Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: « Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: “Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. ” E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: “Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno che esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. ” Partì e s’incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. ” Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. ” E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: “È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. ” Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. ” Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. “»
«Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò».
Quando si dice che non vuole essere secondo a nessuno! Il figlio era ancora lontano… e il Padre invece era già lì.
Il figlio se n’era fregato… e il Padre a perderci le notti.
Io gli ho girato le spalle… e i Suoi occhi a cercarmi nel buio della notte.
Il figlio ad invidiare le carrube dei maiali… e il Padre ad allevare il vitello per un sognato ritorno.
Il figlio che paga il sesso senza amore… e il Padre che immagina di gettargli le braccia al collo in una stretta d’amore vero.
Io che spesso mi siedo e mi arrendo… e il Padre che scruta l’orizzonte per vedermi camminare incontro a Lui.
Il figlio che pretende una parte d’eredità… e il Padre che sperava di dare tutto.
Il figlio che non si sente più figlio… e il Padre che con un bacio perdona e s’inventa la festa.
Io che ho sempre da dire e lamentarmi… e il Padre che legge il cuore di chi si converte e tenta il ritorno.
II figlio arrogante con i suoi quattro soldi… e il Padre commosso, ricco solamente d’amore.
Io che mi faccio le menate… e il Padre che da sempre ha un progetto per me.
Ecco, è fatto così il Dio che vuole essere amato più di tutto e di tutti, che vuole essere al centro del mio vivere.
È fatto così anche il Figlio, il Dio che si è fatto uno di noi. Questo Gesù non ha paura a stare con i peccatori, anzi, li cerca, li vuole perché sa la tristezza e la nostalgia che c’è nel loro cuore e non si può sempre aspettare e non si può piangere sempre un minuto dopo…
Gesù è venuto per salvare il mondo, e il suo stile è quello stesso del Padre.
Non potrò mai perdere la speranza ed il coraggio di riuscire a rimettermi in piedi.
Non potrò mai pensare che le mie “soste” siano senza rimedio… Basta un piccolo gesto del cuore e Lui è pronto ad un abbraccio che mi recupera e mi farà vivere, vivere a testa alta.
Basta un piccolo sguardo verso il cielo per vederlo già pronto all’abbraccio con me. Gesù è come suo Padre: non ci vuole perdere, mai! Devo riprendermi il mio ruolo di figlio e di fratello…
Loro ci saranno per sempre.
XXV DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 22.09.19- Lc 16, 1-13
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
“Non potete servire a Dio e a mammona”
La conclusione di Gesù è il massimo della confusione alla quale possiamo arrivare: mettere sullo stesso piano Dio e il denaro. Purtroppo è una confusione nella quale rischiamo davvero di convivere, soprattutto noi della “civiltà e della cultura occidentale”. Sì, perché nella nostra cultura e civiltà tutto rischia di essere condizionato e fondato sull’economia, sul denaro. Mi viene da pensare però che forse questa gran confusione poi non ci sia perché abbiamo già fatto una sintesi, una scelta, non a parole ma concretamente… e abbiamo scelto il denaro. E’ il dio della nostra cultura, è il “sistema di dominio” con il quale fare i conti e prenderne le distanze.
In nome di questo dio sta succedendo di tutto: guerre, mafia, terrorismo, traffici di droga e d’esseri umani, corruzioni, mani sporche e cuori anche peggio…Sono le conseguenze logiche e scontate di quella scelta di campo: il denaro che è un dio che non prevede molta solidarietà (…anche se potrebbe diventare una “scaltrezza” che potrebbe portarci a rivedere le nostre posizioni!), quello è un dio che non prevede onestà e trasparenza. E’ un dio che luccica ma che lascia te nel buio di una vita sempre da nascondere e da difendere con inferiate e telecamere.
Quello è un dio che ride, ma solo lui, perché te rimani nella paura e nella preoccupazione di perdere tutto e di ritrovarti senza più nessun dio…E’ un dio arrogante che rende tale anche te, ma solo con gli altri, perché dentro di te sai che se cambiasse la storia…
Il denaro è un dio totalmente diverso dal Padre di domenica scorsa e di sempre, dal Dio di Gesù Cristo, dal Padre che “crea per amore”, e solo Lui sa farlo, anche con te e con me.
Non si può servire a Dio e al denaro. Sono troppo diversi…non ci “azzeccano” niente, proprio niente.
Certo che il denaro ci occorre…ma se lo mettiamo al “primo posto” …?!
Devo fare una scelta. Tocca a me.
Buona vita e avanti tutta…con Lui al “centro”. Un grande abbraccio. Ciao
XXVI DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 29.09.19
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
In tanti hanno visto e sentito Lazzaro, il fratello di Marta e di Maria, l’amico di Gesù, in tanti lo hanno visto e sentito dopo che era uscito “risuscitato” dalla sua tomba.
– Eppure a Gerusalemme c’era una folla enorme ad urlargli contro: “Crocifiggilo!”.
In tanti erano andati al funerale del ragazzino di Nain e tutti piangevano con la mamma già vedova e sola, e hanno visto scendere il ragazzino dalla morte e riprendere a camminare la vita.
– Eppure c’era una gran folla a Gerusalemme che gli urlava contro: “Crocifiggilo!”.
In tanti c’erano nella casa del comandante dell’esercito romano prendere in giro Lui perché “Lui” sosteneva che la ragazza non era morta ma stava semplicemente “dormendo” e… tutti l’hanno vista “scendere” costringendoli ad interrompere i loro “recitati” lamenti di morte.
– Eppure c’è folla a Gerusalemme che gli urla contro: “Crocifiggilo!”.
Allora ha davvero ragione Lui: “ neanche se uno risuscitasse…”.
In tanti hanno visto Lui, il Signore Gesù, morire inchiodato sulla Croce e poi tirato giù per essere sepolto da Giuseppe D’Arimatea e poi ancora in tanti lo hanno visto risorto da quella morte che gli avevano urlato in faccia.
– Eppure i suoi amici si erano rinchiusi nel Cenacolo per paura e non ancora convinti. Ma per fortuna con loro c’era la Sua Mamma…e proprio Lei li ha aiutati a “ributtarsi” nelle loro vocazioni di testimoni…
Anche noi abbiamo Lei che Lui ci ha lasciato come Mamma,
…e abbiamo anche la sua Parola;
…e abbiamo anche l’Eucaristia; il segno della Sua presenza con noi.
…e abbiamo anche i Sacramenti.
“Ascoltiamo allora!”.
Il mondo non troverà la salvezza dentro miracoli clamorosi ma nel nostro semplice fidarci della sua Parola e nel provarci a metterla in pratica. Questo “è” e “sarà” il miracolo che ci salverà tutti e ci renderà felici: il coraggio di ascoltarlo, di seguirlo, di vivere le sue “regole”.
Dobbiamo riprenderci l’Eucaristia. E’ tempo di riprenderci la domenica, perché “senza la Domenica non possiamo vivere”, senza la sua Parola e il suo Pane che è il suo Corpo per noi, senza non possiamo vivere. Dai che è domenica, allora.
Sì, il giorno dell’incontro bello e caldo con il Signore Gesù.
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
XXVII DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 06.10.19- Lc 17, 5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!» Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: “Sii sradicato e trapiantato nel mare ” ed esso vi ascolterebbe».
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola? ” Non gli dirà piuttosto: “Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? ” Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. “»
«Quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili!»
«lo non prendo ordini da nessuno!» «Io non sono o faccio il servo di nessuno!»
L’ho sentito dire un sacco di volte e anch’io l’ho detto molte volte, però non ho scelte, non ci sono compromessi che tengano. Da sempre, il Padre, aveva dettato i suoi comandamenti, dieci ordini:
Ordini, non “belle intenzioni” o “inviti generici” ma Ordini.
E noi, sempre più intelligenti e liberi, a cavarcela con un’alzata di spalle… per poi obbedire, come “bischeri”, ad altri ordini e diventare servi di nuovi padroni…ma sembrava che fossero più adatti ai nostri tempi o, davvero, una nostra libera scelta e non l’ennesimo condizionamento di mode e di massa.
Gesù, il Figlio del Padre, ci ha comandato d’amare Dio, gli altri e noi stessi. Questo c’è stato ordinato! È questo che devo fare se voglio essere suo discepolo.
Noi, invece, no, noi a prendere altri ordini che hanno truccato con sconti, riduzioni, tassi agevolati, interessi zero, paghi due prendi tre, felicità a portata di mano, tranquillità sicura… ordini che ti chiudono su te stesso e che ti tengono in un recinto stretto e sotto controllo.
La cosa strana è che questi ordini li ascoltiamo e ne diventiamo anche dei servitori fedeli. Loro si, Lui no! Ma perché?
Forse perché ci manca quel granellino di senapa che ci permetta di rivoluzionare davvero il nostro modo di stare nella vita. «Aumenta la nostra fede» allora?
Per aumentare, però, occorre che ce ne sia almeno un granellino.
Quel granellino lo dobbiamo recuperare, quello di quando eravamo più piccoli e più semplici e Lui lo sentivamo come un amico bello e importante.
Quello che troppo in fretta abbiamo buttato via perché ci sentivamo oramai grandi e bulli.
Quel granellino che ci permetterà di capire e di accogliere la conclusione del suo discorso sui servi:
«Non vi chiamo più servi, ma amici».
Sentirsi inutili allora, inutili perché pienamente consapevoli che da soli non andiamo da nessuna parte.
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
XXVIII DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 13.10.19- Lc 17, 11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?” E gli disse: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”
E’ una grande scoperta capire che la fede è saper incontrarsi con il Signore Gesù e saper tornare da Lui. La fede è saper fare un passo indietro, dalle nostre presunzioni ed eccessive sicurezze, per dire “grazie” al Dio della vita e dell’Amore.
Stiamo perdendo il senso della riconoscenza, il saper, in altre parole, “riconoscere” le cose che ci accadono nella vita, il saper risalire alla “sorgente”, là dove nasce la “vita”.
Troppe volte diamo le cose per scontate, o che ci sono dovute perché ci siamo impegnati proprio sul serio, e fatto veramente anche tanta fatica. La differenza però fra chi sceglie di seguirlo e chi decide di “seguirsi” sta proprio nel saper ringraziare e nel saper fare un passo indietro, nel “riconoscere”.
E’ la condizione per sentirsi dire: “Alzati e va”.
Incontrarsi con il Signore Gesù non sarà mai un fermarsi sulle proprie posizioni, ma un continuo ripartire, Eucaristia dopo Eucaristia, preghiera dopo preghiera, grazie dopo grazie, e mai un ripartire a vanvera…tanto per andare da qualche parte!
Lui, infatti, questi momenti li vuole, li pretende, perché sono proprio quelli che ci regalano la nostra giusta dimensione e ci restituiscono veri ed umili alla vita, pronti a “giocarci” la nostra parte di “creature” impegnate a portare fino in fondo il suo progetto di salvezza. Il Suo di progetto, non quelli che ci inventiamo perché ci vanno comodi e ci fanno sentire “intelligenti” e “protagonisti”.
…La consapevolezza d’essere “creatura” e non “creatore”… siamo noi fatti a Sua immagine e somiglianza e non viceversa! questo è il passo indietro da fare !
La fede che ci è chiesta è come quella del Samaritano che si sente guarito e non si esalta…ma sa a chi dire: “grazie”.
Lui, Gesù, è il Dio che si è fatto persona per diventare mio compagno di viaggio e mio amico: riconoscere questo e viverlo in semplicità è la fede che mi farà stare con Lui e con Lui ripartire.
Continuerà sempre a dirmi: “Alzati e va!“…e allora non potrà mai essere il tempo dell’arrendersi o il tempo dello scoraggiamento perché quel “va“ non si conclude con “…e arrangiati!”…perché il Risorto sarà sempre sulla mia strada e toccherà solo a me decidere cosa fare.
Buona vita…ma davvero. Un forte abbraccio. Ciao
XXIX DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 20.10.19 – Lc 18, 1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.
Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Sono tentato di lasciarla lì così questa domanda. Lasciarla sospesa per aria e nella vita.
Non so rispondere e credo che non tocchi a me o a voi rispondere.
Sarà una verifica che farà il Figlio dell’Uomo quando verrà sulla terra. Sarà lo stesso Gesù di Nazaret a controllare.
A me, a noi tocca decidere se “avere fede“ o no, in altre parole se voglio o non voglio incontrarmi con Lui e seguirlo.
Non lo so se il Figlio dell’Uomo troverà la fede sulla terra quando verrà.
Vorrei tanto che se fosse adesso, mi trovasse sinceramente “schierato” dalla sua parte,
semplice testimone di Lui, amico vero e “servo inutile”…
L’unica inutilità che diventa paradossalmente “utile”…perché riempita di Lui: Parola e Pane.
Davvero non lo so se il Figlio dell’Uomo troverà la fede sulla terra quando verrà.
Vorrei tanto che se fosse adesso, trovasse almeno me, con i miei amici e le mie amiche, con la “fede” in Lui, il Signore Gesù.
Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao
XXX DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 27.10.19 – Lc 18, 9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
“O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Troppo facile adesso sentirci, tutti, dalla parte del pubblicano, anche perché Gesù ai farisei proprio non gliene lascia passare neppure mezza, ma Lui è così con quelli che si credono “padreterni”…e non lo sono per niente; e poi Lui, il Padre, lo conosce bene, non possono “spacciarsi” così spudoratamente!
Comunque anche a noi, alle volte, fa comodo sentirci pubblicani per poi comportarci come dei farisei.
Infatti, avanziamo diritti “perché io le mie tasse ed i miei sacrifici li ho fatti, e li faccio, vado a messa la domenica, rispetto i venerdì di quaresima, faccio qualche adorazione, recito il rosario…le mie “tasse” io le pago!”.
Fariseo, mi comporto come un fariseo, ma non come uno qualunque, no, ma come uno di quelli che non hanno capito niente, proprio niente. Sì, perché non ho ancora capito che quelle non sono e potranno mai essere “tasse”, ma momenti d’amore con il Signore Gesù per poi poter incontrare gli altri nella quotidianità dei momenti no e di quelli sì…e insieme riprendere il “cammino”.
“ Non voglio sacrifici e olocausti! “… “ Un cuore pulito è sacrificio a Dio! “.
Il Signore Gesù, insomma, non sa cosa farsene delle mie “tasse “, vuole, al contrario, il “sacrificio del cuore “. Amore, ecco cosa vuole. Vuole essere amato prima di tutti e prima di tutto per dare senso e giusta dimensione a tutto quello che “devo amare” e gli basta poco, veramente poco, per rimandarci nella vita puliti e contenti. Gli basta “l’amore”:
– l’amore che riconosce gli errori di scelte sbagliate;
– l’amore che sa chiedere scusa;
– l’amore che cerca il perdono;
– l’amore che vuole l’incontro con Lui perché sentiamo dentro una tremenda voglia di vivere…ma dalla sua parte.
Si parla di gesti e atteggiamenti concreti come quelli che fa il pubblicano nel suo domandare “pietà” e nel suo “battersi il petto”…
Attenzione, però, che non è più questione d’essere o di sentirsi pubblicani o farisei…ma solo figli del Padre e fratelli del Signore Gesù e comportarsi di conseguenza.
Lui è “già” sulla mia strada, è “già” in mezzo alla mia vita, ma io posso anche fare finta di niente o fare la parte di quello che ha ragioni da vendere quando basterebbe lasciarsi amare da questo Dio che mi vuole libero e contento.
Buona vita allora, ma davvero. Un grande e forte abbraccio. Ciao
TUTTI I SANTI – 01.11.19
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
– …“ Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate…”.
– Rileggiti bene le motivazioni di questa beatitudine. Fatto? No, e allora rileggile bene, ma davvero però.
OK. Non sembra anche a te che sia una cosa che non sta né in cielo né in terra?
Essere insultati, perseguitati e calunniati non è proprio il massimo, però non è questa la Beatitudine, perché se fosse solo così e basta, ci sarebbe da preoccuparsi e farsi un grosso esame di coscienza sul come ci comportiamo e sul come viviamo…perché gli insulti, le calunnie e la persecuzione me le sono magari “cercate”!
No, la Beatitudine (…il sentirsi felici, fortunati) invece è tutta dentro nel “ per causa mia “, vale a dire che l’essere trattati in un certo modo è legato al fatto di stare dalla sua parte e di vivere le sue regole. Adesso, forse, riusciamo a capire ancora meglio il discorso della “porta stretta” e della “divisione portata sulla terra”, e del “voltarsi indietro”…
Le motivazioni di questa Beatitudine ci costringono ad una scelta di campo che è quella di mettere Lui al primo posto. Non sarà facile perché trovarsi in mezzo “ ai lupi “ (…è sempre la sua Parola, pronunciata quando manda i suoi amici “in missione”…), trovarsi lì non sarà proprio semplice e la tentazione della “reazione dura” o “dell’arrendersi” è molto forte.
“Rallegratevi ed esultate” richiede una grande determinazione e un grande amore nella scelta di voler essere “testimoni” autentici del Signore Gesù.
Sceglierlo come “causa” del vivere mi costringe a pregare la sua Parola, a “mangiarla” perché diventi carne della mia carne, modo di pensare e quindi di esistere.
Spesso ci capita di dare “la colpa a qualcuno” per scaricarci dalle nostre responsabilità e cercare di salvarci da qualche guaio…
“per causa mia” invece è una conseguenza e una conclusione condivisa e voluta, è una motivazione che rimane in piedi anche quando i risultati non sono proprio così affascinanti, anzi!
Per essere così ci vuole un grande attaccamento a Lui e una grande “frequentazione” con Lui.
La Messa è il Sacramento che mi permette di ascoltarlo, di capirlo e quindi di viverlo…costi quello che costi. Buona vita a tutti. Un forte abbraccio. Ciao
XXXI DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 03.11.19 – Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Allora è da tanto che mi cerca! E’ bello sapere che esiste uno così, uno che ha questa passione.
Normalmente si cerca quello che è bello e buono, si cercano le persone “valide” e le situazioni positive e vantaggiose. E’ un po’ così in tutti i settori: dal mondo lavorativo a quello ecclesiale, dal mondo della scuola a quello dell’associazionismo, da quello della politica a quello dello sport…c’è bisogno di gente valida per portare avanti e fino in fondo i progetti che costano fantasia, fatica e denaro.
Credo che sia naturale e in qualche misura deve essere così.
Caso mai il problema nasce quando il “darsi da fare” si chiude su se stesso e i “progetti” diventano recinti invalicabili…della serie: prima viene il progetto, poi vengono le persone.
Il Cristo invece cerca quello che era perduto, cerca i peccatori e poi…il resto.
E quando li ha “recuperati”, con loro, proprio con loro, continua a cercare ciò che era perduto.
Il lavoro della Chiesa, di tutta la gente che “fa” la Chiesa dovrebbe essere questo!
Il mio vivere, lo stile del mio vivere dovrebbe essere questo.
In fondo, lo vivo sulla mia pelle questo continuo cercarmi di Gesù dentro alle mie comodità che uccidono la fantasia, dentro alle mie pigrizie che m’inchiodano in più o meno eleganti pub, dentro alle mie noie che hanno orami annebbiato anche il mio futuro. E come Lui continua a cercarmi, così anch’io dovrei darmi una mossa e mettermi “in strada”, rimettermi “in gioco”!
“ I peccatori “ non sono la spazzatura buona solo per l’inferno…no, sono persone con le quali il Cristo vuole mettersi a tavola. E’ per questo che non dobbiamo, e non possiamo, mai sentirci spazzatura, ma uomini e donne per le quali Lui ha dato la vita, per sempre, per salvarci da chi ci vorrebbe vedere nel suo di “inferno”
E’ tempo di tirar su la testa e di non avere paura di incontrarlo a casa propria…è cioè tempo di non far finta di nulla e di provare invece a lasciarci prendere un momento da Lui, provare a ripensarci e a farci qualche domanda, provare a riscoprire quello che la storia ci ha messo e ci mette sotto gli occhi…
Lui è sempre in giro…io devo lasciare l’afa della pianura e salire sulla pianta della vita per vedere di incontrarlo. Devo riprendere a vivere davvero.
Buona vita con un grande e forte abbraccio. Ciao
XXXII DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 10.11.19
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
“Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi…”
E’ davvero fondamentale l’affermazione di Gesù che difende la sua Risurrezione e, di conseguenza, il suo essersi fatto uomo e il suo morire sulla croce.
“Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi!”. Sì, perché questo è il senso del suo essersi fatto “presenza”: sconfiggere la morte in modo definitivo e darci la vita eterna. Questo è il senso del nostro “essere battezzati”: siamo gente strappata dalla morte e “inserita nella vite” che è il Cristo, inseriti nella sua Risurrezione.
Allora il problema rimane quello di provare a vivere “quest’esperienza” e questa “nuova dimensione” nel nostro tempo che è la vita, e noi lo facciamo seguendo le nostre inclinazioni e capacità, seguendo quello che a noi sembra giusto e bello fare, ma tutto e sempre nella fatica di provare a mettere in pratica le sue regole.
Infatti, “qui e adesso”, nei nostri anni, camminiamo nella concretezza della “terra” che ha bisogno di altrettanta concretezza nelle scelte, ma una volta superata la “frontiera” del tempo e una volta inseriti nell’Eterno…beh, lì saremo semplicemente e felicemente noi stessi, vivi, senza più bisogno di nessun supporto concreto.
Credo che si avvicini, anche se in modo assolutamente riduttivo e parziale, alla sensazione che uno ha dentro quando si sente in pace e tranquillo… Va bene così, stai bene così, non c’è bisogno di niente, sei vivo, ti senti vivo e vorresti che tutti fossero così.
Sei totalmente inserito nella “Vite” e questa è la situazione da tradurre già adesso sulla terra, perché già adesso Lui è il Dio dei vivi e non posso farmi schiacciare dalla “terra e dal “nulla”.
Adesso devo essere “vivo”.
Adesso, mentre ho ancora bisogno di un sacco di aiuti.
Adesso, mentre faccio l’esperienza concreta della vita qui.
Devo provare a tradurla qui ed ora, nel mio pezzo di storia…perché già da adesso Lui è il Dio dei vivi.
Buona vita… con Lui al centro. Un grande abbraccio. Ciao
XXXIII DOMENICA DEL T. ORDINARIO- 17.11.19- Lc 21, 5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
“ Guardate di non lasciarvi ingannare…”.
Siamo oramai alla fine di un anno passato con Lui. Abbiamo sentito una marea di sue “provocazioni” e forse qualche volta abbiamo anche tentato di far finta di non capire.
Può essere capitato di aver “deviato” dalle sue regole e di averne scelte altre che ci sembravano più comode, più alla nostra portata.
Durante quest’anno passato con il Signore Gesù, certamente abbiamo sentito altri “profeti” che ci volevano convincere ad incamminarci sulle loro “strade”…Sono davvero tanti, infatti, e sono anche insistenti quelli che ci vogliono convincere: li trovi in un bar e li trovi nella scuola, così come li trovi in TV e nella politica e nelle piazze e nel tuo tempo libero…
– Il Signore Gesù non ha mai indietreggiato di un passo e non è mai sceso a compromessi di nessun tipo, mai! Anzi, rilancia, ricordandoci ancora una volta che il rischio di essere “perseguitati” ed “insultati” non è solo un’ipotesi!
– Gli altri “profeti” invece hanno giocato e giocano a fare i simpatici, a venirci incontro con compromessi imbarazzanti. Le possibilità quindi di essere ingannati sono davvero elevate perché questi “signori” sanno far leva sulle nostre delusioni e paure, così come sui nostri entusiasmi e sogni… ci conoscono bene!
“Guardate di non lasciarvi ingannare…”
Lui lo sapeva che poteva e può finire così perché anche Lui lo aveva provato sulla sua pelle quando il “diavolo lo tenta” nel deserto! Non è una novità insomma che il “nemico” non si accontenti di qualche avanzo…no, il “male” ha una fame spaventosa che però sa truccare di grandi ideali e di grandi ragionamenti?!
E allora Lui, Gesù di Nazareth. ci mette in guardia: “Guardatevi…”, ma ce lo dice senza praticare nessuno sconto, di nessun tipo.
Il Signore Gesù, da Betlemme al Calvario di Gerusalemme fino alla sua Risurrezione ci ha sempre detto che seguirlo sarebbe stata dura perchè la “porta sarebbe stata stretta”.
E ancora adesso mi ricorda che però la sua sarà l’unica strada che ci porterà alla salvezza totale.
Buona vita con Lui che è sempre con noi. Un abbraccio forte. Ciao
SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO- 24.11.19 – Lc 23, 35-43
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
“…ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”